Il Governo promette e fa, e la sinistra non se ne capacita

La maggioranza, presso la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio, ha proposto l’ipotesi di inserire nel calendario di luglio della Camera dei Deputati due delle riforme costituzionali più importanti sulle quali il Governo si è impegnato sin dall’inizio del proprio mandato, ossia, la separazione delle carriere dei magistrati e il premierato. Sia la riforma della Giustizia, basata sul percorso del così chiamato DDL Nordio, che quella riguardante l’elezione popolare del premier hanno già superato diversi passaggi parlamentari nelle commissioni e in Aula, (il premierato ha ricevuto una prima approvazione dal Senato), ma esse, andando a modificare parti della Costituzione, devono ancora affrontare diversi esami a Montecitorio e a Palazzo Madama.

Purtroppo o per fortuna, dipende dai punti di vista, i meccanismi di analisi e approvazione delle riforme della Repubblica parlamentare italiana richiedono un certo tempo e numerose votazioni presso Camera e Senato, e il Governo Meloni, pur rispettando naturalmente tutte le fasi di discussione imposte dal sistema, non vuole nemmeno allungare l’iter attraverso tempi biblici e fino a fare dimenticare l’urgenza e la reale necessità di riforme in un’Italia che è rimasta ingessata per troppi lunghi anni. Quindi, è per queste ragioni che il Governo intende calendarizzare a luglio un forte riavvio del percorso di approvazione della riforma della Giustizia e del premierato.

Si tratta di innovazioni delle quali il Paese avverte il bisogno da decenni e oggi più che mai sentite dalla popolazione, dalla gente comune e non solo dagli addetti ai lavori. Gli italiani vogliono governi stabili, duraturi, capaci di incidere e non soltanto di sopravvivere, che siano frutto della volontà popolare e non nascano da intrallazzi di potere, e il premierato, con un primo ministro autorevole votato direttamente dal corpo elettorale e maggioranze che non possono trasformarsi a loro piacimento durante l’espletamento del mandato, può garantire quanto viene chiesto dai cittadini di questo Paese, frustrati dopo aver visto di tutto, dai governi tecnici e di larghe intese, con tutti allegramente dentro, a parte Fratelli d’Italia, partoriti da giochi di Palazzo, a quelli variopinti e innaturali.

Anche la riforma della Giustizia e la separazione delle carriere dei magistrati non sono più tema di dibattito solo per costituzionalisti ed accademici perché pure la famosa casalinga di Voghera si è accorta, dopo i noti tentativi di boicottaggio giudiziario operati contro i centri di accoglienza in Albania, di come alcuni settori della magistratura si prestino a complotti di natura politica e compiano abusi di vario tipo.

La premier Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia e i partiti alleati del centrodestra, sono stati votati per avere promesso questi ed altri cambiamenti, e visto che vogliono essere e sono persone più serie di coloro i quali hanno preceduto il Governo Meloni, passano dagli annunci ai fatti nonostante le lungaggini previste da un ordinamento parlamentare e bicamerale non certo edificato dai conservatori e dalla destra. Vi sono la serietà e la volontà inoltre di interrompere una volta per tutte quel circolo vizioso che ha portato per decenni la politica ad evitare di andare fino in fondo con le proprie intenzioni riformatrici dopo innumerevoli promesse, e i cittadini a rassegnarsi circa un’Italia destinata a non cambiare mai in sostanza e a far sparire le idee migliori dentro un vortice di melma. No, afferma il Governo Meloni, anche l’Italia può darsi una mossa e cambiare, e la calendarizzazione a luglio delle riforme fa parte di un cammino coerente che dovrebbe essere già conosciuto ai più. Non notiamo stranezze, forzature dubbiose e sospettose accelerazioni, anzi, sarebbe singolare, e deprecabile, se il Governo piano piano dimenticasse le riforme, la Giustizia e il premierato.

Ma le opposizioni, secondo alcuni organi di informazione, sarebbero parecchio irritate per il rilancio delle riforme previsto alla Camera per luglio e in effetti la capogruppo del Partito Democratico a Montecitorio, Chiara Braga, ha parlato di forzature, spartizioni fra le forze di maggioranza e addirittura di rischi per gli equilibri istituzionali. Abbiamo a che fare con affermazioni infondate e un poco stupidotte, ma serve comprensione per PD e compagni che rimangono affezionati a quella idea di Italia in base alla quale si parla tanto, non si decide mai nulla e si sta tutti più o meno allo stesso livello, nel medesimo calderone così che: tutti colpevoli, nessun colpevole. Certo, loro si sono trovati bene nell’Italia stagnante e melmosa degli inciuci dove hanno potuto fare il bello e il cattivo tempo per una decina di anni circa senza avere mai vinto un’elezione, e non sono abituati ai governi che dicono e poi fanno.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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