“Non importa quanto un campo sia largo, quello che conta è quanto quel campo sia coeso”: queste le parole di Giorgia Meloni dopo la vittoria in Abruzzo di Marco Marsilio e del centrodestra. Parole che suonano come una risposta alle tante chiacchiere della sinistra che, dopo la vittoria in extremis in Sardegna, prediceva una sua rinascita in Abruzzo e alle prossime tornate elettorali, fino alle elezioni europee. Chiacchiere che sono rimaste tali, non trovando una corresponsione nella realtà. Le votazioni in Abruzzo, per converso, hanno mostrato in modo lampante che l’idea del campo largo non funziona. Tre, quattro, cinque partiti di area e discendenza politiche diverse, che nei fatti hanno ben poco da spartire, raggruppati tutti insieme sotto un unico nome, mettendo da parte le divergenze per il solo periodo della campagna elettorale, facendosi forza sugli unici punti in comune: la voglia di andare al potere e quella, conseguenziale, di battere il centrodestra.
Non funziona: su otto volte in cui hanno corso insieme, PD e Movimento Cinque Stelle hanno perso sette corse elettorali. Umbria 2019, Liguria 2020, Calabria 2021, Lombardia 2023, Friuli 2023, Molise 2023, Abruzzo 2024: queste le tornate in cui gli elettori hanno compreso che l’unione delle sinistre non è una vera comunione d’intenti, ma solo un modo per ammassare i consensi e cercare così di battere la destra, in contesti nei quali correre da soli avrebbe comportato risultati numericamente disastrosi. Risultati, tuttavia, disastrosi anche con l’accoppiata: vale l’esempio delle votazioni regionali in Calabria del 2021, dove al 54,7% del centrodestra la sinistra rispose con un 27,7%. Unica vittoria: in Sardegna, il mese scorso; una vittoria dello “zero virgola”, con il centrodestra beffato soprattutto dal meccanismo del voto disgiunto (perché, anche in quel caso, la coalizione FdI-Lega-FI aveva avuto la meglio sull’alleanza PD-M5S).
Il campo largo, e addirittura quello larghissimo, non esiste. Non è mai esistito, non ha mai vinto un’elezione (eccezion fatta per la Sardegna, dove pure Todde, grillina, dovrà vedersela col PD primo partito) e non hai mai governato veramente. È dunque solo un modo per permettere ai partiti che lo compongono di ambire al più alto numero di posti sicuri nelle assemblee, non proponendo in realtà nessun programma comune. E questo si è visto maggiormente in Abruzzo, dove la forte litigiosità tra i diversi leader ha prodotto solo l’azione delle solite macchine del fango e delle fake news contro il governatore uscente Marsilio. Oltre i soliti ritornelli sul fascismo, insomma, nulla più. “Quello che conta è quanto quel campo sia coeso, quanto abbia un’idea chiara da raccontare e da costruire per i cittadini”: è stato questo, il distacco tra un programma serio di una coalizione coesa e un programma impiastricciato di una coalizione altrettanto impiastricciata, a fare la differenza. Ed è quello che più conterà per le prossime tornate elettorali.