«Ora occorre investire nel dialogo con i Tories, anche se il Regno Unito è fuori dall’Ue, e con il Ppe, per costruire in Europa il modello italiano di un centro alleato con la destra e ribaltare l’asse culturale del continente. Costruire la rete per non farsi sottomettere dai gruppi editoriali e dalla magistratura come capita dal 1994 a oggi».
È quanto ha dichiarato il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia in un’intervista rilasciata al Giornale.
«Giorgia Meloni può essere l’Aznar italiana, mantenere le sue radici di destra ma essere capo di un nuovo “partito-nazione”, il partito degli italiani. Penso che FdI debba parlare alla maggioranza degli elettori e non solo a quelli più rumorosi, forte dell’unica leadership credibile nel panorama politico». E sulla fiamma precisa: «Ne avrei fatto a meno perché la mia idea era di allargare la nostra proposta anche a chi non proveniva da destra. Ma fummo indotti a recuperarla da alcune manovre di ex colonnelli di An. La discussione è sempre aperta”.
Sul rischio che Fdi, un po’ come il Pci nella Prima Repubblica, arrivi al 30% restando fuori dai giochi, Rampelli osserva «Quel sistema di cui il Pd è il braccio armato lo vorrebbe, ma non cadremo nella trappola. All’Italia serve una democrazia vera, che non ha saputo conquistarsi». La medicina di Rampelli è la riforma presidenziale. Sul tavolo delle priorità può spuntare altro: la legge elettorale. Il deputato lo sa e torna a tracciare la via maestra. “Fuori dal perimetro dell’alleanza tra popolari e conservatori c’è un potenziale taglia-fuori che ci riporterebbe alla prima Repubblica e ucciderebbe la democrazia dell’alternanza”.