Non si fermano le brutte notizie per la famiglia Agnelli. Dopo, infatti, il caso dell’eredità dell’avvocato Giovanni – su cui sono ancora in corso le indagini – e il caso di Stellantis “svenduta” ai francesi, emerge un nuovo fatto che danneggia l’immagine della famiglia. La protagonista è Ginevra Elkann, nipote di Gianni e sorella del capo John, nota per essere una regista cinematografica. Secondo quanto scoperto da Libero, lo scandalo ruota intorno i finanziamenti pubblici dei suoi due film, “Magari” e “Te l’avevo detto”, usciti nelle sale rispettivamente nel 2019 e nel 2023. I finanziamenti, erogati dal Ministero della Cultura allora presieduto da Dario Franceschini, ammonterebbero a una cifra poco sotto i 3 milioni di euro. Nel dettaglio, si tratta di un milione di euro per il primo e un milione e ottocentomila euro per il secondo. Ma il marcio si nasconde, tuttavia, dietro gli scarsi incassi delle due pellicole: “Magari” ha dovuto affrontare il duro periodo della prima fase della pandemia, risentendo della chiusura delle sale cinematografiche. Riuscì a racimolare appena 12 mila euro. Niente scuse, però, per il secondo, che ha registrato 117 mila euro di incassi. In altre parole, sono stati spesi (di fondi pubblici!) 3 milioni di euro a fronte di 130 mila euro di incassi. Non un ottimo risultato dal punto di vista imprenditoriale e neppure un grande investimento da parte di Franceschini, soprattutto per il fatto che altri film, che pure trattavano tematiche importanti e che col senno di poi hanno registrato un successo parecchio più corposo, sono rimasti fuori dalla lista dei “privilegiati” dal ministro in quota dem. Uno su tutti “C’è ancora un domani”, film record di incassi e prima esperienza alla regia di Paola Cortellesi: nell’ottobre 2022 fu scartato dalla commissione nominata da Franceschi, ma Repubblica, vista la figuraccia, cercò maldestramente e inviano di addossare la colpa al governo Meloni e al ministro Sangiuliano, che però ancora non erano entrati in carica. Oggi, l’ennesima notizia che conferma l’amichettismo applicato anche a livello culturale dal PD.