“Farò il possibile per seguire le indicazioni dei cittadini”: Meloni sbaraglia la sinistra da Vespa

Ieri il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha trattato tutti i temi di maggiore attualità, intervenendo a Cinque Minuti e poi a Porta a Porta, condotti da Bruno Vespa. L’apertura non poteva essere dedicata alla vittoria del centrodestra in Liguria: sul tema, la premier ha ringraziato “Marco Bucci per aver accettato questa sfida, non è stata per lui una scelta facile, è stata una scelta premiata, penso che sarà uno straordinario presidente di regione come è stato uno straordinario sindaco”. Se è stata una vittoria locale o nazionale, Meloni dice di non saper rispondere, ma a farlo, ha detto, “mi pare che sia più brava l’opposizione perché loro, se vincono, era un test nazionale e, se perdono, è un test locale”. In ogni caso, si tratta dell’undicesima vittoria alle Regionali dal settembre 2022, a cui va ad aggiungersi la vittoria delle europee: “Se volessimo un test nazionale, se volessimo avere un’idea di dov’è la maggioranza degli italiani, penso che un’idea ce la siamo fatta”.

Poi si è passati alla questione del dossieraggio: “lo penso che in questa nazione esista ormai un mercato delle informazioni, cioè come accadeva che si entrasse nelle case delle persone per rubare dei gioielli che poi venivano venduti al ricettatore, riciclati, oggi accade con le informazioni, si entrano alle banche i dati, si rubano informazioni sensibili, si vendono sul mercato”. Dure le parole della premier: “Penso che bisogna mettere fine a questo schifo”. Per Meloni, la cosa più grave è “l’infedeltà dei funzionari”, nel senso che “le nostre banche date non vengono violate da degli estranei, ci sono funzionari dello Stato italiano che dovrebbero proteggere quelle banche dati e che usano il loro potere per fare altro con le informazioni contenute in quelle banche dati. E su questo bisogna essere implacabili”.

Immigrazione e accordo con l’Albania

Ancora molte le notizie trattate. Quella ad esempio del tribunale di Bologna, che ha rinviato alla Corte di Giustizia Europea il decreto del Governo sui Paesi sicuri, argomentando che “paradossalmente” anche la Germania nazista potrebbe essere definita sicura secondo gli attuali standard. “Argomentazioni – per la premier – più vicine a un volantino propagandistico che a un atto di Tribunale. Perché l’argomento della Germania nazista è un argomento molto efficace sul piano della propaganda, sul piano giuridico è un po’ più debole. Nel senso che lei ricorderà che qualche giorno fa c’è stato un surreale pronunciamento del Consiglio d’Europa che diceva che in Italia la polizia è razzista. Quindi se esistessero dei giudici come quelli del Tribunale di Bologna da qualche altra parte potrebbero tranquillamente sostenere che l’Italia non è un Paese sicuro l’Italia di oggi, no? Per carità…”. E poi con ironia il commento: “Se continuiamo così sarò io a dire che gli immigrati qui non possono sbarcare, i migrati irregolari non possono sbarcare perché l’Italia non è un Paese sicuro, seguendo questi ragionamenti”. Ad essere errato è proprio il ragionamento di fondo: “Quando si dice che un Paese come il Bangladesh non è un Paese sicuro perché per alcune categorie potrebbero non essere un Paese sicuro, noi parliamo di circa 180 milioni di abitanti ai quali noi stiamo dicendo “venite in Italia perché nessuno potrà mai rimpatriarvi”. Quando diciamo che l’Egitto non è un Paese sicuro parliamo di 104 milioni di abitanti, sono 280 milioni di persone alle quali potenzialmente noi stiamo dicendo “venite tranquillamente in Italia”. Chi lo regge l’impatto di questa roba qui, se vogliamo parlare di stato di diritto? Quale governo è in grado di garantire sicurezza, legalità, tenuta dei conti sociali con queste regole?”. Domande inevase.

