Buona Pasqua poveracci!

È una Pasqua dal gusto decisamente amaro quella del “buon” Fabio Fazio. La glassa rassicurante e amena di cui si ammanta lo storico conduttore di Che tempo che fa si è sciolta come neve al sole, portando in superfice l’ennesimo imbarazzante caso di radicalchicchismo.

Il racconto dell’accaduto l’abbiamo potuto leggere sulle colonne del quotidiano La Verità. Sappiamo che, all’esito di una ispezione, l’azienda dolciaria di cui il conduttore e consorte, all’epoca dei fatti, ovvero a febbraio scorso, erano rispettivamente presidente e amministratore delegato, è stata sanzionata dai carabinieri per aver utilizzato materie prime diverse da quelle indicate in etichetta. Da qui, il sequestro di ingenti quantità di cioccolato e praline e la notifica di sanzioni amministrative per 100mila euro che la società di Fazio ha dovuto saldare, ottenendo uno sconto del 30 per cento per aver pagato entro cinque giorni.

La vicenda rivela almeno un paio di cose su cui vale la pena soffermarsi. La scarsità di correttezza e trasparenza è, sicuramente, la più ovvia. Riguarda la comunicazione commerciale, ma getta inevitabilmente ombra anche sul resto. Ossia viene da domandarsi se il Fazio giornalista comunichi ai telespettatori con la stessa sincerità con cui il Fazio imprenditore si rivolge ai consumatori. Domanda che a qualcuno potrebbe sembrare retorica, considerato l’orientamento marcatamente di parte della sua trasmissione. Salvo però dilungarsi in sermoni sull’importanza di una informazione plurale e trasparente.

Sermoni da paladino dei ceti popolari, dei deboli e degli oppressi, dei migranti e dei descamisados che all’ombra dei riflettori coltiva ambizioni da piccolo tycoon delle uova di Pasqua. Uova che nessuna delle suddette categorie avrà mai l’opportunità di mangiare, costando quelle base dai 58 ai 98 euro l’una e quelle più pregiate addirittura 340 euro a pezzo: quasi un reddito di cittadinanza. Prezzi non proprio popolari né equi e solidali. Ed è questo l’aspetto che più fa strabuzzare gli occhi. Come Superman e Clark Kent, Fazio sa cambiarsi d’abito con sconvolgente disinvoltura, alternando alle umili vesti del samaritano scalzo quelle dell’imprenditore dei vip. Gli unici a poter sborsare simili somme per le sue uova d’oro.

“Dopo la Ferragni, un altro beccato con le mani nella cioccolata”, annota Luigi Mascheroni su Il Giornale, con la sua penna incisiva e canzonatoria. Precedente illustre, non c’è che dire, ma non è certo l’unico. Basta cambiare settore merceologico per incontrare stupefacenti casi di sinistra incoerenza: dalla Tesla dei compagni Fratoianni e Piccolotti “pagata solo 47mila euro” al famoso “diritto all’eleganza” teorizzato dall’onorevole con gli stivali Soumahoro, le cronache di questi tempi insegnano che la pretesa superiorità morale di una certa parte politica è solo una etichetta ingannevole.

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