Sono giorni caldi sul fronte politico. All’orizzonte ci sono le prossime elezioni regionali d’autunno, e mentre il Centro-Destra mostra coesione e conferma i suoi governatori uscenti – Francesco Acquaroli nelle Marche e Roberto Occhiuto in Calabria – la sinistra si avvita nei soliti giochi di palazzo, spartizioni e compromessi al ribasso.
A farne le spese, ancora una volta, è il Partito Democratico, costretto a chinare la testa davanti al Movimento 5 Stelle. In Calabria la scelta è ormai ufficiale: il candidato del “campo larghissimo” sarà Pasquale Tridico, ex presidente dell’INPS ed eurodeputato grillino. In Campania, invece, è ormai ufficiosa la candidatura di Roberto Fico, ex presidente della Camera e volto storico dei 5 Stelle. Due figure che dicono molto sul destino del centrosinistra: da un lato, la resa totale del PD; dall’altro, la supremazia pentastellata mascherata da alleanza.
Il caso Calabria: Tridico, il padre del reddito di cittadinanza.
Per capire quanto sia surreale questa candidatura basta ricordare chi è Pasquale Tridico. L’uomo che oggi si propone come salvatore della Calabria è lo stesso che, da presidente dell’INPS, fu l’architetto del reddito di cittadinanza, una delle piaghe più devastanti per il mercato del lavoro e per la dignità sociale del Paese.
Il “capolavoro” del grillismo si è tradotto in anni di assistenzialismo diffuso, abusi e disincentivo al lavoro, soprattutto nelle aree più fragili del Sud. Non solo: il reddito di cittadinanza è stato spesso usato come strumento di consenso politico, alimentando un voto di scambio mascherato. Non stupisce che Tridico abbia già annunciato che il fulcro del suo programma sarà un cosiddetto “reddito di dignità regionale”. Tradotto: la solita promessa di sussidi per comprare voti…
Il paradosso? Anche Matteo Renzi e molti esponenti di Italia Viva, che per anni hanno attaccato Tridico definendolo “disastroso” per l’economia, oggi sono pronti a sostenerlo in cambio di qualche poltrona. Coerenza zero, opportunismo mille: solita strategia della Sinistra – e Renziana.
Il caso Campania: Fico candidato e De Luca detta legge!
Se in Calabria il PD si piega al M5S, in Campania lo scenario non è diverso. La candidatura di Roberto Fico è ormai data per certa: un ex presidente della Camera grillino, mai particolarmente amato neppure nel suo stesso partito, che ora viene imposto come frontman della coalizione.
Ma non basta. L’accordo sembra prevedere anche la scalata del figlio di Vincenzo De Luca ai vertici del PD campano. Una vera e propria dinastia familiare, che smonta in un colpo solo tutte le prediche di rinnovamento e trasparenza della sinistra. In altre parole, il PD non solo si sottomette ai 5 Stelle, ma si inchina pure al potere di De Luca senior, regalando il partito al suo “figliol prodigo”.
Il PD piegato e umiliato
La verità è che il Partito Democratico si è ridotto a recitare il ruolo di comprimario. Lontani i tempi in cui i dem dettavano la linea, oggi sono ostaggio dei pentastellati, costretti ad accettare candidature calate dall’alto e a cedere terreno, comune dopo comune, regione dopo regione.
Il “campo largo” non esiste: si tratta di un campo minato, pieno di contraddizioni e contrasti interni. La presenza di Calenda, che ha già detto chiaramente di non sostenere né Tridico né Fico, conferma quanto fragile e caotico sia questo progetto politico.
Il centrodestra: compattezza e concretezza
Dall’altro lato, il centrodestra si presenta compatto e credibile. In Calabria e nelle Marche i governatori uscenti hanno già dimostrato di saper governare e vengono confermati, segno di fiducia e stabilità. In Campania, i nomi che circolano – da Giosy Romano a Edmondo Cirielli – sono figure solide, radicate, con esperienza amministrativa e politica.
La differenza è sotto gli occhi di tutti: mentre la sinistra discute di assistenzialismo, candidature imposte e logiche familistiche, la destra punta su stabilità, radicamento e competenza.
Conclusione: un film già visto
La sinistra parla di “campo largo”, ma quello che vediamo è solo l’ennesima ammucchiata senza visione:
- In Calabria il candidato è l’uomo del reddito di cittadinanza.
- In Campania, un grillino di lungo corso e il solito familismo targato De Luca.
Il PD, piegato e silenzioso, accetta tutto pur di sopravvivere.
Il Centrodestra compatto, al contrario, si prepara a vincere con candidati credibili e programmi concreti.
E allora la domanda è semplice: davvero gli italiani vorranno affidare il futuro delle loro Regioni a chi ha già dimostrato di saper solo distribuire sussidi e spartirsi poltrone?