Hamas deve sparire

La guerra a Gaza contro i terroristi di Hamas, la questione degli ostaggi purtroppo ancora in ballo, le minacce provenienti da Hezbollah in Libano e da cellule terroristiche operanti in Siria, sono macigni già più che sufficienti per evitare che il governo, le Forze Armate e l’intelligence dello Stato di Israele rischino di incorrere nella noia. Evidentemente, esse non bastavano perché si sono aggiunti i vasti incendi propagatisi sulle colline intorno a Gerusalemme, che hanno messo in pericolo persino la Città Santa e comportato l’evacuazione di circa 7mila persone.

Il vento proveniente da ovest e il rialzo delle temperature sono stati la causa di un ampliamento massiccio del fuoco che ha lambito le periferie di Gerusalemme con la possibilità che pure il centro cittadino venisse coinvolto dalle fiamme. Ora, il peggio sembra scongiurato e la maggior parte degli incendi è stata domata, ma i Vigili del Fuoco israeliani, con aiuti giunti anche dall’estero come i due aerei Canadair della Protezione Civile italiana inviati dal Governo, stanno ancora lavorando sodo per impedire il riaccendersi eventuale dei roghi dovuto al ritorno possibile del vento. Israele ha un clima che va dal temperato al tropicale e, avendo lasciato alle spalle la stagione invernale fresca e umida, si avvia ora verso una lunga estate calda e secca. Quando le temperature sono alte e le precipitazioni piovose scarseggiano, come vediamo anche in determinate aree del nostro Mezzogiorno, gli incendi in zone boschive diventano una evenienza alla quale bisogna prestare attenzione.

Ma il grande problema del fuoco divampato attorno a Gerusalemme è che esso è parso fin da subito di origine dolosa, e non serve farsi venire l’emicrania nel cercare di capire chi possano essere stati i responsabili. Il forte vento e il caldo hanno senz’altro consentito alle fiamme di trasformarsi in una emergenza nazionale per Israele, ma tutto è partito da un gruppo di persone, lo stesso che su Telegram ha esortato i palestinesi a “bruciare tutto ciò che possono: boschi, foreste e case dei coloni”. Stiamo parlando, ovviamente, di Hamas che con il proprio post su Telegram ha di fatto rivendicato la paternità degli incendi. Bruciare Israele per vendetta verso la guerra nella Striscia di Gaza. Si comprende altresì la natura dolosa dei roghi dal giorno in cui il fuoco ha circondato Gerusalemme, vale a dire, il Giorno dell’Indipendenza dello Stato di Israele in cui gli israeliani avrebbero dovuto festeggiare il 77esimo anno di esistenza della loro Nazione, una data scelta da Hamas, appunto, non a caso.

La drammatica vicenda degli ostaggi ancora nelle mani dei terroristi di Gaza deve continuare ad essere ed è una priorità per il governo di Benjamin Netanyahu, ma è impossibile perdere di vista l’obiettivo fondamentale della vittoria totale di Israele su Hamas. Gli integralisti armati della Striscia di Gaza non possono più ricevere vantaggi da impraticabili tregue e dilazioni temporali ulteriori visto che hanno dimostrato sin qui di non essere per nulla interessati ad una soluzione pacifica e di volere soltanto, gli incendi di Gerusalemme lo provano in maniera ampia, proseguire, quando e dove si può, negli attacchi assassini contro Israele. Anche l’Autorità Nazionale Palestinese, che governa la Cisgiordania, ha capito che con il perdurare della presenza di Hamas a Gaza la guerra non è destinata a finire presto, infatti l’ANP ha invitato i terroristi ad abbandonare la Striscia oppure, perlomeno, ad accettare il disarmo proposto da Israele e ad intraprendere la trasformazione dell’organizzazione in un partito politico.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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