È con preoccupazione che assistiamo alle indiscrezioni circa la difficoltà per la Sardegna di tornare zona bianca. Il tessuto sociale della nostra regione sta soffrendo e giocare con i “colori” non è più tollerabile.
Nelle ultime settimane sono aumentate i numeri di tamponi effettuati grazie alla campagna capillare di screening “Sardi e Sicuri”.
L’elevata partecipazione ha permesso di riscontrare casi di persone con positività al COVID.
Considerata la buona riuscita dell’evento, non possiamo però non evidenziare le contraddizioni del sistema di calcolo.
Infatti, è palese che i numeri da zona bianca non sono ripetibili se vengono previste decine di migliaia di tamponi, ponendo l’accento sui numeri assoluti e non su quelli percentuali.
La soglia per rimanere in zona bianca è 50 casi ogni 250mila abitanti. Non è nemmeno corretto che l’informazione regionale ponga le sue attenzioni sui comportamenti, come se l’aumento dei casi sia improvviso e non, in realtà, reso pubblico dall’enorme campagna di screening.
L’indicatore, come dichiarato anche dal direttore sanitario del presidio ospedaliero unico Santissima Trinità, Marino, Binaghi, San Giuseppe e San Marcellino, è discutibile perché rappresenta una probabilità, mentre i dati reali sono confortanti. Secondo il direttore, dati alla mano, le terapie intensive non sono in crisi e nemmeno quelle semintensive.
Evidenziamo, tra l’altro, che il numero di falsi positivi è notevole; c’è il rischio che anche i dati siano non veritieri, con un doppio conteggio dei positivi. Negli scorsi giorni, inoltre, il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia ha presentato una mozione per rivedere il sistema.
Chiediamo che siano apposti dei correttivi al sistema di calcolo, in caso contrario saremo costretti a definire controproducente, dati alla mano, la campagna di screening effettuata nelle scorse settimane e che continuerà su altri territori nelle prossime settimane. Abbiamo il buon senso di analizzare tutti gli aspetti volta per volta, e se mai ci dovessimo accorgere della necessità di correggere alcune storture è compito della politica, anche per tramite dei suoi organi, sollevare le questioni specifiche.
In conclusione, è doveroso sottolineare il ritardo delle vaccinazioni, con tanti over 80 ancora non vaccinati. Le zone più periferiche del territorio soffrono il mancato coinvolgimento e temono che il turno, per molti anziani, slitti ad aprile. Intendiamo evidenziare gli errori commessi per evitare che questi si ripetano nelle prossime settimane. Non si è palesemente in grado di procedere con una vaccinazione massiva, mentre si sarebbe già dovuto procedere con una rete di strutture pronte ad accogliere medici, volontari e cittadini per tutto l’arco della giornata. È anche grave che, a un anno dall’inizio della crisi pandemica, ci siano carenze di personale, come dichiarato dall’ATS, che non permettono di effettuare una campagna di vaccinazione capillare sul territorio.
Ci facciamo portavoce delle preoccupazioni dei sindaci e degli amministratori locali, con l’auspicio che si diano al più presto risposte e ci sia una sterzata decisa.
L’Esecutivo provinciale di Fratelli d’Italia