Non è una crociata contro la fede, ma una difesa della legge e della libertà. È così che Fratelli d’Italia presenta la sua nuova proposta di legge contro il fondamentalismo religioso e il separatismo culturale, una normativa che punta a colpire pratiche e reti parallele che si sottraggono all’ordinamento italiano.
L’obiettivo, spiegano i promotori, è chiaro: riportare ogni culto dentro le regole dello Stato, garantendo trasparenza nei finanziamenti, rispetto dell’uguaglianza tra uomo e donna e tutela della sicurezza pubblica.
L’origine: il separatismo religioso come rischio sistemico:
Da Monfalcone alle periferie milanesi, passando per Bologna e Reggio Emilia, l’Italia ha conosciuto negli ultimi anni casi sempre più frequenti di comunità che vivono in un regime normativo parallelo: luoghi di culto non registrati, matrimoni combinati, imposizione del velo integrale anche alle adolescenti.
È da questo contesto che nasce il testo depositato da Fratelli d’Italia. Una risposta politica e giuridica a un fenomeno che in Europa è già stato affrontato — e riconosciuto legittimo — in Francia, Belgio e Austria.
Il riferimento più vicino è la legge francese del 2021 contro il “separatismo religioso”, che ha introdotto la neutralità del servizio pubblico, la tracciabilità dei fondi e l’obbligo di formazione per gli imam. La Corte europea dei diritti dell’uomo, con la sentenza Belkacemi e Oussar vs Belgio del 2017, ha del resto ribadito che vietare il velo integrale per “proteggere il vivere insieme” non viola la libertà religiosa.
Cinque pilastri: trasparenza, sicurezza, uguaglianza
Il testo FdI si articola in cinque punti principali, ciascuno legato a un nodo concreto di sicurezza e convivenza civile.
1. Tracciabilità dei fondi e stop ai finanziamenti esteri opachi.
Ogni organizzazione religiosa dovrà dichiarare la provenienza dei fondi, specialmente se provenienti da Stati o enti che non rispettano i principi di libertà religiosa e parità di genere. Il Ministero dell’Interno diventa il perno dei controlli.
2. Edifici di culto sotto vigilanza.
Saranno vietati contributi o donazioni destinate alla costruzione di luoghi di culto da parte di soggetti pericolosi per l’ordine pubblico. Un argine contro la proliferazione di “moschee mascherate” da centri culturali.
3. Matrimonio forzato e “certificati di verginità”: reati autonomi.
Le pene per chi costringe o induce al matrimonio saranno aggravate, con specifiche tutele per le minori.
Diventa reato anche il rilascio o l’effettuazione di esami e certificati di verginità, salvo motivi medici accertati. Una misura che tutela la dignità femminile e colpisce pratiche umilianti spesso imposte da clan o autorità religiose.
4. Poteri al Prefetto e nuove sanzioni penali.
L’articolo 604-bis del Codice Penale (propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione) verrà esteso anche alle idee fondate sulla superiorità religiosa.
Il Prefetto potrà disporre la chiusura temporanea dei luoghi di culto dove si tengono predicazioni d’odio o si promuovono pratiche contrarie alla legge.
5. Divieto di indumenti che coprono il volto.
Viene introdotto un divieto generale di travisamento per motivi religiosi nei luoghi pubblici, uffici, scuole e università. Le sanzioni vanno da 300 a 3.000 euro. L’intento è evitare situazioni in cui la sicurezza e la parità di trattamento vengano compromesse dal completo occultamento del volto.
Un equilibrio tra libertà e responsabilità
FdI rivendica una linea di realismo occidentale: nessun pregiudizio verso le fedi, ma il rifiuto di qualunque dottrina che si traduca in separazione etnica, culturale o giuridica.
«L’Italia è uno Stato laico, non uno Stato neutro — ricordano i promotori —. La libertà religiosa è garantita, ma non può essere usata come scudo per violare la dignità umana o per sfuggire alle leggi comuni.»
Nel mirino ci sono pratiche tribali e patriarcali che nulla hanno a che fare con la spiritualità: matrimoni forzati, imposizioni sul corpo femminile, educazione separata per sesso, finanziamenti da governi che non riconoscono i diritti fondamentali.
L’Europa come precedente e come monito
La Francia è il modello, ma anche l’avvertimento.
Parigi ha adottato la legge sul separatismo dopo decine di episodi di radicalizzazione, culminati nell’assassinio del professore Samuel Paty nel 2020.
Belgio e Austria avevano già vietato il velo integrale, e la Corte europea ha confermato la legittimità della misura.
L’Italia, spiegano in Fratelli d’Italia, non deve arrivare dopo l’emergenza, ma intervenire prima che si creino “zone franche” dove lo Stato arretra e altri codici prendono il sopravvento.
Non una guerra di civiltà, ma una difesa della civiltà
Il filo conduttore del provvedimento è chiaro: nessuna fede può sostituirsi alla legge, e nessuna comunità può vivere fuori dalla comunità nazionale.
La proposta si colloca nella più ampia strategia di FdI per la sicurezza integrata, che unisce contrasto all’estremismo, tutela della donna e riaffermazione dei principi costituzionali.
È un messaggio politico e culturale insieme: la libertà religiosa resta un diritto, ma non può diventare un privilegio per sottrarsi alla legge.
Box dati
– Numero articoli: 5
– Sanzioni: da 300 a 3.000 € per il divieto di indumenti che coprono il volto
– Autorità competenti: Ministero dell’Interno e Prefetto
– Pene aggravate: per induzione al matrimonio forzato, nuove fattispecie su “certificati di verginità”
– Modifiche al Codice Penale: estensione art. 604-bis a motivi religiosi
– Riferimenti europei: Francia (2021), Belgio e Austria (divieti di travisamento), Cedu 2017 (Belkacemi e Oussar c. Belgio)
In sintesi
FdI porta in Parlamento una legge che tocca un nervo scoperto dell’Occidente: la difficoltà di difendere la libertà senza cedere all’anarchia culturale.
Non è uno scontro tra civiltà, ma un atto di civiltà: riaffermare che in Italia la legge vale per tutti, senza eccezioni etniche, religiose o ideologiche.