“Il campo largo è una formula giornalistica. Vogliamo creare un’alternativa seria a questo governo, però per farlo non possiamo affidarci a un pastrocchio”. Così Giuseppe Conte ha risposto, durante la puntata di Cinque Minuti del 1 ottobre, alla domanda postagli da Bruno Vespa: “Il campo largo esiste ancora?”. Domanda, si capisce, da un milione di dollari. La vera domanda dovrebbe essere se il campo largo sia mai esistito, e se quello che si è già avuto modo di vedere in diverse occasioni, in Abruzzo come in Basilicata, sia stato veramente un’alternativa o una mera accozzaglia di forze politiche finalizzata soltanto a unificare i consensi dei vari partiti che ne facevano parte. Perché da quello che si è visto, e Conte da Vespa ne ha dato solo l’ultima conferma, il campo largo non è mai stata una vera alternativa politica, quanto piuttosto il “pastrocchio” di cui parla il leader dei grillini.
La sinistra contro Elly
D’altronde, il passo indietro di Conte davanti ai casini combinati dalla sinistra non deve essere inteso come una presa di coscienza della fallibilità di quel progetto, così utopistico, delle sinistre unite contro il governo, ma soltanto come la nascita di nuovi interessi: scottato dalla tornata elettorale per le europee, dalla quale Conte voleva uscire come il capo de facto del centrosinistra, l’avvocato di Volturara Appula ha scelto così di ripudiare il campo largo, perché con il suo 9,99% delle europee probabilmente ha compreso di non poter avere massima voce in capitolo. Però, a quanto pare, Conte è felice di aprire un nuovo campo largo, questa volta non contro la destra, ma contro Elly Schlein. E l’appoggio politico, il grillino, lo trova in Bonelli e Fratoianni, i gemelli diversi di Avs: alla domanda di Vespa se il nuovo blocco, Verdi-Sinistra e Movimento Cinque Stelle, possa dare fastidio a Elly Schlein, Conte non risponde nel merito, dicendosi però contento “se ci sono forze politiche come Avs che possono condividere la nostra visione”.
Scaramucce tra (ex) alleati
Insomma, il campo largo, per farla breve, non è mai esistito e laddove è stata forzata la sua formazione, ha sempre fallito. L’alta litigiosità dei suoi membri è ormai nota e Conte, da Vespa, ha confermato che gli sgambetti tra i vari alleati ci sono eccome. Il caso più emblematico è quello dei rapporti tra lo stesso Conte e Matteo Renzi: con lui, il leader dei grillini ha condiviso un governo e varie tornate elettorale, ma ormai i legami si sono incrinati inesorabilmente. Conte non lo vuole in Liguria e neppure in Umbria e in Emilia Romagna: in pratica il campo largo alle prossime votazioni regionali non ci sarà. È dunque un periodo di grande crisi politica a sinistra, che a Elly Schlein non riesce (e non è mai riuscita) a controllare. Tanto che, per nominare Andrea Orlando come candidato del centrosinistra in Liguria, ha fatto passare parecchie settimane. Settimane preziose, che l’ex ministro dem avrebbe voluto utilizzare per sfruttare il provvisorio vuoto del centrodestra, dopo l’inchiesta su Giovanni Toti, e così far aumentare il vantaggio sugli avversari. Ma non tutto è andato secondo i suoi piani perché Elly, più debole che mai nel suo campo largo, ha ritardato la sua candidatura, cosa alla quale poi vanno aggiunte le scaramucce tra Renzi e Conte che fanno calare la credibilità della sinistra. Risultato? Da quando il campo largo era dato in vantaggio in Liguria, in Umbria e in Emilia Romagna, adesso si ritrova in difficoltà in tutte e tre le Regioni, dato avanti soltanto nello storico feudo rosso emiliano. “Bisognerebbe avere maggior rispetto del lavoro dei territori – sbotta la dem Debora Serracchiani –. Questo rispetto io me lo aspetterei anche dal presidente Conte”.