Hamas accetta la proposta di Trump! Vince il Realismo politico. La Sinistra non aveva capito nulla…

Il piano americano per Gaza ottiene il via libera da HAMAS! L’ex premier laburista Tony Blair nel “Consiglio di pace”: un segnale di equilibrio e pragmatismo. Mentre Trump e Meloni dettano la linea del realismo, la sinistra italiana si rifugia ancora nell’ideologia.

Donald Trump lo aveva detto chiaramente: “Accettate il piano entro le 18:00 di Domenica, ora di Washington, o sarà l’inferno.” Hamas ha accettato. È un passaggio storico che segna una svolta nel conflitto israelo-palestinese e un clamoroso successo del realismo politico rispetto all’idealismo sterile che ha dominato la diplomazia degli ultimi anni.

Il piano di Trump: realismo, sicurezza e ricostruzione

La proposta della Casa Bianca, accolta da Hamas e da gran parte della comunità internazionale, mira a porre fine al conflitto garantendo sicurezza, stabilità e ricostruzione. Gaza diventerà una zona deradicalizzata e smilitarizzata, finalmente libera dal controllo delle fazioni armate e pronta ad avviare un percorso di normalizzazione.

Il cessate il fuoco scatterà immediatamente, con il ritiro graduale delle forze israeliane e la liberazione completa degli ostaggi. In parallelo, inizierà una fase di ricostruzione umanitaria e infrastrutturale sotto la supervisione delle Nazioni Unite e di organizzazioni neutrali, per garantire la distribuzione degli aiuti senza interferenze politiche.

Ma il vero cuore del piano è la governance del dopoguerra. Gaza sarà gestita da un comitato tecnocratico e apolitico di esperti, controllato da un nuovo organismo internazionale di transizione: il “Consiglio di pace”, guidato da Donald Trump e con la partecipazione di figure di alto profilo come l’ex primo ministro britannico Tony Blair.

La presenza di Blair – esponente storico del Labour e tutt’altro che vicino all’ex presidente americano – conferisce al piano un’aura di credibilità trasversale, spazzando via ogni accusa di faziosità o unilateralismo.

Sul piano economico, è previsto un programma di sviluppo massiccio per ricostruire Gaza e creare una zona economica speciale, capace di attrarre investimenti, posti di lavoro e opportunità per la popolazione locale. Il tutto accompagnato da una forza internazionale di stabilizzazione (ISF) che garantirà la sicurezza interna in cooperazione con Israele ed Egitto, evitando ogni rischio di ricaduta nel terrorismo.

In prospettiva, il piano apre anche la strada a una possibile statualità palestinese, subordinata però a un percorso di riforme e di smilitarizzazione effettiva: “Con il progredire della ricostruzione di Gaza – si legge nel testo – potranno crearsi le condizioni per un percorso credibile verso l’autodeterminazione e la statualità palestinese.”

Un consenso internazionale senza precedenti

La proposta ha ottenuto un sostegno trasversale e sorprendente.
Il Primo Ministro Inglese Keir Starmer ha descritto l’iniziativa statunitense come “profondamente gradita” e ha confermato il sostegno del Regno Unito per porre fine al conflitto. 

I ministri degli esteri di Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar, Egitto, Giordania, Turchia, Indonesia e Pakistan, in una dichiarazione congiunta hanno “accolto favorevolmente” il piano di Trump e hanno manifestato fiducia nel suo ruolo nel processo di pace. 

L’Unione Europea ha espresso apprezzamento per lo sforzo americano, sottolineando la centralità del cessate il fuoco e della cooperazione umanitaria.

In Italia, la Camera ha approvato una risoluzione del centrodestra, sostenuta anche da Azione e Italia Viva, che hanno votato a favore. Nessun voto contrario, solo le astensioni di PD, M5S e AVS. Un segnale chiaro di chi, oggi, sceglie la responsabilità e chi resta prigioniero dell’ideologia.

Schlein e la sinistra: il trionfo dell’ideologia sulla concretezza

In Aula, la segretaria del PD Elly Schlein ha dichiarato: “Non possiamo votare una risoluzione che ignora il riconoscimento dello Stato palestinese. Non esiste riconoscimento condizionato.”

Parole che svelano, ancora una volta, la miopia politica di una sinistra che preferisce restare intrappolata nei suoi dogmi piuttosto che contribuire a una pace concreta.

Il paradosso è che proprio il piano di Trump, al punto 19, prevede il riconoscimento graduale della statualità palestinese – esattamente ciò che Schlein sostiene non esserci. Ma quando una proposta arriva dall’altra parte dello spettro politico, per lei diventa automaticamente inaccettabile. È l’ennesima conferma di quella logica da “buoni contro cattivi”.

Eppure, i fatti parlano chiaro: l’Italia è tra i primi Paesi al mondo per aiuti umanitari e evacuazioni sanitarie da Gaza, e il governo Meloni è in prima linea nel sostenere il piano di pace.

Meloni e Trump: il ritorno del pragmatismo

Dopo l’annuncio dell’accordo, la premier Giorgia Meloni ha scritto: “Seguo con grande attenzione gli sviluppi a Gaza e rinnovo il mio pieno sostegno agli sforzi del Presidente Trump per portare la pace in Medio Oriente.  La priorità per tutti deve essere ora giungere a un cessate il fuoco che conduca all’immediato rilascio di tutti gli ostaggi.  L’Italia rimane pronta a fare la sua parte.”

Trump, dallo studio Ovale, ha dichiarato: “Credo che Hamas sia pronta per una pace duratura. Israele deve fermare i bombardamenti per consentire la liberazione sicura e rapida degli ostaggi. Questo non riguarda solo Gaza, ma la PACE a lungo cercata in tutto il Medio Oriente.”

La vittoria del Realismo!

La pace non nasce dalle utopie, ma dalle decisioni difficili. Trump ha imposto una visione concreta, basata su responsabilità reciproche, sicurezza e ricostruzione. Meloni ha colto il senso di questa svolta, sostenendo con lucidità la via del realismo.

La sinistra, invece, continua a sventolare bandiere ideologiche e a citare principi che non portano risultati. Ma la storia, ancora una volta, la smentisce: vince chi ha il coraggio di guardare la realtà, non chi si rifugia nei sogni.

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Michele Intartaglia
Michele Intartaglia
Michele Intartaglia, classe 2004, originario di Procida. Studente di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli.

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