Il “chiamatemi Giorgia” è un’altra lezione per la sinistra

Anche riconoscersi come Giorgia e presentarsi con il proprio nome di battesimo alle elezioni europee, è una nuova sfida per Giorgia Meloni. In virtù di ciò che lei stessa, dal palco della Conferenza programmatica di Pescara, ha ribadito: la sua ascesa a Palazzo Chigi, la vittoria di Fratelli d’Italia alle elezioni del ’22, non sono un punto d’arrivo, né un risultato una tantum che giustifica un conseguente adagiarsi sugli allori. Bisogna continuare a lavorare per il bene della Nazione, continuare a meritare l’alto consenso che secondo i sondaggi dura da circa due anni: questo il richiamo di Giorgia Meloni alla sua classe dirigente, e la sua discesa in campo in prima linea è il segnale di quanto le prossime elezioni europee siano fondamentali per la destra.

Metterci la faccia

Metterci la faccia, dunque, è la dimostrazione più alta della volontà di mettersi in discussione, di nuovo, presentando al cospetto degli elettori non parole e propaganda, ma i risultati di un anno e mezzo di lavoro matto e disperatissimo per il bene della Nazione. Gli italiani sceglieranno, basandosi sulla franchezza di una leader che si presenta così com’è, con il suo nome di battesimo, priva di titoli accademici (piccolo richiamo al Dott. di Cottarelli) e senza nessun altro ghirigoro. Semplice e coerente, la stessa di sempre anche adesso a Palazzo Chigi, la stessa che anni fa rivendicava a gran voce di essere Giorgia, di essere donna, madre, cristiana. È lei la leader del centrodestra che il popolo riconosce: “La cosa che personalmente mi rende più fiera di questi giorni, è che la maggior parte dei cittadini che si rivolge a me continua a chiamarmi, semplicemente, Giorgia. Non Presidente, non Meloni. Solo Giorgia. È una cosa tremendamente preziosa per me” ha detto sul palco di Pescara. E poi: “Sono sempre stata, sono e sarò sempre fiera di essere una persona del popolo”. Una persona “alla quale dare del tu, senza formalismi e senza distanza. Perché questo difficilissimo ruolo non mi cambierà, il potere non mi imbriglierà, il palazzo non mi isolerà”. È questa la comunità di Fratelli d’Italia. Una comunità che non cambia perché affonda le sue radici in terreni fertili e profondi. Che va fiera del suo leader e del suo nome.

Sinistra spiazzata

La candidatura di Giorgia Meloni ha però lasciato spiazzata la sinistra, nonostante la notizia fosse nell’aria da parecchie settimane. Spiazzata, probabilmente, soprattutto dalle modalità con cui è avvenuta, annunciata e accolta a furor di popolo, tra la concitazione della folla accorsa a Pescara, dicendo: “Sì, mi candido, ma resto la stessa di sempre. Chiamatemi pure Giorgia”. Qualcosa che non vedremo fare mai a un leader di sinistra: non vedremo mai il PD mettere sullo stesso piano il suo segretario e un elettore, unico colpevole, secondo loro, se i dem non riescono più a vincere un’elezione. E non vedremo mai il PD fare fronte comune sotto uno stesso leader. Non vedremo mai un leader di sinistra mettersi tanto in discussione e non avere paura del voto. Il verdetto dei cittadini va accettato e rispettato, piaccia o non piaccia, ma ciò che fa realmente la differenza è il mettersi in discussione, metterci la faccia e saper fare un passo indietro quando e se servirà. Un’altra lezione di leadership politica per la sinistra.

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1 commento

  1. Amatissima GIORGIA, nel pieno ossequio di quanto ha chiesto dal palco di Pescara, mi rivolgo a Lei con il solo nome di battesimo (cosa che invero ho sempre fatto parlando di Lei), La imploro di trovare in tempi brevi -unitamente a Piantedosi- una seria e concreta soluzione al problema SICUREZZA che vede il nostro Paese, la nostra Patria, sprofondare sempre più nei gironi infernali della peggiore anarchia da terzo mondo.
    Quando in una casa regna il disordine più assoluto, ci vuole qualcuno che rassetti e metta in ordine tutto quanto è fuori posto; analogamente in un Paese che ad ogni piè sospinto si professa civile deve intervenire qualcuno che ripristini l’ORDINE.
    E chi meglio e più adatto delle FORZE DELL’ORDINE può svolgere questo delicato, ingrato ma importantissimo compito? Si chiamano FORZE DELL’ORDINE proprio perché titolate e delegate a rimettere ORDINE dove questo non c’é, dove si verificano ‘disordini’, dove si creano problemi di ordine e sicurezza pubblica. Ma non basta schierarle in fila, ‘armate’ solo di scudi di plexiglass, senza che possano usare quanto serva per arginare e respingere i delinquenti che li fronteggiano (loro sì armati di qualunque oggetto idoneo ad offendere e ferire). Inermi di fronte ad orde di vandali e barbari violenti, come possono ridurre alla ragione chi ragione non vuole sentire? Lasciateli agire come le circostanze richiedono, senza timore di essere perseguiti un minuto dopo da magistrati d’assalto ideologizzati e malati di protagonismo! Se non si modificano le attuali “regole d’ingaggio”, NON chiamatele FORZE DELL’ORDINE ma cittadini in divisa che girano per strada dotate di armi giocattolo prive di tappino rosso. Anche un buon manganello o -come si chiama oggi- ‘sfollagente’ (ridicolo) o meglio una bella clava può servire nelle prime battute contro i facinorosi. Lasciategli mano libera, solo così potrà tornare un po’ di sicurezza per le strade e nel Paese.
    Impariamo da USA, Francia, Inghilterra, Spagna, Austria, Svezia e dagli altri Paesi Civili come contrastare chi crea disordini, sommosse e pericoli per l’ordine pubblico.
    Così come è ora, non possiamo chiamarci Paese Civile! Forza GIORGIA, gli Italiani La amano, hanno bisogno di Lei ed in Lei confidano. Io sono il primo, GRAZIE.

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