Gli USA di Biden elogiano il Gruppo di Vysegrad. Che dirà la sinistra italiana?

L’Amministrazione Biden, fin dalle prime ore dopo l’insediamento, ha riservato “brutte” sorprese ad una certa parte politica che, negli ultimi quattro anni, non ha mai perso occasione per demonizzare le scelte di Trump. Chi si aspettava di vedere un duro cambio di rotta nelle relazioni internazionali di Washington, non può che essere rimasto deluso, almeno per il momento.

Di qualche giorno fa, infatti, è la notizia pubblicata dalla BBC, dalla quale si apprende che Antony Blinken, il Segretario di Stato appena nominato dal Presidente Joe Biden, ha fatto sapere di sostenere le dichiarazioni che Mike Pompeo, suo predecessore, aveva rilasciato in uno “statement” ufficiale della Casa Bianca sulle responsabilità della Cina comunista nel genocidio contro i musulmani uiguri nella provincia dello Xinjiang, meno di 24 ore prima di lasciare l’incarico.

Di ieri, invece, è il tweet con il quale, dal suo account ufficiale, il Segretario di Stato americano si congratula con il Gruppo di Visegrad per il trentesimo anniversario dalla nascita di questo partenariato attraverso il quale, a suo dire, è stata rafforzata la sicurezza nel cuore dell’Europa e non solo. Definisce poi i quattro Paesi di Visegrad come “unwavering Allies” (incrollabili alleati) degli Stati Uniti e si dichiara impaziente di lavorarci insieme. Sarà stato uno shock per chi in Europa, fino ad oggi, ha dipinto come dittature mascherate da democrazie la Polonia di Kaczynski e l’Ungheria di Orban. Cosa diranno i progressisti italiani ed europei ora che “la più grande democrazia del mondo” ha speso parole di amicizia e fiducia nelle politiche adottate dai quattro Paesi dell’est, rimarcando quanto di buono fatto al fine di tenere al sicuro i confini d’Europa? Assisteremo, forse, al più classico dei “contrordine compagni”?

Del resto, le vicende in politica interna degli ultimi anni ci hanno insegnato che nulla è impossibile per la sinistra italiana, pur di mantenersi saldamente al potere, anche governare con i nemici di sempre. Attendiamo, dunque, di vedere se – folgorati sulla via di Wasghington – anche i partiti nostrani cambieranno idea sulle posizioni cosiddette “sovraniste”, che ci raccontano di un’Europa fatta di tradizioni, di radici comuni, di rispetto reciproco, ma anche di patriottismo e tutela delle proprie prerogative nazionali.

Forse, dunque, Giorgia Meloni non sarà più attaccata quotidianamente perché rivendica per l’Italia un ruolo indipendente e centrale nelle dinamiche europee ed internazionali, e non quello della ruota di scorta di Francia e Germania. Un’Italia forte in una Europa più rispettosa delle peculiarità dei singoli Stati. Un’Italia che difenda i confini esterni dell’Ue e combatta i flussi migratori incontrollati. Un progetto politico, insomma, che fino ad oggi il Partito Democratico ed il Movimento 5 Stelle (seppur con qualche tentennamento in più) hanno demonizzato e sbeffeggiato. Chissà, forse come San Paolo a Damasco, anche la sinistra italiana potrà riacquistare la vista per vedere, finalmente, la strada da percorrere per il bene dell’Italia.

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