“La decisione della Consulta con la quale è dichiarato inammissibile l’intervento attivo di un’altra persona nella somministrazione del farmaco in caso di suicidio assistito legittima la nostra proposta di legge in discussione in Senato. Con questa sentenza si chiude ad ogni tentativo delle opposizioni di introdurre in Italia l’eutanasia e si rafforza il diritto alla vita che non può retrocedere di fronte all’autodeterminazione della persona. Siamo nel giusto quando affermiamo l’indisponibilità e l’inviolabilità della vita e su questi principi dobbiamo essere conseguenti. La vita va coltivata, sostenuta e tutelata anche e soprattutto nei momenti di maggiore difficoltà e sofferenza ed è per questo che puntiamo molto sul potenziamento delle cure palliative e su un Servizio Sanitario Nazionale che si attenga ai suoi fini istituzionali, ovvero all’assistenza e alla cura della persona e non all’erogazione della morte. È dovere collettivo respingere tentativi di delegittimazione della cultura della vita tendenti ad anteporre alla vita la cultura dello scarto e della morte. Spero che questa sentenza porti le forze di opposizione a rivedere le proprie posizioni ideologiche per arrivare ad una legge di strettissima interpretazione dei criteri enunciati dalla Consulta nella sentenza n. 242 del 2019 per evitare derive sociali pervase da intenti suicidari che ben potrebbero essere evitati con appropriate reti di assistenza e cure palliative capaci della presa in carico globale e a lungo termine della persona”.
Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia Ignazio Zullo, capogruppo FdI in Commissione Sanità a Palazzo Madama e relatore del ddl sul fine vita.