Fuoco amico: figuraccia Pd diviso in Ue, Conte invece millanta ‘coerenza’

La votazione al Parlamento europeo sulla spesa della Commissione per la difesa del continente ha diviso, ancora di più, quello che rimane di un campo largo già bello frammentato. I sì e i no (e le astensioni) hanno soltanto palesato quello che anche noi scriviamo da tempo: in fatto di esteri, la politica della sinistra è un vero e proprio colabrodo. L’Eurocamera, con 419 voti a favore, ha detto sì alla risoluzione con cui invita “l’Ue ad agire con urgenza per garantire la propria sicurezza”, compiendo “sforzi realmente innovativi”.

A fare notizia, più di tutti, è la divisione del Pd. Alcuni voti sono stati a favore, altri si sono astenuti. Si dice persino dissuasi dall’idea di votare a sfavore, contrariamente a quanto fatto dal gruppo dei socialisti europei, S&D, che invece ha detto sì alla risoluzione. Una divisione che manda giù il Pd, la delegazione più numerosa all’interno del suo gruppo, in un oscuro limbo, isolato sempre più dai suoi colleghi. Elly Schlein fu una delle poche a criticare l’iniziativa di Ursula von der Leyen, contraddicendo i discorsi dei suoi colleghi leader. Smentita a sua volta da parecchi big del suo partito, che invece guardano con interesse alla strategia europea.

Giuseppe Conte e il suo Movimento Cinque Stelle ha invece votato contro. E, a distanza di alcune ore, stamattina non ha esitato a lanciare una piccola frecciatina agli alleati di quel colabrodo soprannominato ‘campo largo’: “Ieri – ha detto su Rai Radio 1 – abbiamo visto un Pd che si è diviso in Ue, un partito in forte difficoltà. Francamente posso parlare della mia coerenza, oggi non mi sento di andare in casa altrui a fare considerazioni. Ma l’astensione è la cosa più incomprensibile. Di fronte a una von der Leyen che spreca 800 miliardi in armi, senza una difesa comune, tu cosa fai? Dici non mi pronuncio. Non sono d’accordo nemmeno con Prodi, che dice: è un primo passo. Ma è un passo sbagliato”. Ecco: essere bacchettati perfino da Conte, che da quando è leader pentastellato i consensi per il suo partito sono calati di circa venti punti percentuali, deve essere frustante per il Nazareno.

Perché Conte non può parlare di coerenza

Ma forse, sentire parlare di coerenza proprio a Conte, farebbe venire l’orticaria anche a un monaco tibetano. Perché già in molti si sono prodigati a smontare la falsa coerenza dell’avvocato del popolo, che oggi si è scoperto un pacifista coi fiocchi, quello che mette la bandiera arcobaleno prima ancora di quella della sua Nazione, quello che preferirebbe farsi invadere dalle altre potenze pur di continuare nella sua ideologia. Ma sono passati pochi anni da quando Giuseppe Conte, a capo del partito più numeroso in Parlamento e azionista di maggioranza del Governo Draghi, votava a favore dell’invio di armi in Ucraina, allo scoppio del conflitto nel 2022. Sì, sembra passata un’era geologica, ma accadeva appena tre anni fa. In questi tre anni il mondo è cambiato parecchio e anche Conte lo ho fatto. La sua personale spiegazione a tale cambio di narrazione è che all’inizio l’intenzione del M5s era quella di aiutare l’Ucraina a difendersi nei primi giorni dell’invasione, poi però chissà cosa è andato storto e Kiev poteva vedersela anche da sola. “È stato lui – hanno detto nei giorni scorsi gli europarlamentari di FdI-Ecr, Alberico Gambino, vice presidente commissioni Esteri e Difesa, ed Elena Donazzan, vice presidente commissione Itre del Parlamento europeo – da presidente del Consiglio a confermare la necessità dell’aumento della spesa militare al 2% del Pil, secondo gli accordi stipulati con la NATO. Oggi cerca di raccattare qualche consenso fomentando la paura delle persone, senza alcun riguardo per l’Interesse nazionale ma per alzare il tiro a sinistra. La cosa ancor più paradossale è che il PD cerca in tutti modi di scavalcarlo a sinistra,  in una sorta di competizione a chi è più pacifista che rende l’idea dello stato confusionale della sinistra italiana su un tema così delicato e strategico”.

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