Gli italiani si fidano di nuovo. Numeri, politiche e percezioni dietro il risveglio dell’economia familiare

Il nuovo Rapporto LUISS-TECNE fotografa un’Italia più stabile, fiduciosa e orientata al risparmio. In crescita il bilancio familiare, la fiducia nel lavoro e la propensione al consumo: risultati che premiano le politiche fiscali e sociali del governo Meloni.

C’è un’Italia che si sveglia con meno paura e più lucidità. Un’Italia che guarda il carrello della spesa con preoccupazione, ma anche con il coraggio di chi ha imparato a resistere. Un Paese che non ha dimenticato gli anni bui, ma che inizia a riconoscere nella stabilità politica una forma di tutela, nella coerenza governativa un punto di riferimento. È il cuore del nuovo Rapporto sull’Economia Familiare elaborato da LUISS Policy Observatory e TECNE’, pubblicato nel giugno 2025, che rappresenta forse la prima fotografia organica di un clima che sta cambiando.

I numeri, i grafici, le curve tracciate pagina dopo pagina non raccontano solo un quadro economico. Raccontano una fiducia ritrovata, una relazione nuova tra cittadini e istituzioni, in cui le parole chiave tornano ad essere “famiglia”, “lavoro”, “risparmio” e “speranza”.

Un indice che sale, un popolo che resiste

Il dato più immediato è anche il più eloquente: l’Indice di Economia Familiare (IEF), su scala da 1 a 5, tocca quota 2,84, massimo da oltre 12 mesi. È un valore medio, certo, ma sufficientemente rappresentativo di un trend in risalita. Da ottobre 2024 (quando era a 2,76), l’indice è salito quasi ogni mese.

Il rapporto identifica tre macro-categorie sociali:

  • Benestanti: sopra quota 3,20.
  • Classe media: tra 2,60 e 2,90.
  • Fragili: sotto i 2,30.

Quel che colpisce è la tenuta della classe media, spesso ignorata o compressa tra bonus a pioggia e tagli lineari. In questo caso, invece, la ripresa è trasversale, con segnali positivi anche nel Centro e nel Sud Italia, notoriamente più esposti alla volatilità del potere d’acquisto.

La vera notizia: la fiducia nel domani

Il termometro delle aspettative è ancora più interessante. Alla domanda “Come sarà la sua situazione economica tra 12 mesi?”:

  • Il 19,2% prevede un miglioramento (era al 12% nel 2024).
  • Solo il 14,8% teme un peggioramento (contro il 21,3% di un anno fa).
  • Il restante 66% indica una stabilità percepita.

In altri termini: l’incertezza scende e la fiducia cresce. Un fenomeno ancora più forte tra gli occupati under 45 e le famiglie con figli piccoli, che secondo il rapporto “trainano la ripresa psicologica del Paese” (p. 13).

Politiche concrete, non slogan

È qui che il dato economico incrocia la scelta politica. Perché a mutare non è solo la percezione, ma la struttura stessa delle voci di bilancio familiare. Nel dettaglio:

  • Il 35,6% delle famiglie ha entrate superiori alle spese.
  • Il bilancio è in equilibrio per oltre il 51%.
  • Appena il 13% lamenta un disavanzo mensile, in calo rispetto al 17% del 2023.

Questo scenario non nasce per caso. È l’effetto cumulato di misure mirate, sistemiche e soprattutto continuative. Non un bonus una tantum, ma una strategia economica coerente, fondata su:

  • Taglio del cuneo fiscale per lavoratori dipendenti fino a 35.000 euro.
  • Riforma dell’assegno unico, più generosa per le famiglie numerose.
  • Detrazioni potenziate per mutui prima casa e affitti per i giovani.
  • Bonus natalità integrato con crediti contributivi per le madri.
  • Riconferma della flat tax incrementale per partite IVA fino a 85.000 euro.

A fare la differenza è l’affidabilità della politica fiscale. Il governo Meloni ha scelto di non disdire gli impegni, anche quando Bruxelles chiedeva prudenza. Ha messo la famiglia al centro del sistema economico, non come categoria retorica, ma come soggetto produttivo, fiscale e culturale.

Lavoro e stabilità: il valore della sicurezza

Il capitolo più incoraggiante del rapporto riguarda il lavoro. L’indice di percezione dell’occupazione raggiunge 3,15, e solo il 12,5% teme di perdere il posto. Un record. Ma c’è di più: gli under 35, spesso motore di insicurezza sociale, appaiono oggi come la fascia più fiduciosa in prospettiva occupazionale.

Come spiegarlo?

  • Le assunzioni a tempo indeterminato sono cresciute del 17% nel primo semestre 2025, secondo i dati INPS.
  • I contratti di apprendistato sono tornati a essere utilizzati come ponte verso la stabilizzazione.
  • Il governo ha promosso un sistema premiale per le imprese che assumono giovani donne e profili NEET.

In parallelo, è aumentata anche la propensione al consumo: l’indice per l’acquisto di beni durevoli sale a 2,54, contro il 2,38 di marzo. Non è boom, ma è un segno di fiducia reale, non solo di sopravvivenza.

L’inflazione resta, ma non fa più paura

Non tutto, ovviamente, è risolto. La percezione dei prezzi alimentari resta critica: il 60,9% segnala aumenti rispetto all’anno scorso. Ma, rispetto al picco dell’83% toccato nel 2023, è una riduzione netta.

Il governo ha agito con misure di contenimento indirette, evitando interventi distorsivi. Tra queste:

  • Moratoria sui rincari delle accise.
  • Fondo anti-inflazione per la grande distribuzione.
  • Controlli aumentati sui trasporti e sulle filiere energetiche.

Secondo il rapporto, la differenza si vede soprattutto nei nuclei con figli piccoli e nel Nord-Est, dove il calo delle tensioni sui prezzi è più evidente.

La sfida aperta: l’Italia fragile

Restano ampie zone d’ombra. Le famiglie monoreddito con più di tre figli, gli over 65 soli, le aree interne del Mezzogiorno non beneficiano ancora pienamente di questo miglioramento. I loro indici restano sotto quota 2,3. Ma anche qui si registra una lieve inversione di tendenza: la spirale negativa si è arrestata.

Il Rapporto dedica un’intera sezione a questo tema (pp. 19–21), evidenziando che “la coesione sociale resta fragile, ma meno esposta a derive drammatiche rispetto al biennio 2021–2023”.

La politica del realismo

Non ci sono miracoli, ma segnali. Non c’è trionfalismo, ma concretezza. È questa la vera cifra del cambiamento che il rapporto LUISS-TECNE ci restituisce: una politica che non promette il mondo, ma protegge il quotidiano.

La vera vittoria del governo Meloni – se così si può chiamare – è forse proprio questa: aver restituito dignità alla normalità, centralità alla famiglia, e futuro a un popolo che aveva smesso di aspettarselo.

La strada è ancora lunga, ma oggi, l’Italia cammina. E lo fa con la testa alta.

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Leo Valerio Paggi
Leo Valerio Paggi
Leo Valerio Paggi per La Voce del Patriota.

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