Giustizia, Rapani (FdI): Riforma Cartabia e ingiusta detenzione, cortocircuito del sistema

“Sono tante le perplessità emerse dall’inaugurazione dell’anno giudiziario tenutosi a Catanzaro, ed al quale ho partecipato, espresse dai rappresentanti dei vari ordini presenti. Tra tutti, i dubbi paventati sulla recente Riforma Cartabia, definita come l’ennesimo intervento del Legislatore che rischia di far collassare l’intero sistema Giustizia”.

È quanto dichiara Ernesto Rapani, senatore di Fratelli d’Italia e componente della commissione Giustizia di Palazzo Madama.

“Questo nuovo quadro normativo – sottolinea Rapani – costringerà tutti gli operatori del diritto alla resa, accettando il fatto che il sistema giustizia ha fallito n via definitiva salvo non voler affidare tutto alla sfera di cristallo della Giustizia predittiva e degli algoritmi che costituirebbero la fine del processo e della giurisdizione. La riforma sostanzialmente chiede ai magistrati di lavorare ancora di più ma senza fornire nuove risorse umane ed organizzative; l’ennesimo adattamento al sacrificio ed ai cittadini di rinunciare ai propri diritti o comunque di rendere sempre più difficile la loro tutela”.

“Concordo con il presidente provinciale dell’Ordine degli avvocati Talarico quando definisce la riforma Cartabia come la peggiore di tutti i tempi – osserva Rapani – nonostante sia stata scritta da un presidente della Corte costituzionale. Oggi ci troviamo in mezzo al paradosso di dover attuare una riforma voluta da un governo diverso, pur non condividendola, tant’è che si parla già di nuovi interventi di riforma”.

“Un altro aspetto emerso nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario – sottolinea ancora Rapani – è l’ingiusta carcerazione. Numerosi errori giudiziari annualmente conducono in carcere, ancora, troppe persone innocenti. Così come la carcerazione preventiva andrebbe limitata ai soli casi eccezionali. Nel periodo 2012/2021 sono quasi 53 milioni di euro le somme corrisposte come risarcimento per ingiusta detenzione. Addirittura nel solo 2018 sono ammontati a oltre 10,4 milioni gli indennizzi versati, la seconda somma più alta di sempre in Italia”.

“Purtroppo – conclude Rapani – non si tratta soltanto di sperpero di denaro pubblico, piuttosto di tante vite umane che vengono spezzate, spesso in maniera irreversibile, poiché niente sarà più come prima. Si giudica la persona e non più il reato, esaltando fino all’assurdo la cultura del sospetto”.

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