Grazie al Cielo e a Giorgia, il disgelo Trump – Zelensky

Doveva accadere prima o poi. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky, dopo tante incomprensioni, dovevano parlarsi e chiarirsi una volta per tutte. Ma ciò è successo in un luogo, un momento e un modo, inimmaginabili sino a poco tempo prima. Nel cuore della Basilica di San Pietro e nella giornata del funerale solenne di Papa Francesco, con dei significati profondi, terreni e, per chi è credente come l’autore di questo articolo, anche ultraterreni.

Il modo ha reso infine storico il colloquio fra i due, durato un quarto d’ora circa, perché il leader USA e quello di Kiev si sono finalmente parlati nella maniera che avrebbe dovuto contraddistinguere sin da subito le relazioni ucraino-americane, ovvero, senza freddi ultimatum e rivendicazioni insostenibili.

Certo, il posto e la circostanza non consentivano risse, ma Trump e Zelensky si sarebbero potuti, per esempio, ignorare a vicenda ed invece si sono seduti faccia a faccia nella Basilica di San Pietro, a dimostrazione degli sforzi e dell’interesse di entrambi per la pace. Rimane da vedere cosa vuole fare davvero Vladimir Putin, il quale finora, con i ripetuti raid in Ucraina, non ha dato risposte distensive e non a caso Donald Trump si è detto molto deluso del comportamento russo, ma gli Stati Uniti da una parte e il governo di Kiev dall’altra vogliono mettere la parola fine a questa guerra.

Naturalmente, l’Ucraina ha bisogno di una soluzione che garantisca la sua sicurezza a lungo termine, la pace giusta insomma, ma Zelensky sa che non ci si può esimere dal sostenere l’impegno americano finalizzato a rendere possibile anzitutto un cessate il fuoco e poi ad aprire un negoziato. Trump, dal canto suo, si trova a dover a che fare con un Putin che, almeno per il momento, non sembra intenzionato a fermare il conflitto, e allora diventa imperativo iniziare quantomeno a superare le divisioni all’interno della coalizione occidentale, soprattutto fra Washington e Kiev, per potere poi esercitare meglio le necessarie pressioni sul Cremlino, che, trovandosi di fronte ad una maggiore coesione di USA, Europa e Ucraina, può convincersi della opportunità di non allungare ancora una guerra che è già costata fin troppe vite umane.

A San Pietro, Trump e Zelensky hanno quindi rotto gli indugi e si sono parlati guardandosi bene negli occhi. Essendosi realizzato tutto questo nel cuore della Cristianità e nel giorno dell’ultimo saluto a Papa Francesco, viene da pensare che vi sia stato un contributo divino alla pace, da lassù, magari direttamente dal Pontefice argentino. Chi non crede, e per carità, si tratta di una posizione legittima e rispettabile, non può certo immaginare un aiuto dal Cielo, ma i credenti, visti il luogo e quella giornata particolare, sono portati ad intravedere anche una influenza immateriale e spirituale nel disgelo fra Donald Trump e Volodymyr Zelensky. Senz’altro, qualcuno in carne ed ossa, appartenente a questa dimensione terrena, ha lavorato affinché il presidente americano e quello ucraino tornassero a confrontarsi in maniera costruttiva.

Questo qualcuno si chiama Giorgia Meloni, che ancora una volta ha dimostrato di possedere doti diplomatiche e di statista davvero encomiabili. I funerali dei Pontefici, fu così anche per Giovanni Paolo II ed è stato allo stesso modo per Benedetto XVI, vedono la partecipazione di Capi di Stato e di governo di quasi tutto il mondo, ma, per fare sì che la cerimonia funebre dedicata a Jorge Mario Bergoglio non si limitasse ad essere una mera passerella di potenti e costituisse invece un significativo punto di svolta per il raggiungimento della pace in Ucraina, il Presidente del Consiglio, forte delle buone relazioni politiche e umane che ha sia con Trump che con Zelensky, ha creato le condizioni per un faccia a faccia che è già Storia. Peraltro, senza volere apparire e lasciando il palcoscenico, se così vogliamo chiamarlo, ai due presidenti.

In coerenza con la linea di sempre, cioè, con la consapevolezza della cruciale importanza dell’asse transatlantico USA-Italia e USA-UE, e l’appoggio doveroso per la parte aggredita del conflitto, l’Ucraina di Volodymyr Zelensky.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Leggi anche

Articoli correlati