Il gossip di giornali e TV a ogni manovra economica non è un buon servizio alla comunità

Tutti i Paesi del mondo, anche i più avanzati economicamente e culturalmente, hanno virtù e vizi, eccellenze e consuetudini negative radicate e spesso inestirpabili. Fra i brutti vezzi italiani compare la disinvoltura cronica con la quale molti addetti ai lavori del mondo della informazione distribuiscono le notizie ai cittadini.

Visto che La Voce del Patriota è una realtà vicina a Giorgia Meloni e al Governo, desideriamo premettere, prima che qualche inquisitore di sinistra rispolveri per l’ennesima volta il fascismo, il Minculpop e le veline, che qui non si sta invocando la censura e magari qualche limite alla circolazione delle notizie, bensì si sta provando a richiedere più serietà e professionalità ai mezzi di comunicazione, i quali, per esempio, all’appuntamento annuale della stesura e poi dell’approvazione della legge finanziaria o Manovra economica, si rivelano piuttosto approssimativi. Ciò accade con una certa puntualità ad ogni Manovra, succedeva con i governi che hanno preceduto l’attuale e non ci viene risparmiato durante l’esecutivo presieduto da Giorgia Meloni.

Anzi, considerato che alcuni giornali o giornaloni, pur avendo la pretesa di essere ritenuti come esempi massimi di imparzialità e correttezza, rispondono ad interessi editoriali contrapposti al Governo in carica, di fronte alla compagine governativa di centrodestra serve inondare il più possibile di notizie e indiscrezioni giornali, televisioni e internet.

Che si tratti di autentiche news, scaturite dalla scoperta di qualcosa di vero, o fake news, poco importa perché è necessario, oltre al bisogno di riempire le pagine dei quotidiani e i palinsesti televisivi, diffondere un po’ di tutto, veritiero o meno, con la speranza di riuscire a fabbricare qualche “utile” segnalazione relativa ad ipotetiche e pretese scelte impopolari e sgradite del Governo Meloni.

Quando la Manovra economica è ancora in gestazione, vengono fatte circolare delle bozze, e si sa, la bozza in quanto tale non corrisponde ad un qualcosa di definitivo, pronto a funzionare a pieno regime. Le case editrici non pubblicano le bozze dei loro autori, ma solo la versione ultima e corretta delle opere. I giornalisti dovrebbero essere i primi a conoscere il significato della parola “bozza” perché proprio questa categoria scrive gli articoli, li rivede e corregge in una prima fase, generando, appunto, una bozza, e in un secondo momento li invia per la pubblicazione. Ma, chissà perché, le bozze applicate alla politica, in particolare se si parla di Finanziaria, diventano per i giornali misure già approvate e in vigore.

Non si sa perché e a causa di chi, ma durante i giorni scorsi è girata la voce, forse basata su una qualche bozza, su un’ipotesi, sbagliata, messa per iscritto da qualcuno in modo provvisorio, che il Governo intendesse allargare i poteri della Agenzia delle Entrate rendendola abile ad intervenire direttamente nei conti correnti di soggetti coinvolti in contenziosi con il fisco. I giornali, quasi tutti, hanno descritto tutto ciò come cosa fatta quando invece si trattava di una malsana idea sopraggiunta nei pensieri di chissà chi, ma mai sfiorata, neppure minimamente, dal Governo, pertanto, diverse redazioni hanno svolto il loro lavoro in maniera pessima ed è dovuta intervenire la premier Meloni per seppellire questa gigantesca bugia giornalistica.

Ad alcuni è senz’altro piaciuto calcare la mano su una notizia basata sul nulla al fine di “vendere” al pubblico l’immagine distorta di una Giorgia Meloni più illiberale e punitiva di Mario Monti, Mario Draghi ed Elsa Fornero messi assieme. Certo, non c’è niente di più sgradevole e sgradito di un governo che punta a sequestrare i conti correnti degli italiani. È curioso che quei giornalisti, i quali prima indicavano i cosiddetti tecnici come salvatori della patria, oggi usino i nomi di Draghi e Monti per evidenziare degli esempi negativi, capaci tuttora, ma non è affatto vero, di determinare le politiche del Governo Meloni.

Nelle analisi giornalistiche di leggi finanziarie appena imbastite, vi sono scarsa professionalità e approssimazione, accompagnate talvolta, come abbiamo spiegato, da disonestà intellettuale e interessi strumentali. Sarebbe meglio fare le pulci ad una Manovra economica quando essa è pronta per l’approdo in Parlamento, tuttavia, se proprio si vuole disquisire in merito a delle bozze, lo si faccia pure, ma si abbia l’onestà di non fare passare per definitivo ciò che non è, altrimenti, si offre un brutto servizio alla comunità e si alimenta una confusione inutile presso l’opinione pubblica. 

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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