Arrivano nuove e scioccanti rivelazioni da parte del capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, che prosegue nella sua crociata contro l’establishment russo e fa luce su alcune ombre del Cremlino.
In un video di trenta minuti pubblicato sul suo canale Telegram, mentre il cielo tra Mosca e Kiev non pare rasserenarsi, anche il mercenario Prigozhin procede all’attacco, e sgancia una bomba dopo l’altra, smantellando l’impalcatura messa in piedi dalla Russia in tutti questi mesi.
Così inizia il suo racconto: “Le Forze Armate dell’Ucraina hanno colpito solo i soldati e noi abbiamo colpito loro. Non c’è stato nulla di straordinario fino al 24 febbraio. L’Ucraina non ha bombardato Donetsk per 8 anni, ha solo bombardato le posizioni dei russi”. E ammette: “In tutti questi anni, il Donbas è stato saccheggiato, anche dai dipendenti dell’amministrazione presidenziale russa”.
Sferra il primo colpo: “L’Ucraina non aveva intenzione di attaccare la Russia insieme alla NATO. Il Ministero della Difesa mente, dicendo che l’Ucraina ha organizzato il genocidio della popolazione filo russa”. È un attacco diretto nei confronti di Sergei Shoigu, il quale “vive secondo il principio che la menzogna deve essere enorme perché la gente ci creda”, e sta ingannando la società e lo stesso presidente. La “folla aggressione” da parte ucraina non c’è mai stata, anzi, quando “Zelensky è diventato presidente, era pronto per accordi. Bastava scendere dal Monte Olimpo, andare a negoziare con lui”. Eppure la guerra è stata portata avanti, perché “era necessaria al clan oligarchico che governa la Russia”.
Arriva l’affondo finale, quello letale, che racconta come stanno davvero le cose sul campo di battaglia: “Ora l’esercito russo si sta ritirando nelle direzioni di Zaporizhzhia, Kherson e si lava con il sangue”. Secondo Prigozhin, quindi, “il secondo esercito del mondo è una bolla d’aria, scoppiata dopo l’invasione dell’Ucraina”, e ora “i nostri soldati stanno morendo” e “ripartono feriti”.
Le rivelazioni dell’ex fedelissimo di Putin smentiscono l’intera narrazione su cui Mosca ha sempre legittimato l’invasione e consegnano l’immagine di una potenza oramai in declino, che nonostante sia stata svuotata della sua forza militare, continua a combattere una guerra inutile.