È quasi crisi diplomatica fra gli Stati Uniti e la Francia perché all’Eliseo non sono state gradite alcune affermazioni fatte dall’ambasciatore americano a Parigi Charles Kushner, il quale è stato convocato dal governo francese. Il diplomatico USA ha detto di ritenere che per colpa del presidente Emmanuel Macron non vi siano in Francia misure sufficienti nella lotta all’antisemitismo. Macron e il suo entourage hanno qualificato come inaccettabili le parole di Kushner, ma da Washington, tramite il portavoce del Dipartimento di Stato Tommy Pigott, è arrivato un sostegno pieno all’ambasciatore.
Macron non ha digerito per nulla le critiche mossegli dal rappresentante diplomatico statunitense, ma quest’ultimo ha perlopiù ragione. In Francia, più che in altri Paesi europei come l’Italia per esempio, un sentimento antisemita purtroppo diffuso in determinati strati della società c’è sempre stato ed è emerso e a volte un po’ scomparso come un fiume carsico attraverso differenti fasi storiche. Del resto, la Republique ha al proprio interno la più grande comunità musulmana d’Europa e fra i fedeli dell’Islam, questo è ben noto e non ci inventiamo nulla, spiccano non pochi fondamentalisti che vedono nell’Occidente democratico e soprattutto negli ebrei e nello Stato di Israele il male assoluto, e che hanno in mente una sola “soluzione” per chiudere con le tensioni mediorientali, ossia, la cancellazione dello Stato ebraico e la persecuzione antisemita in ogni dove. L’estrema sinistra di Jean-Luc Melenchon è un’altra componente della Francia contemporanea che incolpa gli ebrei di ogni nefandezza globale.
Qualcuno sarà pronto a dirci: “Eh ma l’estrema destra della Le Pen?”. Segnaliamo il fatto che Marine Le Pen e il Rassemblement National abbiano anzitutto criticato la decisione di Emmanuel Macron di riconoscere lo Stato di Palestina, una mossa intempestiva, secondo la destra francese e anche quella italiana, che, in questo frangente di guerra in corso e nel quale i terroristi di Hamas non sono stati ancora sconfitti integralmente, non aggiunge speranze e diritti in più per i palestinesi e contribuisce soltanto a schierare un’importante Nazione occidentale come la Francia contro Israele e a supporto di un qualcosa che non è più critica politica verso il governo israeliano di Benjamin Netanyahu, ma assume i connotati dell’odio nefasto per tutti gli ebrei, anche per quelli non cittadini dello Stato di Israele.
L’attentato sanguinario del 7 ottobre del 2023 compiuto da Hamas in Israele, invece di spingere i musulmani residenti in Francia, se non proprio a solidarizzare, anche se sarebbe stato doveroso, con lo Stato ebraico violato ed aggredito, almeno a prendere le distanze dal radicalismo islamico armato, ha alimentato ancor più, presso certi settori della comunità islamica d’oltralpe, il fuoco del razzismo antisemita generalizzato. Le uccisioni a sangue freddo di intere famiglie, bambini ed anziani compresi, gli stupri e i sequestri del 7 ottobre sono divenuti una bazzecola da dimenticare e Israele, in quanto Stato degli ebrei, (l’odiata entità sionista), è stato trasformato nel solo carnefice della guerra nella Striscia di Gaza.
Il dramma è che questa narrazione piena di pregiudizi antisemiti non solo, non viene contrastata a sufficienza dal presidente Emmanuel Macron, il quale peraltro non si pone il problema di quelle banlieue francesi dove gli Imam predicano odio e contano di più delle Autorità della Republique, ma, anzi, ottiene in qualche modo una legittimazione dalle posizioni più recenti assunte dall’Eliseo dinanzi alla guerra nella Striscia. Considerare uguali ed entrambe meritevoli di sanzioni sia l’invasione russa dell’Ucraina che l’entrata a Gaza dell’esercito israeliano dopo il 7 ottobre 2023, spingere su forzature ideologiche come il riconoscimento internazionale dello Stato di Palestina, prendere per buona solo la versione di Hamas sui morti civili e la presunta carestia, dipingere Israele come il solo colpevole di tutto, non contribuisce affatto alla pace e crea un clima infame in cui taluni si sentono autorizzati ad andare oltre ai distinguo politici riguardanti le scelte del governo di Gerusalemme e a dare la caccia, quasi come ai tempi cupi del nazismo, a chiunque e a qualunque cosa siano riconducibili alla fede religiosa ebraica. L’ambasciatore USA a Parigi Charles Kushner ha perfettamente ragione.