Giorgia Meloni poliglotta tra leader europei

L’italiano è forse la lingua più bella e più armoniosa al mondo: il sommo Dante attraverso di essa ha realizzato il capolavoro letterario per eccellenza, la Divina Commedia; il Petrarca ha narrato con estrema dolcezza il suo amore per Laura; il Boccaccio e il suo Decamerone sono diventati un punto di riferimento ed un esempio per l’ideale di vita degli umanisti.

Potremmo dunque definire il popolo italiano come privilegiato dal punto di vista letterario e linguistico, fautore di alcuni tra i migliori lavori artistici di tutte le epoche.

L’italiano è inoltre al 21° posto della classifica delle lingue più studiate al mondo, con oltre 67 milioni di parlanti; e ciò è dovuto in gran parte anche al fatto che, per via della forte emigrazione di italiani all’estero, viene parlato come madrelingua in più paesi, 26 in totale.

Ma è necessario sottolineare che la conoscenza della sola lingua italiana non basta per potersi confrontare e per conoscere il mondo circostante, soprattutto al giorno d’oggi.

In un universo che è sempre più globalizzato e interconnesso, conoscere le lingue è diventato quindi prioritario per potersi affacciare alle molteplici realtà esistenti e per poterle comprendere appieno.

È necessario saper dialogare bene o male con chiunque si abbia di fronte: saper comunicare utilizzando una modalità di linguaggio comune significa poter avere uno scambio di vedute coinvolgente e comprensibile per entrambe le parti, e si ha altresì la possibilità di cogliere quelle sfumature che sono peculiari di ciascuna lingua e che, inevitabilmente, solo coloro che ne hanno la padronanza possono ben interpretare.

Ciò è ancora più rilevante in un ambiente come quello politico, soprattutto quando si tratta di capi di governo e di Stato, che quotidianamente hanno necessità di essere a contattato con gli altri Paesi, nei confronti dei quali bisogna rivolgersi nella maniera più diretta e chiara possibile.

Ed ecco che un leader politico che padroneggia più lingue risulta avere un impatto maggiore nello scenario internazionale, configurandosi come attore comunicativamente e politicamente attivo anche oltre i confini nazionali.

Conoscere le lingue, sapersi interfacciare con le istituzioni estere e saper rappresentare il proprio Paese in contesti differenti è senza dubbio un valore aggiunto per tutti coloro che rivestono un ruolo di prima linea a livello mondiale.

Di recente è stato condotto un interessante studio da GeoGlobal, ente competente in materia di grafici e di dati statistici relativamente a tematiche storiche, geografiche e politiche, che ha appunto analizzato le lingue parlate dai vari leader a livello europeo e mondiale.

Il quadro che ne viene fuori è peculiare e per certi aspetti per nulla scontato.

Il primo posto, come prevedibile, è occupato dal Santo Padre, che sa dialogare e comprendere otto lingue differenti.

A dir poco sconvolgente è ciò che emerge rispetto a Biden: il Presidente degli Stati Uniti è in grado di parlare solamente la sua lingua madre, l’inglese. Una mancanza imperdonabile per l’uomo a capo di una delle superpotenze mondiali.

Di tutt’altra natura è invece il dato relativo all’Italia, che si conquista il secondo posto in assoluto grazie a Giorgia Meloni, prima tra i politici e seconda solo al Santo Padre, con una padronanza di ben quattro lingue: italiano, inglese, spagnolo e francese.

Una vera e propria natura da poliglotta per l’attuale Premier, che ha infatti già dimostrato in svariate occasioni di sapersi relazionare con i grandi leader internazionali, da Macron ad Orban, dalla Presidente von der Layen a Zelensky, senza dover necessariamente ricorrere ad una terza personalità per la traduzione.

È indubbio che avere a che fare con un leader dalle spiccate doti comunicative e linguistiche favorisca relazioni e legami più saldi, perché si ha sin da subito la possibilità di dialogare secondo le stesse modalità ed evitando la dispersione di passaggi da una lingua all’altra.

Avere l’abilità di coniugare contenuti politici e contenuti linguistici non può che essere interpretato positivamente: la capacità del Capo del nostro esecutivo di sapersi confrontare sullo stesso livello con le altre potenze fa emergere anche l’immagine di un’Italia che può e che vuole conquistarsi un posto sempre più centrale oltre i confini. La politica, soprattutto quella estera, non è solo questione di vicinanza storica o culturale. A volte, è anche questione di saper parlare la stessa lingua.

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