I repubblicani USA hanno compreso l’importanza di aiutare l’Ucraina

Il corposo pacchetto di aiuti, 95 miliardi di dollari, economici, militari e umanitari, per l’Ucraina, Israele e Taiwan, giaceva da tempo presso il Congresso degli Stati Uniti senza ricevere bocciature e nemmeno approvazioni. Lo stallo era dovuto a incessanti trattative fra democratici e repubblicani; i primi, maggioritari al Senato, i secondi, aventi invece il controllo della Camera dei Rappresentanti. Il Partito Repubblicano americano, visto che questo è l’anno elettorale della corsa verso la Casa Bianca, sembrava propenso a prediligere maggiormente la politica interna, al fine di parlare a quella che viene definita l’America profonda, rispetto al ruolo internazionale degli Stati Uniti. Pur non lavorando, è ovvio, per una eventuale sconfitta ucraina o israeliana e ancora meno per una ipotetica invasione di Taiwan da parte della Repubblica popolare cinese. Tuttavia, anche il GOP, (Grand Old Party, altra denominazione per indicare sempre il Partito Repubblicano), ha avvertito l’urgenza di mobilitare nuove risorse americane a favore anzitutto di Kiev, ma pure di Gerusalemme e Taipei.

Così, lo stallo a Capitol Hill è stato superato e la Camera USA, a maggioranza repubblicana, ha approvato il piano di aiuti statunitensi da 95 miliardi, e, dopo un ulteriore passaggio presso l’altro ramo del Congresso, il Senato, in cui hanno votato tutti, democratici e repubblicani, massicciamente a favore, il pacchetto è diventato legge. Il presidente Joe Biden, che ha sempre caldeggiato la rapida approvazione del provvedimento, ha già reso operativo, apponendo la propria firma, il primo dispiegamento di aiuti verso l’Ucraina, per la quale Washington mette a disposizione, attraverso alcune tranche, 61 circa di quei 95 miliardi di dollari complessivi. Kiev potrà dotarsi a breve di rinnovati sistemi di difesa aerea, proiettili di artiglieria, veicoli corazzati e armi anticarro, riuscendo in tale modo a tornare a difendersi con efficacia dagli attacchi russi. I primi armamenti e mezzi giungeranno molto presto, a giorni insomma, in Ucraina perché si tratta di materiale presente nei depositi americani dislocati in Europa. I repubblicani hanno compreso il valore della posta in gioco nel conflitto ucraino. A novembre di quest’anno potrebbe essere il GOP, tramite Donald Trump, a ricevere l’onore e l’onere di guidare l’America, quindi, nel caso di una nuova vittoria trumpiana, converrà anche ai repubblicani avere a che fare con un Vladimir Putin indebolito e poco baldanzoso.

L’Ucraina deve essere difesa ancora, come durante i primi mesi della tentata invasione russa, sia per mantenere la barra dritta dell’Occidente circa il principio della sovranità inviolabile delle Nazioni che per costringere Putin a fermare l’aggressione militare e a negoziare la pace senza tracotanza. Un Vladimir Putin, diciamo così, ridimensionato è auspicabile per chiunque si trovi ad occupare lo Studio Ovale perché, diversamente, egli non si accontenterebbe della sola Ucraina, ma proseguirebbe in altri Paesi un tempo facenti parte dell’URSS come la Georgia, la Repubblica Moldova e ancora altrove. I repubblicani hanno capito quanto sia importante contenere la Russia e quanto sia determinante farlo ora. Gli USA, sebbene tocchi anche all’Europa fare la propria parte nel mondo, hanno precise responsabilità globali, che di fatto incidono pure nella politica domestica, e non possono lasciare soli i loro alleati, dall’Ucraina aggredita da Mosca a Israele, alle prese con il terrorismo e l’integralismo islamico, per finire con l’unica Cina democratica del pianeta, ovvero, Taiwan, sempre più minacciata da Pechino.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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