Giorgia ha riacceso l’orgoglio italiano

I tre anni finora trascorsi di vita del Governo Meloni sono stati un tempo non facile per l’Italia e il resto del mondo. Gli attacchi terroristici di Hamas in Israele del 7 ottobre 2023, due guerre in corso contemporaneamente, Gaza e Ucraina, e una spinta inflattiva allargatasi in tutto l’Occidente, non hanno di certo reso la vita facile ai governi e alle economie. Tuttora, a parte il benefico raggiungimento di un accordo di pace per la Striscia di Gaza, destinato a durare se Hamas rispetta tutte le parti dell’intesa, permangono questioni globali drammatiche e complicate, dall’Ucraina all’inflazione. Ma l’Italia, pur essendo stata investita, come tutti, dalle tensioni internazionali, ha vissuto una primavera politica, che peraltro prosegue ininterrotta, grazie al Governo di centrodestra presieduto da Giorgia Meloni e trainato da Fratelli d’Italia.

Nonostante il susseguirsi di congiunture impegnative e lo stato dell’arte della Nazione lasciato dalla pandemia e soprattutto dalle politiche scriteriate di rossi, giallorossi e sedicenti tecnici, il Governo Meloni ha fatto più di quanto forse si aspettassero i suoi stessi sostenitori. I conti pubblici sono stati riportati in una fascia di sicurezza dopo il folle “tassa e spendi” grillino e piddino, e questo lavoro è stato svolto senza ricorrere alla clava fiscale contro famiglie e imprese, come è stato fatto invece a più riprese in Italia da numerosi governi del passato. Anzi, pur non disponendo di una coperta lunghissima, il Governo ha sì messo mano al fisco, ma per iniziare ad alleggerirlo, dall’IRPEF al cuneo fiscale in busta paga. Le misure dedicate al mondo del lavoro hanno prodotto record di occupazione a tempo indeterminato. Questo esecutivo si è impegnato in riforme istituzionali e costituzionali solo discusse in astratto fino al 2022 dalla politica, (premierato, Autonomia, Giustizia). L’immigrazione clandestina, malgrado tutti i vergognosi sabotaggi della sinistra giudiziaria, è divenuta assai meno emergenziale. Insomma, molto, in una fase storica difficile, ed abbiamo citato solo i provvedimenti principali. Il tutto, portato avanti da una “premier-soldato”, tenace all’inverosimile e impossibile da intimidire in qualche modo, e da una stabilità data da una coalizione di centrodestra unita su tutti i punti più importanti. Questo, confrontato con i gravi problemi della politica francese e la situazione in Germania dove il cancelliere Friedrich Merz poggia il proprio esecutivo su basi senz’altro meno solide rispetto a quelle dei tempi di Angela Merkel o ancora prima, Helmut Kohl, pone l’Italia in Europa e nel mondo in un modo assai diverso e più autorevole del passato. Gli ultimi tre anni sono stati così e continuano a procedere nell’identica maniera. Gli accadimenti delle settimane recenti hanno confermato il quadro di cui stiamo scrivendo. La stabilità è granitica e la popolarità elettorale della maggioranza di governo pure, come è stato messo nero su bianco dalle vittorie nelle Marche e in Calabria.

Fratelli d’Italia è stato capace di avanzare in termini di voti persino in Toscana, anche se ciò non è bastato a porre fine ad un dominio della sinistra che localmente dura da più di cinquant’anni. Se la destra di governo continua a vincere le elezioni, beh, questo può significare solo che l’esecutivo della “premier-soldato” stia svolgendo un ottimo lavoro, a Roma come presso le amministrazioni locali, che viene riconosciuto dagli italiani. La premier e i ministri stanno predisponendo la Manovra economica e la versione definitiva della legge finanziaria deve ancora arrivare, ma già si percepisce una cosa: la coerenza verso quanto sempre sostenuto e promesso. Anche quest’anno vi sarà una sintesi fra la necessità di non fare deragliare il bilancio dello Stato e il bisogno vitale di dare maggiore respiro a famiglie, imprese e categorie fragili. L’IRPEF sarà ritoccata di nuovo e al ribasso. A livello internazionale, l’Italia si è ormai radicata in una posizione centrale e determinante sia in Europa che attraverso l’Atlantico, e la presenza della premier Meloni, non solo fisica al momento della firma dell’accordo di pace per Gaza a Sharm el-Sheikh, ma in tutta la negoziazione fra Stati Uniti, Israele e Paesi arabi che ha condotto al grande risultato siglato in Egitto, ha reso bene l’idea di un’Italia protagonista e non più tollerata con una certa sufficienza tanto da Washington quanto da Bruxelles.

Il brutto anatroccolo dei lacchè arrendevoli di un certo establishment europeo, quelli che elemosinavano pietà alla corte di Angela Merkel, e degli equidistanti tra Occidente e dittature orientali, mai creduti fino in fondo né dal primo e neppure dalle seconde perché ondivaghi e poco seri, si è trasformato in cigno. Viviamo in una Nazione stabile e governata con impegno della quale possiamo andare fieri, in Patria e se ci capita di andare all’estero e discutere magari di politica e del nostro Paese con altri popoli. Beninteso, chi è sempre stato a destra e ha basato il proprio impegno politico sull’amore per l’Italia, non si è mai vergognato di dirsi italiano in qualsiasi latitudine del mondo si sia trovato, anche quando a Roma imperversava la pessima politica delle manovre di Palazzo e dei governicchi dalla vita breve. Però, diventava difficile contraddire l’eventuale interlocutore straniero che sì, magari lodava il Belpaese per il buon cibo, il turismo e la cultura, ma si rivelava tranchant circa il peso geopolitico ed economico di Roma perché non può contare nel pianeta una Nazione di governi che cambiano di anno in anno e di leader politici manifestamente cialtroni, portati più per la sopravvivenza di una carriera che per immaginare il futuro. Oggi, fuori dai confini italiani, possiamo ribattere con orgoglio di provenire da una terra che si è presa il posto che le compete all’interno delle democrazie occidentali, oltre, per dire, alla pizza e alla moda. 

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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