Il Governo del Cambiamento è diventato molto rapidamente il Governo della retromarcia. Per quasi tre mesi ci hanno trascinati in una soap opera fatta di intrighi nella maggioranza giallo-verde, manine di non meglio precisati figuri del cosiddetto sottogoverno, complotti di eminenze grigie, bracci di ferro con l’UE, forzature con il Quirinale, minacce poco velate al Ministro Tria. Uno psicodramma di questo genere non si era visto nemmeno con l’ultimo esecutivo di Romano Prodi, dove sulla stessa barca si trovavano a dover remare insieme, tra gli altri, personaggi così diversi come Mastella, Di Pietro, Bertinotti e Diliberto.
Eppure, quasi con noncuranza, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, volato a Bruxelles, ha annunciato una proposta di riduzione del deficit previsto in manovra: dal 2,4 al 2,04. Notate bene le cifre, diabolici, come ha giustamente detto la Meloni.
Sembra incredibile, ma è la realtà, imbarazzante. Sono passati due mesi e mezzo per la precisione, in cui lo spread che saliva ci ha fatto danni forse per miliardi, mentre i soliti odiosi burocrati europei ci insultavano e ricattavano facendoci la morale, ma pur di far annunciare a Di Maio di aver abolito la povertà quel 2,4 non lo si poteva assolutamente toccare. D’accordo, si fa per dire, ma allora cosa è successo ci chiediamo? Come farà il Governo a giustificare questa clamorosa marcia indietro, tenuto conto che non è ancora finita, visto che il solito Moscovici ha già detto che la riduzione non è sufficiente per l’UE?
Questo giornale, con l’area a cui fa da megafono online, ha sempre difeso le scelte dell’Italia. E lo ha fatto pur non condividendo l’idea di portare il deficit al 2,4 per pagare i disoccupati nel continuare a rimanere tali, grazie all’assurda idea del Reddito di Cittadinanza promesso dai 5 stelle in campagna elettorale.
Abbiamo difeso la posizione nazionale, nonostante questa manovra non ci sia mai piaciuta nel merito come negli strumenti individuati, ma nei nostri articoli abbiamo rivendicato il diritto sovrano dell’Italia e del Governo Conte che la rappresenta, a determinare le proprie scelte in materia di politica economica.
Ora, al cospetto di questa calata di braghe siamo imbarazzati, ma soprattutto increduli. Dove sono finiti i sovranisti gialli e verdi? Forse stanno facendo la fine del rosso Tsipras che di recente li aveva anche avvisati: “meglio cedere subito all’UE”, deprimente.
Chissà se si possa ancora sperare in una ritrovata lucidità di Salvini che tra un piatto di spaghetti e un gattino postati sui social, si ricordi anche di essersi candidato con il centrodestra, si renda conto che questo esperimento è fallito, ma soprattutto che prenda coscienza della gravità della situazione. In Italia non può andare come nella povera Grecia: ci vuole un Governo serio, forte, guidato da veri patrioti. Stacchi la spina finchè è in tempo.