“Le critiche mosse dalla CGIL alla riforma fiscale del Governo Meloni appaiono strumentali e prive di fondamento. Parlare di ‘benefici per pochi e sacrifici per molti’ è una narrazione ideologica che ignora la realtà: la riforma introduce misure concrete a favore dei redditi medio-bassi, semplifica il sistema tributario e premia la trasparenza fiscale. Il principio di progressività resta intatto, mentre si abbandonano logiche punitive che hanno bloccato la crescita per anni. Con il passaggio da quattro a tre aliquote IRPEF, i contribuenti con redditi tra 15.001 e 50.000 euro hanno già beneficiato di un alleggerimento fiscale, con risparmi fino a 260 euro annui. Il Governo sta lavorando a un ulteriore taglio dell’aliquota dal 35% al 33% per i redditi fino a 60.000 euro, previsto per il 2026, per rafforzare il potere d’acquisto del ceto medio, spesso penalizzato da un carico fiscale sproporzionato. La CGIL definisce strumenti innovativi come il concordato preventivo una ‘normalizzazione dell’evasione’, dimostrando una visione ideologica che ignora il valore della collaborazione tra Stato e contribuente. L’accusa di assenza di dialogo sociale è rituale: il Governo ha aperto tavoli e coinvolto le categorie, ma è evidente che la CGIL non accetta di non essere più l’unico interlocutore. Fratelli d’Italia rivendica con forza una riforma fiscale che guarda al futuro, alla crescita e alla giustizia sociale, lontana da vecchie logiche ideologiche. La verità è che la CGIL ha abbandonato la difesa dei lavoratori per trasformarsi in un megafono della sinistra”.
Lo dichiara il vice responsabile nazionale del Dipartimento Imprese e mondi produttivi di Fratelli d’Italia, Lino Ricchiuti.