“Aspirate a cose grandi. Ovunque siate. Non accontentatevi di meno. Siamo fatti per questo: non per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un’esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nell’amore.”
Con queste parole, Papa Leone XIV ha parlato al cuore di migliaia di giovani accorsi a Tor Vergata, lanciando un messaggio che ha attraversato le piazze, le coscienze, e forse anche il tempo. Parole limpide, vere, cariche di una speranza che oggi più che mai ha il sapore di sfida.
Il Giubileo dei Giovani tenutosi a Roma in questi giorni ha mostrato al mondo che nel 2025 c’è ancora una generazione di giovani che è più viva che mai. Una gioventù che non si lascia sedurre dalla cultura del nulla, da quella deriva ideologica che impone l’annullamento delle radici, la confusione delle identità, la cancellazione del sacro.
L’evento di Roma è la dimostrazione che ci sono ancora giovani che non si vergognano di credere. Che sanno dire di no all’omologazione e al pensiero unico, che non si fanno incantare da slogan finti di libertà mentre tutto intorno a loro si svuota di ogni senso. Esistono giovani che alzano lo sguardo, che scelgono la via forse meno scontata, ma più vera. Che si affidano alla fede, alla bellezza del dono, alla forza dell’amore autentico.
E non è retorica. È realtà. Lo abbiamo visto con i nostri occhi. Lo abbiamo sentito nei canti, nelle lacrime, nei sorrisi, nel silenzio carico di presenza.
In un tempo in cui troppo spesso si vuole ridurre l’essere umano a spettatore passivo, privo di verità, questi giovani hanno risposto con un grido di libertà, urlando a tutti che loro ci sono. E ci saranno.
Libertà di credere, di amare, di appartenere. Libertà di dire che ci sono valori per cui vale la pena vivere, lottare, sacrificarsi.
Questo è il volto più bello della gioventù di oggi. Una gioventù che cammina controcorrente, senza arrendersi al relativismo e all’indifferenza. Una gioventù che non ha paura.
Ed è proprio questa gioventù che ha riempito le piazze per pregare, per ascoltare un Papa che ha parlato loro di verità e di amore.
E sebbene qualcuno possa ancora affermare che il vero progressismo risieda nella provocazione e nella trasgressione, la gioventù che si è riunita lo scorso fine settimana nella Capitale ha dimostrato di essere la gioventù che sta davvero avanti: perché non si piega alle mode, ma sceglie, con consapevolezza, libertà e coraggio, una strada più alta.
E il Giubileo dei Giovani, sebbene forse meno “rumoroso” rispetto ai centinaia di Gay Pride che invadono le nostre strade ogni volta che ne hanno l’occasione, ha coinvolto molte più persone di quanto abbiano mai fatto le passerelle arcobaleno.
Ed è un fatto rivelatore, perché vuol dire, banalmente, che non tutti giovani vogliono mascherarsi e inneggiare alla diversità ad ogni costo, ma sono tanti- e di più- quelli che ancora oggi fanno della ricerca del senso, del sacrificio, e della fede il proprio pilastro di vita.
Papa Leone XIV ci ha ricordato che la nostra esistenza è fatta per rigenerarsi nel dono. E questi giorni lo hanno confermato: la speranza è viva. Non nei palazzi, ma nelle piazze. Non nei talk show, ma nei volti puliti e decisi di chi non si lascia abbindolare dal rumore del mondo.
Finché ci saranno giovani capaci di credere in maniera così potente, l’Italia avrà un futuro.
Un futuro fondato sulla verità, sull’amore, e sulla fede che ha fatto grande la nostra civiltà.
Senza se e senza ma.