Non c’è proprio pace per il premier spagnolo Pedro Sanchez, vera icona della segretaria del Pd Elly Schlein. Dopo le accuse per traffico di influenze alla moglie Begona Gomez e quelle per corruzione del fratello minore Daniele, ora un altro scandalo rischia letteralmente di travolgere il partito socialista operaio (PSOE) e avere pesanti ripercussioni sulla tenuta dello stesso esecutivo spagnolo. Lo scandalo riguarda la corruzione in seno al partito socialista scoppiata qualche mese e denominato caso Abalos, dal nome dell’ex ministro dei trasporti socialista, che era accusato insieme al suo capo di gabinetto, Koldo Garcia, di avere intascato centinaia di migliaia di euro di tangenti, in cambio di favori ad amici imprenditori su alcune commesse pubbliche.
Ora le indagini hanno fatto emergere nuovi inquietanti elementi, che hanno colpito il numero 3 del partito Santos Cerdan, fedelissimo di Sanchez, che è stato costretto a dimettersi da tutte le cariche del partito ed istituzionali, per il suo evidente coinvolgimento nello scandalo (avrebbe intascato una tangente da 620.00 euro). Il premier contrito si è presentato davanti alla stampa per chiedere scusa per il comportamento del suo fido compagno di partito, ma ha assicurato che l’esecutivo andrà avanti, malgrado in alcune intercettazioni compaia esplicitamente anche il suo nome, facendo intendere un suo coinvolgimento, anche se per ora solo indiretto, nello scandalo di corruzione.
“La prima conseguenza del tanto atteso e devastante rapporto dell’UCO su Santos Cerdán è stata la dimostrazione che la cerchia ristretta di Pedro Sánchez non solo è priva dell’apparato del PSOE, ma anche della stragrande maggioranza del suo governo. Inoltre, ha messo in luce la frattura tra quello che i suoi collaboratori chiamano “il bunker” e il resto dell’universo socialista, con particolare riferimento a Ferraz (sede del Psoe) e al Gruppo Socialista al Congresso dei Deputati.” ha scritto Juan Fernandez Miranda, editorialista di punta di El confidencial, la prima testata spagnola ad avere fatto emergere lo scandalo “Abalos” mesi fa. Ma l’informativa dell’UCO ( il reparto di polizia giudiziari spagnola), che si occupa delle indagini, accende anche un faro sulle primarie del 2014 che avevano visto la vittoria proprio di Sanchez alla guida del partito, e che sempre secondo il rapporto della polizia sarebbero state evidentemente truccate. Come scrivono i media, insomma, il premier spagnolo sembrerebbe voler adottare la classica postura pilatesca sui fatti gravissimi che emergerebbero dalle indagini.
Questo dopo che per mesi lo stesso premier avrebbe negato l’evidenza delle accuse e assolto il suo partito da ogni addebito. Ora, Sanchez ha pensato bene di chiedere scusa e proseguire nel suo travagliato cammino di governo. Ma la situazione, come ammettono anche alcune fonti del PSOE, rischia di travolgere lui e tutto il partito. “Non può convocarle ora, ma non andrà fino in fondo”, hanno detto ieri dopo lo scandalo fonti del partito. “E se lo fa e le combina con le elezioni regionali e comunali, moriremo tutti”.
Le stesse fonti ammettono che sarebbe davvero singolare che Sanchez fosse all’oscuro di tutto e continuasse ad avere fiducia in Cerdan, e se anche cosi fosse, sarebbe ugualmente grave perché dimostrerebbe che non ha assolutamente il controllo del suo stesso partito. Una situazione al limite del paradossale, che ha mandato su tutte le furie l’opposizione di centro destra che chiede a gran voce le dimissioni di Sanchez, le cui scuse sono state definite vergognose da Santi Abascal, leader di Vox. Il segretario del Partito Popular, che ha ribadito di non avere per ora intenzione di presentare una mozione di censura (grazie alla quale nel 2018 Sanchez sostituì il presidente di allora Rajoy) ma che si aspetta al più presto le dimissioni del premier e la convocazione di elezioni anticipate, commentando le sue scuse con un eloquente.”
È incredibile che non abbia capito niente”. Difficile prevedere adesso cosa potrà accadere ad un governo già molto indebolito dalle sue tante spaccature interne e tenuto solo insieme dalla certezza che in caso di elezioni vincerebbe a man bassa il centro destra. Ma alcuni esponenti di Sumar, il partito di estrema sinistra che appoggia il governo, avrebbe preteso comunque spiegazioni più dettagliate da parte del premier spagnolo. Difficilissimo comunque poter pensare che in queste condizioni il governo spagnolo possa arrivare alla sua naturale fine prevista nel 2027. e in quel caso è quasi certo che cadrebbe anche uno degli ultimi baluardi della sinistra in Europa. E quello che si augurano le opposizioni, ma anche quello che si augura la maggioranza degli spagnoli, stufa di una serie di casi di corruzione che dimostrano come il PSOE sia diventato ormai un comitato d’affari più che un partito politico.