Guerra Iran-Israele, la reazione del popolo iraniano: “Il regime deve essere abbattuto”

Il favore di giovani e intellettuali per gli attacchi israeliani contro gli ayatollah

È possibile esultare se la propria terra viene bombardata? Se il potere nel tuo Paese è detenuto dal 1979 dai ‘Guardiani della rivoluzione’ che reprimono libertà e diritti si può, e gli iraniani lo stanno dimostrando. Intellettuali, dissidenti e giovani si stanno schierando senza mezzi termini contro il regime teocratico e sperano nella caduta degli ayatollah. I giovani oppositori alla Repubblica islamica esultano per la distruzione dei lussuosi palazzi dei pasdaran, colpiti dai missili israeliani. Gli studenti della Sharif University sono scesi in piazza: “Gente le strade sono ora nelle nostre mani! Gli agenti sono fuggiti. Venite in strada così possiamo distruggerli!”. I giovani del movimento “Donna, Vita, Libertà”, interpellati da “il Riformista” si scagliano contro gli ayatollah: “Questo regime non ha mai condiviso il dolore del popolo. Ne ha solo tratto profitto”. Ecco perchè nei giorni delle proteste per Gaza volute dal regime i giovani avevano paragonato la dittatura della Guida suprema Khamenei all’Isis: “Sepahi (pasdaran), basiji, Hamas, siete voi il nostro Isis” e ancora: “Il nostro regime islamico è come l’Isis, è come Hamas, come Hezbollah e per questo deve essere abbattuto”

L’appello degli intellettuali

Anche intellettuali, registi e scrittori iraniani chiedono la fine del regime e delle ostilità: “Sottolineando con fermezza la salvaguardia dell’integrità territoriale dell’Iran e il reale diritto del popolo alla sovranità, chiediamo la cessazione dell’arricchimento dell’uranio da parte della Repubblica Islamica e la fine immediata della guerra devastante tra la Repubblica islamica e il regime al potere in Israele: una guerra che non solo distrugge infrastrutture e vite civili in entrambi i territori, ma rappresenta anche una chiara minaccia alle basi della civiltà umana”. “L’Iran e il suo popolo – prosegue la mozione, firmata tra gli altri dal cineasta Jafar Panahi e dalla premio Nobel Shirin Ebadi – non devono essere sacrificati per l’arricchimento dell’uranio e per le ambizioni della Repubblica Islamica”. “A nostro avviso, le autorità della Repubblica Islamica non hanno né la capacità né la volontà di risolvere i conflitti interni ed esterni dell’Iran; la migliore via per salvare il popolo iraniano e questa terra è che le autorità della Repubblica Islamica si dimettano e favoriscano una transizione dalla Repubblica Islamica alla democrazia”. Ramtin Ghazavi, il più famoso tenore lirico iraniano, parla dell’attacco di Israele: “Con tanto malincuore e con tanto dolore… è l’unica soluzione per liberarci dal regime” e quindi si augura che Benjamin Netanyahu faccia cadere “la testa del serpente”. Da oltre vent’anni ha lasciato l’Iran che è il Paese “più ricco del mondo con la popolazione più povera del mondo”. “Seguo questi bombardamenti – spiega all’Ansa – come un parente stretto di una persona gravemente ammalata che stanno mandando in sala operatoria anche a rischiare la vita, ma che sa che questa è l’unica soluzione. E’ la legge della natura, lo dico con tanto malincuore e con tanto dolore, perché i miei genitori e i miei amici sono ancora in Iran”. Ghazavi paragona l’Iran alla Corea del Nord, parla di 80 milioni di abitanti “ostaggio di una minoranza”, lo definisce “un regime totalitario che controlla uno dei paesi più ricchi del mondo ma la gente non sa cosa fare per tirare avanti e mangiare” e “ci sono gravissimi problemi a livello umanitario e di diritti umani che vengono giornalmente calpestati da 47 anni”. Ora però il regime “è assolutamente indebolito e non si aspettava un attacco così forte a Teheran. So che stanno piazzando le camionette anti-rivolte nelle piazze per impaurire la gente ma è difficile prevedere cosa succederà”. Il suo auspicio è che Israele vada avanti e “arrivi alla radice del problema, anzi, alla testa del serpente come diciamo noi. E se cadrà la testa del serpente, anche la gente si ribellerà”

“Ogni attacco al regime è una scintilla di speranza”

Ashkan Rostami, dissidente iraniano residente in Italia dal 2015, in un’intervista a “il Giornale” parla così degli attacchi israeliani: “Per noi iraniani in esilio, ma anche per chi resiste dentro il Paese, ogni attacco al cuore del regime è una scintilla di speranza. I giovani, le donne, gli studenti: tutti quelli che hanno manifestato e pagato un prezzo altissimo sentono che qualcuno, da qualche parte, non si è dimenticato di loro. La vera liberazione avverrà solo quando gli iraniani potranno scegliere il proprio futuro senza paura. Ma questo tipo di interventi riduce la forza repressiva del regime. E quindi sì, sono un passo nella giusta direzione”. 

Mentre gli iraniani si schierano contro il regime teocratico degli ayatollah c’è già chi si candida a futura guida del Paese. Il figlio dell’ultimo Scià di Persia (destituito nella rivoluzione del 1979), Rehza Pahlavi, si dice pronto a guidare l’Iran verso una “transizione democratica”. Nel frattempo continuano le raffiche incrociate di missili tra Iran e Israele, con il bilancio dei morti che è salito a 250 circa.

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Alessandro Guidolin
Alessandro Guidolin
Classe 1997, piemontese trapiantato a Roma. Laureato in giurisprudenza, appassionato di politica e comunicazione. “Crederci sempre arrendersi mai”

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