Lunedì 13 Ottobre, in Egitto, si terrà la cerimonia ufficiale per la firma della pace a Gaza, un momento storico dopo mesi di guerra, violenza e instabilità in Medio Oriente. A rappresentare l’Italia ci sarà Giorgia Meloni, invitata personalmente dalle autorità egiziane.
Ad annunciarlo è stato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervistato su Rai 3 durante il programma Restart:
“Lunedì c’è la grande cerimonia di firma ufficiale dell’accordo e credo che sarà invitata anche la nostra presidente del Consiglio, così mi ha detto il ministro degli Esteri egiziano.”
Un invito che non è solo una formalità diplomatica, ma un riconoscimento internazionale per il ruolo avuto dal governo Meloni nella costruzione di un percorso realistico di pace. Dopo anni di marginalità, l’Italia torna ad avere un peso politico e una credibilità riconosciuta a livello globale.
Meloni: “Hamas non firma la pace per Landini o Greta, ma grazie a Trump”
Durante la chiusura della campagna elettorale di Alessandro Tomasi a Pistoia, Giorgia Meloni ha commentato con lucidità e orgoglio quanto accaduto:
“Hamas non firma la pace né per Landini, né per Albanese che insulta la Segre, né per Greta con la Flotilla. C’è una persona da ringraziare: Donald Trump, presidente degli Stati Uniti repubblicano. Non ci facciamo fare la morale da una sinistra sempre più radicalizzata.”
Una frase che fotografa bene la realtà: la pace non nasce dalle piazze o dalle campagne social intrise d’ideologia, ma da azioni concrete, diplomazia e coraggio politico.
Ed è impossibile non notare la differenza con chi, nei giorni scorsi, ha cercato di strumentalizzare la sofferenza del popolo palestinese per fini politici.
Tra loro, Francesca Albanese, la relatrice ONU che dopo aver insultato Liliana Segre ha pensato bene di offendere anche il popolo napoletano, affermando: “Per Gaza sono scesi in strada anche i milanesi… Milano non è Napoli… lì pensano che devono svegliarsi alle 6.”
Parole aberranti.
L’Italia torna protagonista!
Con la firma della pace a Gaza, si conferma ciò che molti osservatori internazionali avevano già notato: l’Italia è tornata grande.
Il governo Meloni ha riportato il nostro Paese al centro del tavolo geopolitico, riconosciuto come interlocutore credibile e mediatore affidabile.
Non a caso, l’Italia è tra le prime nazioni al mondo per aiuti umanitari e evacuazioni sanitarie da Gaza, un impegno silenzioso ma concreto.
L’invito ufficiale al Cairo è la prova che il lavoro del governo italiano viene rispettato e valorizzato. Roma è riuscita a mantenere un equilibrio difficile: sostenere il diritto di Israele alla sicurezza contro i Terroristi di Hamas e, allo stesso tempo, condannare le atrocità che Israele stava portando avanti. Meloni ha sempre ribadito la necessità di “2 Popoli, 2 Stati”.
Il piano di pace di Donald Trump, approvato nel Parlamento italiano, con l’astensione di PD, AVS e 5 Stelle, nel punto 19 parla chiaro:
“Con il progredire della ricostruzione di Gaza e l’attuazione fedele del programma di riforme dell’Autorità Palestinese, potranno crearsi le condizioni per un percorso credibile verso l’autodeterminazione e la statualità palestinese.”
Un passaggio che smonta le accuse della sinistra, dimostrando che il piano è realistico, umano e pragmatico, non ideologico. Noi de La Voce del Patriota ne abbiamo già discusso in un altro articolo.
Pace vera, non propaganda…
La pace non si costruisce con gli slogan, ma con la diplomazia. È nobile scendere in piazza per solidarietà, ma è ipocrita gridare “pace” mentre si alimentano le divisioni e l’odio.
Nei giorni scorsi abbiamo visto due Italie: da una parte chi ha pregato, chi ha sostenuto davvero il popolo palestinese (anche scendendo in piazza) e chi ha riconosciuto il ruolo del governo nel cercare soluzioni; dall’altra chi ha usato il dramma di Gaza per attaccare Meloni e il governo, per gridare contro l’Occidente e per farsi notare.
Torna subito alla mente Silvio Berlusconi in uno dei suoi discorsi più celebri: “Si sono messi a strumentalizzare la paura, la speranza, il dolore, i morti… Vergogna! Non avete dignità, non sapete cos’è la nobiltà d’animo, non sapete cos’è la libertà. Siete ancora, e oggi come sempre, dei poveri comunisti.”
Mai come oggi quelle parole risuonano attuali.
Meloni e Trump: il coraggio della diplomazia
Oggi il mondo assiste alla fine della guerra a Gaza grazie a chi ha avuto la forza di scegliere la via più difficile: negoziare, dialogare, costruire; invece di limitarsi a predicare buoni sentimenti dai salotti televisivi.
L’accettazione del piano di Trump dimostra che il realismo politico vince sull’utopia ideologica.
L’Italia torna grande grazie ad un governo che non si piega alla propaganda. Meloni non si è mai piegata ai diktat del pensiero unico e oggi viene riconosciuta come una delle protagoniste di questa nuova stagione di stabilità.
E per chi ironizza o finge di non vedere, basti una constatazione: Barack Obama il Nobel per la Pace lo ha vinto prima ancora di aver mosso un dito, salvo poi lasciare dietro di sé nuove guerre e instabilità.
Donald Trump, invece, quel Nobel non l’ha ricevuto… forse è proprio per questo che è riuscito davvero a portare la pace.
Perché la pace non ha bisogno di targhe o premi. Ha bisogno di uomini e donne coraggiosi, come Donald J. Trump e Giorgia Meloni.