Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari torna sul tema della mancata partecipazione italiana al mini-summit di Tirana tra Macron, Starmer, Tusk, Zelensky – un formato ristretto della cosiddetta coalizione dei volenterosi – e lo fa con parole durissime: un’operazione divisiva e utile solo a chi cerca visibilità personale.
“L’Italia ha sempre partecipato alle riunioni dei volenterosi, circa una trentina di Paesi, mantenendo la sua posizione contraria all’invio di truppe in Ucraina. Ma non si capisce bene cosa sia questo cosiddetto ‘format ristretto dei volenterosi’ e quale sia la sua utilità, al netto di un po’ di forzata visibilità per qualcuno”.
Un format che divide, non che unisce
Fazzolari ribadisce il punto centrale della linea italiana: la forza dell’Occidente è sempre stata la sua compattezza, e operazioni diplomatiche a geometria variabile possono solo minarla.
“Non vedo a chi possa giovare un format che si autodefinisce di volenterosi e che pertanto, per esclusione, dichiara ‘meno volenterosi’ la Commissione europea e Stati molto impegnati come Danimarca, Svezia, Olanda, Repubblica Ceca, Canada eccetera eccetera”.
Il messaggio è chiaro: creare cerchi ristretti tra “grandi” e “piccoli” mina la legittimità collettiva della risposta occidentale e l’autorevolezza delle istituzioni multilaterali.
Il vero rischio: frammentare l’Occidente
Il sottosegretario va oltre la polemica con Macron e tocca un punto di equilibrio geopolitico fondamentale:
“Qual è il senso e l’utilità di un format come quello che indebolisce l’Unione europea e mina l’unità occidentale?”.
Secondo Palazzo Chigi, creare “tavoli a parte” genera confusione e insinua un’idea di gerarchia tra Paesi, quando invece servirebbe una risposta compatta e multilaterale, fondata su rispetto, consultazione e coerenza.
Una strategia italiana chiara e continua
Dichiarazioni che si aggiungono a quelle già rilasciate da Fazzolari nelle ultime 48 ore:
- sostegno all’Ucraina senza invio di truppe;
- proposta di garanzie postbelliche sul modello art. 5 NATO, ma senza adesione formale di Kiev;
- rifiuto dell’attivismo confuso e personalistico promosso da alcuni leader europei.
Il governo italiano riafferma così la propria autonomia strategica, basata su serietà diplomatica, responsabilità internazionale e tutela dell’interesse nazionale.
Niente passerelle, sì alla compattezza
Mentre alcuni governi si rincorrono per farsi vedere a fianco di Zelensky — magari “per una foto”, come ha detto Giorgia Meloni — l’Italia punta alla sostanza: coerenza con gli alleati, ma no a provocazioni e avventurismi che rischiano di trascinare l’Europa in uno scontro diretto.
Il messaggio di Fazzolari è anche un invito a rifondare la diplomazia occidentale sulla collegialità, non sulle scorciatoie mediatiche. E in questo, la postura dell’Italia si distingue per rigore e visione di lungo periodo.