Giorgia Meloni all’Onu e “il multilateralismo” come mezzo di risoluzione dei conflitti

Apertura al dialogo e coraggio di affrontare i grandi temi dei nostri giorni: il monito di Meloni al Summit of the Future dell’Onu è un messaggio per tutto il mondo

Saranno giorni ricchi di impegni per Giorgia Meloni a New York. Interventi legati all’Onu, che quest’anno, in occasione della 79esima edizione dell’Assemblea generale, si è incentrata sulle tematiche della pace e dell’immigrazione, in un contesto internazionale molto destabilizzato. C’è bisogno di pace e di mediazioni, di personaggi politici che sappiano portare moderazione e stabilità, pur nel rispetto dei legittimi interessi nazionali.

“Non ci sono Nazioni di serie A e di serie B”

Il Summit of the Future, iniziato ieri con l’apertura del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, entra in quest’occhio, essendo, secondo il portoghese, “un primo passo essenziale per rendere le istituzioni globali più legittime, efficaci e adatte al mondo di oggi e di domani”. In questo contesto è intervenuta Giorgia Meloni, che ha sposato la visione del segretario generale Guterres: per Meloni, “le crisi nascondo sempre anche delle opportunità”, costringendo a mettersi in discussione. È il momento di agire, la crisi migratoria, l’instabilità, le guerre e i conflitti, impongono agli Stati di agire e di non restare passivi. Per fare ciò, secondo la premier, serve la cooperazione internazionale: cooperazione di cui l’Italia si è fatta fin da subito promotrice da quando la Meloni è salita al governo. All’interno dell’Unione europea e aprendosi al dialogo con altri attori in campo: “L’Italia – ha detto la premier italiana dal pulpito della UNGA – è una convinta sostenitrice del multilateralismo”, ossia quel dialogo fondamentale tra Nazioni volto alla risoluzione dei problemi concreti che oggi incombono su ognuno di noi. Un multilateralismo basato su regole “giuste e condivise”, che valgano indistintamente per tutti, affinché non ci siano più Nazioni di serie A e Nazioni di serie B: le risoluzioni che l’Onu deciderà di assumere non potranno perciò non comprendere i “principi di eguaglianza, democraticità, rappresentatività”, perché “una riforma ha un senso se viene fatta per tutti, e non solo per alcuni”.

Modello italiano

L’Italia, su questo, si è fatta trovare pronta, proponendo un nuovo metodo di cooperazione tra Nazioni. Uno di questi è il Piano Mattei, a cui la premier ha dedicato buona parte del suo intervento: un piano, quello ideato dal governo italiano per l’Africa, che favorisce un dialogo tra tutti gli attori in campo, consentendo a tutte le Nazioni di collaborare ad armi pari in un clima di reciproco rispetto. Il messaggio è dunque chiaro: bisogna superare la fase di un Stati predatori e Stati prede, bisogna “pensare un nuovo modo di cooperazione”, che rispetti le esigenze di tutti e si apra alla collaborazione con tutti. Con il Piano Mattei, Giorgia Meloni ha ribadito di voler difendere il “diritto a non emigrare”, come proposto anche nell’ambito del G7 quest’anno da lei presieduto. E come il fenomeno migratorio, anche il tema dell’Intelligenza artificiale ha trovato spazio nel suo intervento: un fenomeno di cui, ha detto Meloni, “non si ha ancora sufficiente consapevolezza”. Tutto dipenderà dal suo utilizzo e dalla celerità con cui gli Stati interverranno per contrastare “scenari potenzialmente catastrofici”. Eccolo, allora, “il ruolo del multilateralismo”, un luogo dove dialogare, considerare le esigenze di tutti e prendere pragmaticamente le decisioni giuste, che possano affrontare seriamente i problemi del nostro tempo. Questo, dunque, deve essere il nuovo ruolo delle organizzazioni internazionali. Un messaggio da grande leader internazionale per Giorgia Meloni, che si conferma ancora una volta capace di proporre soluzioni condivise alle grandi problematiche del globo.

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