Il caso Hannoun travolge la sinistra: “Simpatizzo per Hamas”, ma Conte e Pd tacciono

C’è una linea rossa che in politica non può essere oltrepassata: quella che separa la solidarietà da un popolo dalla legittimazione del terrorismo. In Italia quella linea è stata violata quando Mohammad Hannoun, presidente dell’Associazione Palestinesi in Italia, ha dichiarato pubblicamente di essere un “simpatizzante di Hamas”. Non una battuta sfuggita per caso, ma una rivendicazione consapevole, ripetuta davanti alle telecamere e accompagnata dall’affermazione che Hamas sarebbe “il legittimo rappresentante del popolo palestinese”.

Parole che, in qualunque democrazia occidentale, basterebbero a far scattare una condanna unanime. In Italia, invece, il silenzio della sinistra è assordante. Ed è questo il cuore del caso politico: perché Hannoun non è un outsider isolato, ma un personaggio che ha frequentato e ricevuto legittimazione da Pd e M5S, comparendo accanto a dirigenti ed esponenti di primo piano, ospitato perfino nelle aule del Parlamento.

Le dichiarazioni che fanno rabbrividire

Hannoun ha detto testualmente: “Non faccio parte di Hamas, lo dico ufficialmente, ma sono un simpatizzante di Hamas come sono un simpatizzante di ogni fazione che lotta per i miei diritti”. Non un passo indietro, anzi: un orgoglioso passo avanti nel riconoscere la propria vicinanza a un’organizzazione terroristica responsabile di attentati, rapimenti, massacri di civili.

E non è la prima volta che Hannoun si esprime in questi termini. Negli anni passati ha pianto la morte di Yahya Sinwar, leader di Hamas, definendolo “martire della resistenza”. In un’altra occasione ha paragonato i miliziani islamisti ai partigiani italiani, negando che Hamas sia terrorismo e presentandolo invece come movimento di liberazione. Dichiarazioni che basterebbero da sole a inchiodarlo a un radicalismo incompatibile con le istituzioni democratiche.

Le frequentazioni pericolose con Pd e M5S

Il punto è che Hannoun non è rimasto confinato ai margini. La sua attività in Italia lo ha portato più volte al fianco della sinistra politica.

Le fotografie lo ritraggono accanto a Nicola Zingaretti, a Paolo Gentiloni, a Laura Boldrini, a Marco Furfaro. Non semplici comparse, ma dirigenti ed ex leader del Partito Democratico.

Con i 5 Stelle il rapporto è stato ancora più stretto: la deputata Stefania Ascari ha viaggiato con Hannoun e lo ha ospitato in incontri ufficiali. Altri esponenti grillini lo hanno presentato e applaudito come interlocutore “per la pace”. Perfino le aule parlamentari hanno visto la sua presenza, come invitato di convegni promossi dai pentastellati.

Tutto documentato, tutto pubblico, eppure oggi taciuto. È qui che il caso Hannoun diventa un boomerang per la sinistra: perché chi ha legittimato, fotografato, ospitato questo personaggio deve ora spiegare come si conciliano quelle scelte con le parole di oggi.

La denuncia di Fratelli d’Italia

A rompere il silenzio ci ha pensato Sara Kelany, deputata di Fratelli d’Italia e responsabile del Dipartimento Immigrazione. Le sue parole non lasciano spazio a fraintendimenti:

“Le dichiarazioni di Hannoun in cui dice di essere un simpatizzante di Hamas fanno rabbrividire. Dichiarazioni di una gravità assoluta, che confermano appieno quanto abbiamo fermamente denunciato nelle nostre interrogazioni: Hannoun apertamente dice di essere un sostenitore e simpatizzante di Hamas, che gli Usa mentono e che Hamas è il legittimo rappresentante del popolo palestinese. La Ascari ha fatto più viaggi con Hannoun, i 5 Stelle lo hanno ospitato alla Camera, ha condiviso con esponenti del Pd più di un momento di confronto”.

E ancora, l’accusa diretta al leader pentastellato: “Ancora non abbiamo sentito Conte e tutti coloro che hanno dato credito e guazza a un personaggio del genere dissociarsi apertamente e condannare. A questo punto dobbiamo ritenere che Conte sia d’accordo con affermazioni che strizzano l’occhio al terrorismo ed al fondamentalismo, mettendo in pericolo le istituzioni e la sicurezza nazionale”.

Un’ambiguità pericolosa

Il nodo politico non è solo Hannoun. È la sinistra italiana che da anni coltiva rapporti ambigui con ambienti dichiaratamente filo-Hamas, mescolando la sacrosanta solidarietà al popolo palestinese con l’indulgenza verso chi ne rappresenta l’ala più estrema e violenta.

Nel lessico progressista, Hamas diventa “resistenza”. Nelle piazze, le bandiere islamiste sfilano accanto a quelle dei movimenti antagonisti. Nei palazzi, esponenti come Hannoun trovano spazi e legittimazioni. È questo intreccio che Fratelli d’Italia denuncia come “zona grigia” tra politica e fondamentalismo, un terreno scivoloso che mina la sicurezza nazionale.

Perché FdI segna la differenza

Fratelli d’Italia ha scelto di segnare una linea chiara. La voce di Kelany non è un estemporaneo sfogo, ma la traduzione politica di un principio: non si può tollerare alcuna ambiguità con chi simpatizza per il terrorismo.

In un contesto internazionale in cui Israele è stato colpito dal peggior massacro della sua storia recente, in cui l’Europa intera è sotto la minaccia jihadista, l’Italia non può permettersi zone d’ombra. Hamas non è “resistenza”, è terrorismo. E chi lo difende o se ne dichiara simpatizzante deve essere isolato, non accreditato.

Il silenzio della sinistra

Ed è qui che il caso Hannoun diventa un test politico. Perché Pd e M5S, che con lui hanno condiviso viaggi, foto, aule istituzionali, oggi tacciono. Non una presa di distanza, non una condanna. Conte non parla. I dirigenti Dem fanno finta di nulla. Un silenzio che, come sottolinea Fratelli d’Italia, equivale a una complicità.

Il caso Hannoun non è una semplice polemica estiva. È lo specchio di un problema più profondo: la sinistra italiana che non riesce a scegliere da che parte stare quando il confine è tra democrazia e terrorismo.

“Simpatizzo per Hamas” non è un’opinione, è una minaccia. Lo sanno bene i cittadini israeliani che hanno visto i propri cari massacrati. Lo sanno le intelligence occidentali che da anni denunciano Hamas come organizzazione terroristica. Lo sa il popolo italiano, che non vuole ambiguità sulla sicurezza nazionale.

Ora la palla è nel campo del Pd e dei 5 Stelle. O si dissociano da Hannoun e dalle sue dichiarazioni, oppure resteranno inchiodati a un silenzio che pesa come una responsabilità.

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Leo Valerio Paggi
Leo Valerio Paggi
Leo Valerio Paggi per La Voce del Patriota.

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