Fine delle correnti nella magistratura. Con il via libera del Senato all’articolo 3 della riforma della giustizia, avvenuto ieri, si prevedono due Csm i cui membri sono estratti a sorte. Dopo la separazione delle carriere, ecco l’altro pilastro della riforma che riscrive l’articolo 104 della Costituzione. Con due Csm, un Consiglio superiore della magistratura requirente e un Consiglio superiore della magistratura giudicante, termina l’era delle correnti politiche: “Un appuntamento con la storia” afferma Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia. La presidenza di entrambi gli organi spetta al Presidente della Repubblica. Sono previsti due componenti di diritto: il Presidente della Corte di Cassazione per il Csm della magistratura giudicante e il Procuratore generale della Corte di Cassazione per il Csm della magistratura requirente. I restanti componenti, come si legge nel provvedimento, sono scelti per un terzo dal Parlamento in seduta comune da un elenco di professori universitari ordinari in materie giuridiche e di avvocati con almeno 15 anni di esercizio. I restanti due terzi sono scelti tra i magistrati giudicanti e i magistrati requirenti. I componenti, designati mediante sorteggio, durano in carica 4 anni e per un solo “mandato”. I componenti in carica non possono essere iscritti negli albi professionali né far parte del Parlamento o di un Consiglio regionale.
Voto finale il 22 luglio
Oggi l’aula del Senato ha approvato l’articolo 4 del ddl di riforma costituzionale che introduce l’Alta Corte disciplinare, con il compito di giudicare i magistrati, competenze disciplinari che prima spettavano al Csm. L’aula continua nell’esame degli articoli della riforma, in tutto 8, per arrivare al voto finale sul testo il prossimo 22 luglio in Senato. Dopo l’approvazione da parte della Camera dei deputati, giovedì prossimo arriverà la prima lettura conforme da parte di Palazzo Madama. “Avremmo voluto votare subito, ma siccome noi giudichiamo questa riforma una riforma che ha un appuntamento con la storia, e non solo con la cronaca, non saranno 3 o 4 giorni a modificare la sostanza”, sottolinea Gasparri al termine della conferenza dei capigruppo avvenuta ieri. Si procede nonostante l’ostruzionismo delle opposizioni: “L’unica cosa che viene fuori dalla maggioranza è questo loro incaponirsi sulla riforma costituzionale. Siamo alle solite, il governo ordina, la maggioranza obbedisce. Faremo di tutto per fermare la maggioranza”, annuncia il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia. Difatti, gli emendamenti da esaminare sono circa quattrocentocinquanta. L’obiettivo del centrodestra è comunque il via libera definitivo alla riforma entro la fine dell’anno o ad inizio 2026, con la doppia lettura in Camera e Senato, così da andare al referendum confermativo (non ha bisogno di raggiungere il quorum) nella primavera dello stesso anno, come previsto dalla Costituzione. Se i cittadini diranno sì, la riforma della giustizia entrerà nella Carta, con garanzie di terzietà assolute dei magistrati in un tema così fondamentale per gli italiani.