“Promesse, slogan, e tante chiacchiere. Sono questi i risultati del governo italiano su questioni importantissime che si trascinano da troppo tempo e che non vedono il giusto termine. Anzi i segnali che giungono sono allarmanti. Le richieste di confronto dei sindacati hanno ormai raggiunto carattere giornaliero e ci raccontano di interi settori produttivi allo sbando, comparti economici senza alcuna prospettiva. E questo è il caso del trasporto aereo italiano e del suo indotto che stanno vivendo una crisi dalla quale non si sa come se ne uscirà. La crisi sanitaria ha messo in ginocchio tutto il sistema, i dati purtroppo lo certificano. Secondo le stime riportate da Iata, la principale associazione di categoria che riunisce le compagnie aeree, ‘la ripresa sarà lunga e faticosa, serviranno anni prima che il traffico aereo riesca ad assorbire e smaltire la crisi in cui è sprofondato a causa del blocco dei viaggi per il coronavirus, il volume di traffico tornerà ai livelli del 2019 solo nel 2023. Anche Alitalia fa i conti con la crisi e nello stesso tempo presenta alle organizzazioni sindacali il nuovo schema di piano industriale che prevede 6mila lavoratori altamente qualificati posti in un limbo senza certezze, fuori dal ciclo produttivo e senza garanzie sul mantenimento delle qualifiche e delle certificazioni.La Commissione competente della Comunità europea ha rimandato indietro lo schema del piano industriale evidenziando importanti anomalie in termini di rotte, perimetro aziendale e redditività. Insomma, tutto da rifare. E cosa dicono Caio e Lazzerini? Niente, e nonostante gli ultimi allarmi lanciati da Assaeroporti: -75 per cento del traffico nel 2020 (circa 53 milioni di passeggeri a fronte di più di 200 milioni nel 2019), sembra non interessare la crisi che attanaglia gli aeroporti italiani. Tutte le forze si sono concentrate sulla questione Alitalia (Decreto Agosto e 3 miliardi di euro per la new company) mentre delle oltre 130 aziende del settore e dei 40mila lavoratori nessuno ne parla. In questo quadro deficitario il nostro Paese è in netto ritardo in quanto non ha previsto finanziamenti alle società che gestiscono gli aeroporti, ad eccezione dello slittamento di due anni delle concessioni aeroportuali e la cig straordinaria sino a marzo 2021. Può bastare questo per tutelare le migliaia di lavoratori del comparto? No. La Germania, ad esempio, ha stanziato 1,36 miliardi di euro per gli aeroporti. Sarà un caso? No. In tutti i Paesi il sistema aeroportuale nazionale è essenziale per lo sviluppo, non solo per il turismo (in questo periodo azzerato) ma anche, e soprattutto oggi, per la mobilità di cittadini, lavoratori ed imprese. Altra questione irrisolta, poi, riguarda i 1500 dipendenti di AirItaly posti in cassa integrazione, per i quali al momento non vi è alcuna prospettiva. La stessa situazione è vissuta dai dipendenti dell’indotto aeroportuale, catering, pulizie, commercio, tutti dipendenti posti in cassa integrazione che, se fortunati, attingono dagli ammortizzatori sociali in tempi ragionevoli altrimenti, come avviene per la maggior parte aspettano mesi per poche centinaia di euro. In questo quadro sconfortante, infine, si pone la situazione di Enav Spa, la società che gestisce il traffico aereo italiano. Si starebbe valutando l’accesso al fondo di integrazione salariale per il proprio personale quando a mezzo stampa si è appreso di facili assunzioni di amici degli amici (Luigi Napolitano candidato al senato nel collegio Campania 7 per il movimento 5 Stelle). Insomma, è questo è il modus operandi del nuovo amministratore delegato, Paolo Simioni, proveniente da una non proprio esaltante esperienza in ATAC per raggiungere più tranquilli lidi in ENAV”.
Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia, Massimo Ruspandini, capogruppo in Commissione Trasporti al Senato e responsabile nazionale Trasporti.