I Pro-Pal noti anche come nazisti rossi

Gli estremisti di sinistra e i frequentatori dei centri sociali di tutte le età, piuttosto conosciuti dalle Forze dell’Ordine, hanno scelto, dopo l’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, di presentarsi come Pro-Palestina oppure, in maniera abbreviata, Pro-Pal, per battersi, così raccontano, a favore dei “poveri” palestinesi aggrediti da Israele e dal governo di Benjamin Netanyahu. Si scagliano contro la guerra di Gerusalemme, peraltro iniziata a causa del massacro di Hamas del 7 ottobre 2023, ma questo particolare sfugge sempre alle sinistre parlamentari ed extraparlamentari, tuttavia, il loro pacifismo si conclude in ogni circostanza, alla faccia dell’armonia fra i popoli, con violenze fisiche ai danni di Polizia e Carabinieri, tafferugli vari e atti vandalici contro proprietà pubbliche e private.

Finora e ovunque in Italia, tutte le manifestazioni dei Pro-Pal sono finite male e questi facinorosi, mai condannati dal PD nazionale e dagli amministratori locali del centrosinistra, perseverano con comportamenti violenti ed evidentemente illegali. Hanno tenuto impegnate le Forze dell’Ordine anche al Salone del Libro di Torino dove è stato consumato un tentativo di ingresso non autorizzato ai cancelli della kermesse, al grido di “Fuori i sionisti dal Salone del Libro”. Nel mirino dei Pro-Pal la presenza al Salone del giornalista della Comunità ebraica di Milano e del quotidiano La Ragione Nathan Greppi, invitato a Torino a presentare il proprio libro “La cultura dell’odio”. Gli estremisti rossi hanno provato a sfondare i cancelli e hanno provocato l’inevitabile e doverosa reazione delle Forze dell’Ordine, le quali hanno respinto le velleità manesche dei sedicenti attivisti. Però, alcuni di loro sono riusciti comunque a varcare un ingresso secondario e laterale, e hanno esposto le loro bandiere palestinesi di fronte alle porte del Padiglione 1. A Torino la solita voglia di menare le mani, inscenare manifestazioni e atti dimostrativi non autorizzati e provocare Polizia e Carabinieri.

Lo stesso copione si è visto oggi a Milano con le proteste organizzate dai centri sociali contro il Remigration Summit, un incontro dedicato al tema della immigrazione e tenutosi a Gallarate, provincia di Varese, e legittimato, comunque la si pensi in merito all’argomento discusso e ai promotori, da autorizzazioni da parte delle Autorità, a differenza delle irruzioni piazzaiole dei Pro-Pal. Ma, oltre al teppismo estremista, al Salone del Libro di Torino ha preso forma anche uno spettro del passato, che pensavamo fosse rimasto ancorato alla Storia di parecchi decenni fa, ovvero, la tentazione di intimidire prima e sopprimere poi l’altrui pensiero e la cultura considerata sconveniente e sgradita. Non esiste nulla di maggiormente plurale del Salone del Libro di Torino dove tutte le case editrici, (di destra, di sinistra, cattoliche, terzomondiste o dedite soltanto alla narrativa), possono avere uno stand. E nel variegato mondo del Salone si è presentato, con tanto di invito, anche Nathan Greppi, per illustrare la sua opera che spiega l’odio esistente verso lo Stato d’Israele che molto spesso è fobia nei confronti, non tanto dei governi israeliani di turno, bensì del popolo di quella Nazione in quanto tale, in quanto ebraico. No, Greppi non può parlare perché propaganderebbe idee sioniste, che non possono avere cittadinanza su questa Terra per i Pro-Pal, e bisogna assaltare i cancelli del Salone del Libro per creare tensione e paura affinché il giornalista “sionista” de La Ragione rinunci a dire quello che aveva in mente e magari sia costretto ad andarsene onde evitare scontri fisici violenti.

Questo è squadrismo bello e buono, messo in atto da comunisti estremisti che però fanno tornare in mente i nazionalsocialisti tedeschi che pianificavano la cancellazione della cultura scomoda per gli obiettivi del Terzo Reich e nel 1933 bruciavano i libri “contrari allo spirito della Germania”. I Pro-Pal sono nazisti rossi che di fatto condividono con le camicie brune di hitleriana memoria la medesima intolleranza e lo stesso odio, spacciato per anti-sionista, ma in realtà antisemita. 

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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