“Poiché lo Stato non è stato in grado di arginare questi flussi di falsi minori, le mafie internazionali stanno utilizzando l’autostrada della presunzione di minorità per installare bande criminali nel Paese. E l’aumento di crimini è evidente a tutti”, ha dichiarato, a Le Figaro, un membro del dipartimento di Difesa francese. Ma preferisce restare anonimo. Il tema è eccessivamente delicato. In Francia, come in Italia. Sebbene da noi sia semplicemente misconosciuto per i non addetti ai lavori.
Un “minore non accompagnato” è un minorenne privo di cittadinanza europea, che non avendo provveduto a una richiesta di asilo politico è sul territorio di uno Stato senza ragioni dichiarate e in assenza di soggetti terzi che ne detengano la responsabilità legale. Solo i primi 8 mesi del 2020, in Francia, hanno fatto registrare 6309 arresti di “minori”, 300 in più rispetto al 2019 nello stesso periodo. Nel 2020 il Dipartimento per la sicurezza di Parigi ha denunciato un aumento del 20% di arresti tra i minori stranieri non accompagnati, prevalentemente di origine nordafricana. Da soli, i nordafricani ora rappresentano l’81% del totale, contro il 73% del 2019 e il 69% dell’anno precedente.
Si stima che il 10% dei minori non accompagnati ha commesso atti di delinquenza, con un aumento “sia nella frequenza che nella violenza”, secondo anche quanto denunciato nel rapporto parlamentare di Eliaou e Savignat.
Tant’è grave lo stato delle cose, che a casa Macron per la prima volta s’è vista l’urgenza di un rapporto parlamentare appena pubblicato. Il moltiplicarsi di aggressioni alla polizia, le bande di immigrati che dal primo “confinement” del marzo 2020 non hanno smesso di mettere a ferro e fuoco la Francia, hanno imposto ai deputati Jean-François Eliaou (LaREM) e Antoine Savignat (Les Républicains) la stesura del rapporto, “Problématiques de sécurité associées à la présence sur le territoire de mineurs non accompagnés”. Allo scopo sono tanti gli uffici che i due parlamentari hanno audito: dalla Direzione della tutela giudiziaria della gioventù fino all’Ufficio francese per la protezione dei rifugiati e degli apolidi.
Quello dei minori non accompagnati è un tema che riguarda tutta l’Europa, ma particolarmente da vicino la Francia. Basti pensare che l’attentato con coltello a Parigi dello scorso settembre, all’ex redazione di Charlie Hebdo, è stato perpetrato da un pakistano che tre anni prima era arrivato in Francia come minore non accompagnato. E sebbene l’Assistenza sociale ai bambini (Ase) avesse rifiutato di riconoscerlo come minorenne, il magistrato di turno ne invalidò il responso, e il dipartimento di Val d’Oise fu costretto ad ammetterlo come minore non accompagnato nel luglio del 2019. D’altronde, le forze dell’ordine hanno sempre più difficoltà nell’identificarne l’età. Negli ultimi mesi, la questura di Parigi ha provato a mettere in piedi un sistema innovativo: invia le impronte digitali degli arrestati, tramite la Direzione Centrale della Polizia Giudiziaria e la Direzione della Cooperazione Internazionale, alle autorità algerine, marocchine e tunisine. Ma i tempi di risposta vanno dalle quattro alle otto settimane.
Molto svegli e disinibiti, certi d’essere liberi di fare qualsiasi cosa: sono, per buona parte, i cosiddetti “minori non accompagnati”, protagonisti dell’enorme crisi sociale francese. Minimo comune denominatore, la scarsa padronanza della lingua francese e la mancanza di volontà d’integrazione. L’Associazione dei Dipartimenti francesi ha stimato i minori non accompagnati, a marzo 2020, in oltre 40.000, distribuiti su tutto il territorio nazionale, con un aumento di tre volte dal 2016. Un numero enorme per un costo totale di due miliardi. Annualmente un minore non accompagnato costa circa 50.000 euro. Appena arrivano e si dichiarano tali, lo Stato dà loro 500 euro di benvenuto.
Il fenomeno, nella maggior parte dei casi, non riguarda i giovani provenienti da Paesi in guerra – circa 400 all’anno – che potrebbero avere diritto all’asilo. Si tratta di un’immigrazione economica, principalmente dal Maghreb e dall’Africa occidentale. E le norme attuali non fanno che favorire i trafficanti di esseri umani e le loro strategie di guadagno. La legge sull’immigrazione, adottata dalla maggioranza nel 2018, prevede di offrire il ricongiungimento familiare ai fratelli e alle sorelle di minori non accompagnati che beneficiano di asilo.
È nel 2016 che i minori non accompagnati diventano un’emergenza. Sull’esempio della Germania, infatti, diventa lo status privilegiato di cui può godere un immigrato. Nel 2019, quasi in 17.000, principalmente da Guinea, Mali e Costa d’Avorio, hanno ricevuto lo status di “minori non accompagnati”. Come rivelato da un’indagine di Le Parisien lo scorso settembre, questi giovani, spesso dipendenti dalla droga, lavorano sotto il controllo di reti internazionali di ladri. Un caso di cronaca recente risulta emblematico. Una signora disabile viene aggredita da due minorenni, o almeno così hanno dichiarato, nel XIII Arrondissement di Parigi. I due giovani nelle ore seguenti si rendono protagonisti di altri furti. I controlli incrociati di alcuni giorni portano all’arresto dei due ladri: uno è un marocchino senza documenti né dimora. Dice di avere 14 anni, ma alla polizia, sotto lo stesso profilo, compaiono 25 pseudonimi diversi e 41 tra furti e aggressioni perpetrate nel 2019.
Quando raggiungono la maggiore età, i minori ottengono quasi automaticamente un permesso di soggiorno, a meno che non vi sia una comprovata minaccia per l’ordine pubblico. Poiché un permesso di soggiorno è anche una responsabilità, spesso dichiarano un’età ben lontana dai 18. Oltre all’impunità, restando “minori” beneficiano del ricongiungimento familiare di diritto e quindi sono essi stessi un canale per l’immigrazione illegale. Il tasso di frode è fuori misura. Nel dipartimento di Seine-et-Marne è intorno all’80%. Là sono stati scoperti quarantenni che si dichiaravano minorenni. E questo è possibile anche grazie all’enorme rete di associazioni di aiuto agli immigrati, e al potere conferito ai giudici di ignorare le valutazioni del consiglio dipartimentale, come sostiene Jean Louis Thiériot. Secondo lo studio condotto dalla Procura di Parigi nel 2019, su 154 giovani formalmente ammessi come “minori”, 141 erano adulti, ovvero il 91,6% di loro. Nel suo contributo all’Assemblea Nazionale, l’Union Syndicale des Magistrates ha dimostrato come sia la quotidianità il trovarsi di fronte “a imputati con 10 o 20 pseudonimi (…) con data di nascita variabile che consente di protrarre lo status per molti anni”.
Quello di dichiararsi minori non accompagnati è ormai un comodo pass per l’immigrazione incontrollata. E l’Italia non ne è immune. Solo nel marzo 2021, con tutte le restrizioni del caso all’interno del territorio nazionale, ne sono entrati in 500. Tantissimi, negli anni, sono risultati irreperibili, altri non hanno mai raggiunto, misteriosamente, la maggiore età.