Meloni è tornata anche a sottolineare l’atteggiamento anti-italiano della sinistra italiana, che ha chiesto una procedura d’infrazione in Europa contro l’Italia stessa sull’accordo con l’Albania, una legge votata dal Parlamento Italiano quindi in pratica chiedono di punire gli italiani, non il governo”. E se l’Europa accettasse? “Se ti condannano, diciamo così, tu devi pagare anche milioni di euro al giorno. Quindi che cosa sta chiedendo il Partito Democratico? Sta chiedendo di punire gli italiani perché non hanno votato per loro”. Un’aggressività sull’accordo in Albania e in generale sull’immigrazione che Meloni spiega con i risultati ottenuti dal suo governo: “Gli sbarchi sono diminuiti di oltre il 60% perché i rimpatri sono aumentati di oltre il 30% rispetto al governo precedente perché noi, lavorando tantissimo e con una strategia molto complessa, stiamo dimostrando che in qualche maniera ci si può mettere un freno”. E promette di non fermarsi: “Farò tutto quello che devo fare per seguire le indicazioni che mi sono arrivate” dagli italiani dietro le urne. La ferocia con cui la sinistra inveisce contro l’accordo con l’Albania, invece, si ha perché “tutti capiscono che è una chiave di volta nella gestione dei flussi di immigrati irregolari”, in quanto “se tu migrante irregolare, che paghi gli scafisti e arrivi in Italia ma tendenzialmente vuoi andare in Germania, ti ritrovi fuori dai confini europei, questo è il più grande deterrente” che si possa mettere in campo. Si spiegano così anche le minacce di morte degli scafisti verso la premier: “Ho sicuramente molti nemici rispetto a questo protocollo, ma mi pare che ci siano anche tanti amici, tante persone pragmatiche che capiscono che può diventare un modo serio di affrontare la questione dei flussi migratori rispettando il diritto internazionale, ma diciamo creando problemi seri alle reti di trafficanti che intanto stanno facendo i soldi a palate”.

Serve al contrario migliorare i sistemi di immigrazione legale: “ci siamo accorti di una cosa della quale curiosamente non si era accorto nessuno e cioè che i decreti flussi per la migrazione legale venivano utilizzati dalla criminalità organizzata come ulteriore canale di migrazione illegale”. Quindi l’azione: “Ho presentato un esposto alla Procura nazionale antimafia, la magistratura ha cominciato a lavorare e noi abbiamo fatto una serie di modifiche dei meccanismi di funzionamento dei decreti flussi e della legge Bossi-Fini che consentono di frenare questo tentativo della criminalità organizzata di infiltrarsi”.

La crescita economica

L’Italia cresce economicamente. Mattarella rivendica i risultati italiani bacchettando le agenzie di rating ancora troppo restie, ma al contempo i sindacati annunciano lo sciopero: “Insomma, c’è un piccolissimo pregiudizio da porte della Cgil e della Uil, tra l’altro con uno sciopero generale convocato qualche giorno prima di incontrare il governo sulla manovra finanziaria”. Ciò, malgrado siano i risultati attesi dalle stesse sigle sindacali: “Volevano, giustamente, la diminuzione del precariato, il precariato in Italia è diminuito. Volevano l’aumento dei salari, abbiamo fatto il cuneo, abbiamo messo più soldi sui salari, soprattutto su quelli medio bassi. Volevano l’aumento dell’occupazione, è aumentata l’occupazione. Volevano l’aumento dell’occupazione femminile, è aumentata l’occupazione femminile. Volevano più soldi sulla sanità, abbiamo messo più soldi sulla sanità. Volevano addirittura che pagassimo i provvedimenti della manovra di bilancio prendendoli dalle banche, e prendiamo 3,6 miliardi dalle banche. Nonostante questo confermano uno sciopero generale: direi che insomma, ecco, non stiamo molto nel merito, stiamo più su un approccio così…”. Ma come combattere la povertà? “Sicuramente non per decreto, come ci dicevano che avevano fatto governi precedenti al nostro. La povertà non si abbatte per decreto: l’unico modo di combattere la povertà è creare lavoro; l’unico modo di creare lavoro è rimettere in moto l’economia. Ed è esattamente quello che noi stiamo facendo”. Oggi, infatti, “abbiamo un’Italia che, invece, viene preso a modello su buona parte della stampa internazionale per essere riuscito in un momento difficilissimo dell’economia mondiale della situazione internazionale a invertire totalmente la tendenza per cui noi cresciamo più della Francia e della Germania, cresciamo più dei livelli precrisi 2008. Abbiamo lo spread che è sceso di 100 punti dal nostro insediamento le agenzie di rating per la prima volta due agenzie di rating hanno rivisto in positivo le stime sull’Italia dal 1989 questa cosa è accaduta tre volte in Italia. Dopodiché c’è un’attenzione sulla nostra economia, che secondo me è il dato più interessante di tutti: qualche giorno fa noi abbiamo messo sul mercato 13 miliardi di titoli di Stato italiani e sono arrivate richieste per oltre 200 miliardi di euro”. In più, “c’è anche una politica di bilancio che ci viene riconosciuta seria cioè noi non gettiamo soldi dalla finestra e non facciamo debito pubblico per gettare i soldi dalla finestra come spesso è stato fatto”. Ma non è tutto: “Bisogna continuare a lavorare anche sulla possibilità di creare nuova occupazione, c’è tanta gente che sta male anche perché è difficile trovare incrocio tra domande e offerta di lavoro, altra cosa sulla quale ha lavorato questo governo”. La scelta è stata quella di puntare sul lavoro, da incoraggiare con gli incentivi, come la super-deduzione al 120%, eliminando l’assistenzialismo e stremo del Reddito di Cittadinanza: “quando si parlava di togliere il reddito di cittadinanza per chi era in condizioni di lavorare io ricordo chi dall’opposizione diceva, porteremo milioni di persone in piazza, sarà una rivoluzione. No, molte di quelle persone hanno avuto un’occasione, hanno trovato lavoro e chiaramente oggi davvero possono migliorare la loro condizione”.

