Per quanto sia opportuno non strumentalizzare la Chiesa cattolica a fini politici e non appiccicare etichette banali ai successori di Pietro, l’informazione e pure qualche addetto ai lavori della politica, non solo in Italia sia chiaro, non riescono a trattenersi dall’affibbiare soprattutto ai Pontefici connotazioni ideologiche e quasi partitiche. Si sa, il Papa è anche, in fin dei conti, un Capo di Stato che si confronta con presidenti e primi ministri di tutto il mondo, ma il Vescovo di Roma non può essere valutato con gli stessi parametri con i quali analizziamo l’operato, per dire, di Donald Trump, Emmanuel Macron o Giorgia Meloni.
Eppure, è già stato aperto il caravanserraglio di interpretazioni del pensiero e del posizionamento politico e internazionale di Papa Leone XIV. Il neo-Papa Robert Francis Prevost, subito dopo l’elezione, si è affacciato alla Loggia delle Benedizioni, il balcone centrale della Basilica di San Pietro, con la mozzetta rossa, la stola e la croce d’oro attorno al collo, come i predecessori Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger, e a differenza di Jorge Mario Bergoglio, palesatosi con il solo abito bianco. Quindi, alcuni commentatori hanno inserito subito Leone XIV nel solco del tradizionalismo di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, e ad una certa distanza dallo stile differente di Francesco. Però, il Santo Padre, in altre occasioni pubbliche di questi ultimi giorni, ha esibito anche la croce di metallo come Bergoglio e non indossa le scarpe rosse così come faceva il Papa argentino. Qui, i dispensatori di patenti di conservatorismo o progressismo sono andati un po’ in tilt non riuscendo più ad inquadrare con le categorie classiche il Pontefice nato a Chicago.
La Tradizione della Chiesa è una sola e tutti i componenti del clero devono, dovrebbero, attenersi ad essa, tuttavia ogni Papa, anche a causa della formazione ricevuta e della provenienza geografica, può fare, in parte naturalmente, storia a sé. Nemmeno Wojtyla e Ratzinger erano sovrapponibili al cento per cento. Essendo, Robert Francis Prevost, americano, è già stato detto tutto e il contrario di tutto circa i suoi rapporti con il presidente USA Donald Trump. Qualcuno ha addirittura visto nella elezione di Leone XIV il risultato di trame ordite dalla Casa Bianca per avere un Papa “yankee” fedele alla linea di Trump. All’esatto contrario, qualcun altro denota in Prevost l’anti-Trump per eccellenza, il Pontefice che proprio in quanto americano può raffreddare i bollenti spiriti del presidente degli Stati Uniti.
È assai plausibile che il Santo Padre non sia né un militante del movimento MAGA e nemmeno un suo acerrimo nemico, bensì, così come deve fare il Capo della Chiesa cattolica, egli si trova sopra, ad un livello superiore, alle divisioni del mondo prettamente politico, americano e non solo. La Chiesa non può certo avere insicurezze in merito ai valori non negoziabili della civiltà cristiana come la difesa della vita, dell’identità religiosa dell’Occidente e della famiglia tradizionale, (su questo, Papa Leone XIV è notoriamente netto), ma il suo deve essere un messaggio universale, non relativo o relativistico, e spirituale che non cade vittima della frammentazione politica tipica delle democrazie e non esclude i fedeli in base alle loro simpatie o tessere di partito. Siamo agli inizi di un pontificato che si preannuncia abbastanza lungo, ma già sentiamo di avere a che fare con un Papa che incarna l’essenza autentica della Chiesa e si muove con grande equilibrio.
Il primo Regina Caeli di Leone XIV ha rivelato molto circa quello che sarà l’approccio del nuovo Pontefice. “Mai più la guerra” perché è evidente che la Chiesa non possa mai accettare o cercare di comprendere le guerre, anche quando esse sembrano l’extrema ratio inevitabile per i governanti e pensiamo alla lotta contro i terrorismi o alcuni regimi brutali e pericolosi. Però, l’invito alla pace del successore di Bergoglio non è stato vuoto o surreale perché, insieme alla esortazione affinché cessi subito il fuoco a Gaza, vi è stato l’appello perentorio volto alla liberazione di tutti gli ostaggi ancora tenuti prigionieri nella Striscia. La guerra c’è non solo perché Israele continua a mobilitare il proprio esercito, ma in quanto quel lembo di terra è tuttora vittima dei terroristi di Hamas.
Il Santo Padre ha invocato la pace per l’Ucraina, ma, evitando il pacifismo generico e sterile, ha chiesto una pace giusta e duratura quale unica garanzia utile al fine che il conflitto non si riproponga poi fra qualche tempo. Papa Leone XIV ha scritto al Rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, per rilanciare il fondamentale dialogo fra il Cattolicesimo e l’Ebraismo, nel nome delle ben conosciute radici giudaico-cristiane dell’Occidente. La Chiesa di Robert Francis Prevost non è trumpiana o anti-trumpiana, conservatrice o progressista, ma, come ha avuto modo di dire proprio il Pontefice, ben inserita nella realtà.