“Dal latte materno veniamo” ha finalmente trovato dimora, accolta da Palazzo Madama, dal Senato, su volontà del suo presidente Ignazio La Russa. La statua è stata presentata ieri mattina, in vista della Festa della mamma che cadrà domenica prossima. Tante e inutili polemiche hanno accompagnato le ultime notizie intorno alla scultura, che nelle scorse settimane aveva ricevuto il parere negativo in merito alla sua collocazione pubblica in piazza Duse, a Milano. Una scelta voluta dalla Commissione del Comune nominata dal sindaco Beppe Sala. La motivazione? Per la Commissione, l’opera esalterebbe valori “certamente rispettabili ma non universalmente condivisibili da tutte le cittadine e i cittadini, tali da scoraggiarne l’inserimento nello spazio pubblico”. La colpa? Trattare temi “con delle sfumature squisitamente religiose”.
Ma la statua, realizzata dalle mani dell’artista Vera Omodeo, non raffigura altro che una madre che allatta al seno il proprio neonato. Un gesto semplice, quotidiano, che appartiene a tutti noi, avulso da qualsiasi possibile lettura religiosa (non che sia un crimine) e che sottolinea quel mistero tutto umano e animale del processo che ci rende viventi: l’amore innato di una madre, la prosecuzione istintiva della vita. Sala aveva anche promesso il pugno duro, ma ha dovuto cedere alle derive woke a cui la Commissione da lui stesso nominata ha aderito profondamente. La scultura ha trovato per fortuna riparo all’interno del Senato, grazie all’intervento del presidente La Russa, che durante la presentazione della statua ha sottolineato i valori ampiamente positivi che rappresenta: “Questa statua – ha detto – porta un messaggio di pace. Ha avuto un po’ di traversie ma abbiamo chiesto la disponibilità di esporre qui al Senato quest’opera perché domani cade la Festa della mamma. Un omaggio a tutte le mamme e anche alle donne non mamme, perché ci sono le donne che hanno la fortuna di poter essere mamme e ci sono le donne che, per scelta o impossibilità, non sono mamme ma hanno avuto una mamma. In ogni caso credo che tutte le donne si ritroveranno idealmente in questa scultura. Ma anche gli uomini perché se c’è una cosa in cui noi ‘maschietti’ siamo d’accordo è proprio il ricordo delle nostre mamme. Questo credo attraversi tutte le latitudini, le idee, diversità e differenze. Per me è motivo di orgoglio. In queste occasioni – ha concluso La Russa – non c’è maggioranza e opposizione”.
Aggiungiamo: non c’è gesto più inclusivo di una mamma che allatta, un gesto nel quale, come sottolineato da La Russa, tutti possono riconoscersi, siano maschi o femmine, siano madri o meno. Ognuno nasce da una mamma: è bene idealizzare la sua figura per una società veramente civile, al di là di possibili contrasti ideologici. L’omaggio di La Russa giunge proprio a ridosso della Festa della mamma, a omaggiare una figura fondamentale su cui si basa il concetto di famiglia e la nostra stessa società. C’è chi ha avuto la fortuna di essere mamma, chi ha avuto la fortuna di conoscerla. Ma c’è chi non può diventare mamma, chi non l’ha mai conosciuta, chi per qualche motivo non la frequenta: resta comunque l’insegnamento che ogni vita, ogni società, tutto il mondo e l’intera storia dell’umanità, si basa su un gesto di amore incondizionato. Una madre che allatta il proprio bambino. E questo nessuno potrà mai negarlo.