Sulla sanità il lavoro è stato intenso: “Nel 2019, prima del Covid, quindi situazione come quella che abbiamo noi adesso, c’erano 114,5 miliardi di euro. Quanti soldi ci saranno sul fondo sanitario nazionale nel 2025: 136,5 miliardi di euro”. Si lavora anche per ridurre l’annoso problema delle liste d’attesa: “Noi abbiamo detto che quando il medico ti fa una prescrizione, deve anche indicare il tempo massimo in cui quel controllo deve essere fatto; la Regione non può violare quella prescrizione. Per mantenere quella tempistica, si può ricorrere anche al privato convenzionato all’intramoenia”, ma inserendo anche “un limite ai medici che lavorano in intramoenia”. Un problema per il quale “abbiamo chiesto più responsabilità anche ai cittadini, perché se tu prenoti una visita e non ti presenti, anche quello è un problema se non disdici”.

Fitto in Ue, premierato, elezioni Usa, Stellantis

Ma è cambiata la considerazione italiana all’estero. Una riprova è la nomina di Fitto a vicepresidente esecutivo della Commissione Ue: “Io l’ho detto in tempi non sospetti che in questa legislatura noi avremmo visto una tendenza a spostarsi verso un approccio più realistico rispetto a certi deliri ideologici che abbiamo visto nel passato, ma banalmente perché la storia nella quale ci troviamo impone di fare scelte realistiche”. Meloni ha sottolineato il paradosso che, sul tema, viene fuori dalle file della sinistra europea: “I socialisti dicono che non bisogna votare Fitto perché l’Italia ha preso troppo e il PD dice che l’Italia ha preso poco. Non lo so, almeno fra di loro si potrebbero mettere d’accordo”. Ma il portafoglio che si troverà a gestire Fitto, le sue deleghe e le materie di pertinenza dicono tutt’altro: “Ora, come si faccia a dire che Fitto non ha una delega importante, per me, insomma, francamente è abbastanza curioso, però capisco che…”.

Sui referendum, poi, Meloni è stata chiara: “Siamo pronti sempre per il voto dei cittadini, siamo pronti per tutti i referendum”, anche per il premierato. “io davvero sono convinta che sia la madre di tutte le riforme. non è una riforma che sto facendo per me, perché questo è un governo stabile. La domanda che io continuo a farmi è ‘ma se io non approfitto di avere questa occasione per cambiare davvero quello che in questa nazione non funziona, che ci sto a fare?’”.

Sulle elezioni americane, Meloni è chiara: indistintamente da chi vincerà, “I rapporti tra Italia e Stati Uniti non cambieranno, come non sono mai cambiati con il mutare dei governi. E infine sul rifiuto di John Elkann di essere audito in Parlamento, ha detto: “Noi i tavoli con Stellantis li abbiamo fatti” ma non hanno portato a risultati perché “quando si fa un accordo di sviluppo, lo Stato italiano mette delle risorse e a fronte di questo contributo pubblico si proponevano dei piani industriali che diminuivano l’occupazione. Ora lei mi dica – ha detto a Vespa – qual è un accordo di sviluppo in forza del quale diminuisce l’occupazione. E quindi io ho detto ‘questo non si può fare’”. “Ciò non toglie che sarebbe stato più che sensato – ha concluso Meloni – andare in Parlamento ad ascoltare che cosa il Parlamento della Repubblica Italiana, Nazione che a quella che oggi è Stellantis ha dato moltissimo, avesse da dire all’azienda”.

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