Il Governo Meloni l’aveva promesso ed ora è passato ai fatti. Subito dopo l’approvazione, l’11 febbraio scorso, da parte del consiglio regionale toscano, con una maggioranza di centrosinistra che esprime peraltro il presidente della Regione Eugenio Giani, targato PD, di una legge che punta a disciplinare tempi e modalità per l’accesso al suicidio medicalmente assistito, il Governo aveva avvisato che sarebbe ricorso alla impugnazione del provvedimento, giudicato incostituzionale. E adesso, il Consiglio dei Ministri ha deciso di impugnare la norma votata in Toscana, che finirà davanti al giudizio della Corte costituzionale.
Il Governatore Giani e vari esponenti del centrosinistra, toscano e nazionale, hanno reagito, com’era immaginabile, piccati di fronte alla decisione del CdM e hanno attaccato il “Governo della Autonomia differenziata” che ostacolerebbe però le Regioni, a loro dire, virtuose come la Toscana dove vengono varate tante e buone riforme.
A sinistra devono chiarirsi un poco le idee perché questo, o è il Governo che spacca l’Italia con la riforma della Autonomia e il conferimento di nuove competenze alle Regioni ordinarie, come ci hanno raccontato fin qui Elly Schlein e Giuseppe Conte, oppure è un esecutivo ipercentralista.
Capiamo il perché della condivisione e promozione di post-comunisti e accoliti vari del relativismo etico, messo in evidenza anni fa da Papa Benedetto XVI. Per loro, tutto è relativo e funzionale all’interesse del momento, e, rimanendo in argomento, se le autonomie regionali, come tantissime altre cose, vengono decise da un governo sgradito di destra, esse devono essere descritte come l’anticamera dell’inferno, ma va tutto bene se una Regione amministrata dal Partito Democratico legifera su ciò che vuole e persino su temi nazionali di una delicatezza enorme come il suicidio assistito.
Il Governo Meloni non è né secessionista e nemmeno centralista, crede nella discrezione degli Enti locali circa quelle materie che possono essere governate meglio in modo decentrato che a Roma, ma pone l’attenzione sul dovere di legiferare in merito al fine vita che può essere ascritto solo al Parlamento nazionale, come afferma una precisa sentenza della Corte costituzionale, e non ai consigli regionali.
Se ogni Regione d’Italia facesse come la Toscana, magari con regole proprie e diverse ancora rispetto ad altre parti della Nazione, a riguardo di un argomento difficile e profondo qual è il suicidio assistito, ci troveremmo sì, a quel punto, dinanzi allo Spacca Italia, e in maniera assai drammatica.