La notizia non è delle migliori: all’ospedale di Careggi a Firenze, sono state violate più volte norme precauzionali previste dall’Aifa in merito alla conversione del sesso di soggetti “in età evolutiva”. Che in gergo più giuridico e meno scientifico, significa minori di diciotto anni. Sono stati riscontrati “elementi di criticità molto significativi nell’ambito del percorso di presa in carico e gestione”: questo il triste quanto grave responso del ministro della Salute Orazio Schillaci.
Il fatto
All’ospedale di Careggi a Firenze venivano velocizzate le procedure con cui si permetteva ai minori di cambiare sesso, violando quelle precauzioni che l’Agenzia italiana del farmaco aveva previsto per la fase precedente all’avvio del percorso ormonale. Una serie di controlli psicologici per accertare che quella del minore sia una scelta sentita e ben ponderata, e non figlia di una moda, di una voglia passeggera che provocherebbe, invece, un cambiamento radicale e irrimediabile della sua persona; una notizia, poi, pubblicata anche dall’Ansa. Così, il 24 gennaio Orazio Schillaci fissa un’ispezione al Careggi e sugli 85 casi arrivati in ospedale negli ultimi anni, scatenando le reazioni del mondo progressista in difesa della struttura. Ma ciò che è stato scoperto stronca le tesi dei benpensanti: è stata rilevata la mancanza del supporto psichiatrico, previsto come detto dall’Aifa prima dell’inizio della terapia di assunzione della triptorelina; in più, la struttura ospedaliera è stata carente sulla trasmissione dei dati all’Aifa in merito ai trattamenti sulla disforia di genere e, infine, sono state scoperte altre importanti carenze sul ruolo del neuropsichiatra infantile nel percorso di presa in carico e di gestione del minore. Una situazione che ha preoccupato il ministro della Salute Orazio Schillaci, il quale ha allertato la Regione Toscana a intervenire: “In ragione delle predette criticità – ha fatto sapere il ministro – è stato rivolto, con la relazione predisposta dalla direzione generale della programmazione sanitaria, un invito alla Regione Toscana a porre in essere, entro un termine definito, una serie di azioni correttive puntualmente individuate e, conseguentemente, riferire gli esiti al mio dicastero”. Una collaborazione che vedrà l’intervento del procuratore di Firenze Filippo Spiezia il quale, si è scoperto, “aveva avviato un’autonoma istruttoria sulla medesima problematica” e ha per questo dato la possibilità di procedere con la “condivisione degli estratti della relazione ispettiva, ritenuti rilevanti, con la Regione Toscana, affinché la Regione ponga in essere le azioni correttive alle criticità rilevate”.
Le reazioni della politica
Dalla Regione Toscana, però, non ci stanno e il governatore dem Eugenio Giani e l’assessore alla Salute Simone Bezzini definiscono “inquietante” aver anticipato pubblicamente, “con modalità da campagna elettorale”, informazioni delicate, definendo ciò “un grave vulnus istituzionale”. Per la segreteria del PD, i toni usati dalla destra sul tema “non tengono conto né della delicatezza delle situazioni di cui la struttura si occupa né della serietà e professionalità delle figure che vi operano”. E così, dinnanzi a un grave fatto di violazioni di importanti procedure di precauzione sulla salute dei minori, dei bambini, i dem si soffermano su presunti soprusi del Governo in fatto di comunicazione (anche se dal Ministero fatto sapere che sono state rispettate tutte le norme sulla privacy) anziché iniziare controlli seri su una situazione che, se confermata dalle prossime indagini, si declina come un favore alle ideologie woke e alla reificazione dei corpi dei bambini. Molti Paesi hanno fatto dei passi indietro sull’utilizzo della triptorelina, che in realtà richiederebbe la maggiore età per il suo utilizzo. E in effetti, molti sono i casi in cui i ragazzi, una volta cresciuti, chiedono il risarcimento dei danni inflitti dalla terapia e molti ancora sono gli studi che certificano che la disforia di genere viene gradualmente ad attuarsi con il passare degli anni e la crescita dell’individuo. “Non è possibile avviare minori ad alcun percorso di transizione senza una adeguata indagine psicologica che indaghi le possibili cause de disagio presentato, e ne accerti le comorbilità”: così si è espressa Maddalena Morgante, deputato di Fratelli d’Italia e responsabile del dipartimento Famiglia e valori non negoziabili del partito. “Quando i pazienti trattati sono minori, con ridotta maturità decisionale e vulnerabili, i problemi etici diventano ancor più urgenti”, ha concluso.