Foibe, l’operazione scorretta del quotidiano La Stampa suscita indignazione tra gli esuli.

Un fumetto revisionista sulle foibe”. È così che il quotidiano diretto da Massimo Giannini, La Stampa, etichetta con disprezzo una delle principali operazioni di divulgazione storica che hanno visto la luce dal 2004 ad oggi. Non tutti, forse, sanno che il 30 marzo 2004 il legislatore italiano ha emanato un legge sacrosanta e attesa. È la legge che istituisce la solennità civile del Giorno del ricordo, si celebra il 10 febbraio di ogni anno, ed è dedicata alle vittime italiane dell’esodo e delle foibe.

Vittime scomode e a lungo dimenticate dalla storiografia ufficiale per ragioni squisitamente ideologiche. Ricucire quella pagina strappata attraverso il racconto degli orrori e delle persecuzioni subite dai nostri connazionali d’Istria, Fiume e Dalmazia è l’intento principale della norma. Farlo attraverso un simbolo d’innocenza, qual è Norma Cossetto, giovane istriana seviziata e infoibata dai partigiani titini, è l’idea da cui prende forma il fumetto “Foiba Rossa”, dato alle stampe nel 2018.

Sì, un fumetto. Non un trattato accademico né un volume impolverato. Immagini a colori, vive, dirette, per restituire la freschezza e i sogni di una ventenne. Lo sfogli e ci entri dentro. La vedi sorridere con l’abito a fiori, amare, sperare, credere, mentre tutto attorno a lei diventa burrasca. Ti immergi in quel racconto e non lo lasci. Speri fino all’ultimo in un lieto fine che non arriva. Norma verrà ritrovata in fondo alla foiba di Villa Surani, “con la schiena appoggiata alla parete e la testa rivolta verso l’alto, come se sorridesse”, racconta chi recuperò il suo cadavere dal profondo di quella gola. Non è finzione.

È successo davvero. È anche successo che nel 2005 l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi le ha conferito la medaglia d’oro al merito civile definendola “luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio”. Tradurre tutto questo in immagini, rendendolo fruibile al grande pubblico, non è revisionismo. È giustizia e verità. Però la campagna elettorale della sinistra e delle sue articolazioni massmediatiche non è ancora finita. Tutto va bene pur di gettare fango sul nuovo esecutivo.

E così, nel tentativo di mettere in cattiva luce un ministro sgradito all’intellighenzia rossa, in questo caso quello della Cultura, Gennaro Sangiuliano, La Stampa non indugia a passare sopra ai cadaveri degli innocenti. Il problema, sostiene chi scrive con toni sensazionalistici, è che uno dei più stretti collaboratori di Sangiuliano sia proprio quell’Emanuele Merlino che, udite udite, ha dato alle stampe “Foiba Rossa”. Ecco spiegata, in poche parole, l’operazione scorretta messa su dal quotidiano diretto da Giannini. Norma e il suo ricordo trascinati nella polvere e strumentalizzati. Uno sgarbo che gli esuli non sono disposti a lasciar correre.

Il mondo dell’associazionismo dell’esodo in queste ore si è letteralmente rivoltato. Il primo a scrivere è Marino Micich, figlio di esuli zaratini e direttore dell’Archivio del Museo Storico di Fiume. Si dice stupito e amareggiato: “Per tutto il popolo dell’esodo giuliano-dalmata, ricordare Norma Cossetto vuol dire sottolineare una verità storica: il lato violento e antidemocratico del comunismo jugoslavo. Merlino è tra i protagonisti di questo processo di ricostruzione storica. Un lavoro che non viene svolto per suscitare nuovi odi e vecchie contrapposizioni ideologiche, ma per conoscere meglio una realtà drammatica”.

A lui si aggiunge la voce di Massimiliano Lacota, presidente dell’Unione degli istriani, che parla di polemica “vile” e “indecorosa”. “La Stampa ha attaccato gratuitamente il ministro della Cultura attraverso una stupida critica ai suoi più stretti collaboratori, e in particolare a Emanuele Merlino che ha contribuito alla diffusione sul territorio nazionale della tragica vicenda di Norma Cossetto, uno dei simboli del dramma delle foibe per decenni tenuto nascosto dai vari governi democristiani e di sinistra”, si legge nel comunicato diffuso da Lacota.

Queste le prime reazioni di chi quella storia la conosce bene per averla vissuta sulla propria pelle. Nelle prossime ore, con tutta probabilità, se ne parlerà ancora, considerato che al progetto “Foiba Rossa” hanno contribuito le principali realtà che (proprio come raccomanda il nostro legislatore) si occupano di “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.

E chissà se si uniranno al coro anche le voci dei tanti amministratori locali che in questi anni hanno distribuito “Foiba Rossa” nelle scuole e alla cittadinanza.

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2 Commenti

  1. Mi chiamo Francesco Somma e volevo esprimere la mia più completa solidarietà per l’indegna polemica sollevata dal giornalista Massimo Giannini su un non meglio precisato revisionismo voluto dal fumetto Foibe Rosse, in cui viene descritta e ricordata la tragedia di Norma Cossetto. Il suddetto “giornalaio” (perchè definirlo giornalista offenderebbe la categoria) si nutre di odio e livore preconcetto ogni giorno nei suoi articoli e, sinceramente, non riesco a capire da dove provenga tanta rabbia. Soprattutto mi chiedo se la sera, quando va a riposare, riesca ad addormentarsi serenamente. Propongo, quindi, di chiedergli di recitare ogni sera una preghiera, anche laica, per tutti gli italiani innocenti infoibati, perchè, come diceva Hemingway, è molto facile fare i superiori su ogni cosa di giorno, ma di notte è tutta un’altra faccenda.

  2. La Stampa, meglio nota in campo locale come “La Busiarda”, si conferma ancora una volta come uno sfacciato quotidiano rosso, impunito e vigliacco, falso e al soldo della nomenklatura radical-chic. Il suo direttore attuale, poi, raccoglie dal solco ben profondo dei predecessori.
    Preferisco di gran lunga leggere Topolino e Tex.

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