G7, solo la stampa italiana fa polemica: tace sui risultati storici, critica su litigi immaginari

Soltanto la stampa italiana ha cercato di delegittimare in continuazione il Governo Meloni, il governo della propria Nazione che stava ospitando, in quelle stesse ore, i leader dei maggiori Paesi del globo nel più importante evento internazionale dell’anno, il G7. Un G7 che ha trattato temi caldissimi e ha raggiunto risultati altrettanto importanti. Specie in merito alla guerra in Ucraina: grazie all’azione dei sette leader, il governo di Zelensky avrà accesso ad altri 50 miliardi di dollari messi provenienti dai beni russi immobilizzati in Europa. Un risultato su cui l’Unione europea lavorava da tempo e raggiunto grazie al cambio di marcia promosso da Giorgia Meloni. Altri risultati sono stati portati a casa da Giorgia Meloni e riguardano puramente l’Italia, in tema, ad esempio, di immigrazione e di Piano Mattei, su cui è unanime l’appoggio dei leader stranieri.

L’inutile polemica sull’aborto

Di fronte a risultati così importanti a livello nazionale e internazionale, i media italiani continuano a gettare benzina su un incendio immaginario. Tutta una narrazione creata ad hoc per raccontare di una Giorgia Meloni isolata a livello internazionale, di un’Italia distrutta e senza alcun seguito rilevante. Narrazione che non sta in piedi già in partenza perché, da circa un anno e mezzo, il Governo Meloni può contare su un’autorevolezza che quasi nessun esecutivo italiano è riuscito a conquistare, finendo ad essere apripista su argomenti cruciali per l’Europa, come l’immigrazione o l’agricoltura. Ma a sentirli parlare, i professionisti dell’informazione, tutto ciò non conta. Contano invece polemiche montate ad arte. Una su tutte, quella sul diverbio tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron, il presidente francese che si è battuto, invano, affinché venisse citata la parola aborto nel documento finale del summit. Una proposta quasi pubblicitaria del leader liberal, nella volontà di voler esportare anche oltre i confini parigini quelle idee woke alle quali si è inginocchiato, dando accesso all’aborto tra i diritti costituzionali francesi. Una proposta alquanto inutile, tra le altre cose, poiché il tema era già stato ampiamente discusso allo scorso G7 di Hiroshima. La volontà del francese era probabilmente quella di portare in Patria un bottino importante, forte soprattutto dell’appoggio della sinistra italiana, pronta come sempre a battagliare al suo fianco, consapevole specialmente del fatto che l’aborto è un tema molto controverso in Italia, sul quale si basa gran parte della propaganda dell’opposizione. In effetti, da noi qualcosa si è mosso, tanto che La Stampa è stata subito pronta a titolare: “Aborto, Macron gela Meloni”, quasi a voler raccontare un’Italia sottomessa alla volontà francese. Ma persino il presidente americano Joe Biden ha voluto precisare di non essere “a conoscenza dell’intenzione di discutere di questo argomento, ma vi posso dire che il comunicato del G7 sarà approvato per consenso da tutti gli Stati membri”. E infatti l’aborto non compare nel documento, facendo riferimento soltanto ai risultati già raggiunti a Hiroshima. A spegnere l’incendio ci ha poi pensato lo stesso Macron: “Non bisogna dare troppa enfasi” a questi disaccordi, ha precisato, ricordando che “ognuno lavora rispettando le proprie responsabilità”.

E la classica critica sui temi civili

C’è stato spazio per un’altra polemica montata ad arte, quella sui diritti civili, che, secondo indiscrezioni del tutto sballate dell’agenzia Boomerang, sarebbero stati totalmente esclusi dal documento finale del G7. Polemica, ovviamente, legata all’ascendenza di destra della presidenza del summit. La solita critica alla destra intollerante, insomma, smentita dai fatti: nel testo conclusivo, si legge infatti che i leader esprimono “forte preoccupazione per la riduzione dei diritti delle donne, delle ragazze e delle persone LGBTQIA+ in tutto il mondo, in particolare in tempi di crisi”, condannano “tutte le violazioni e gli abusi dei loro diritti umani e delle libertà fondamentali” e affermano “l’impegno per l’uguaglianza di genere”. Altro smacco ai detrattori.

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