Il “Grillo” parlante e il “Conte”: scontro tra Titani!

Beppe Grillo torna all’attacco contro Giuseppe Conte per “liberare” il Movimento 5 stelle, quello stesso movimento di cui lui era stato il creatore e che ora si è visto portar via

È di pochi giorni fa la notizia che l’ex patron del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, è tornato a far sentire la sua voce. E come al solito, non ha usato mezzi termini. L’obiettivo? L’attuale leader del Movimento, Giuseppe Conte. Uno scontro ormai aperto, frontale, che segna l’ennesimo episodio nella lunga telenovela politica della creatura grillina.

Grillo, il comico genovese diventato profeta e messia politico, dopo anni di distanza e silenzi alternati da esclamazioni improvvise, si è deciso a rompere gli indugi. Ora – come sempre d’altronde – è guerra aperta. Grillo vuole “liberare” il Movimento 5 Stelle, o meglio, riappropriarsene, rivendicando la paternità di ciò che ha creato nel lontano 2009 con Gianroberto Casaleggio.

A far esplodere il conflitto è stata la questione legata al simbolo e al nome legale del partito. Grillo – stando a quanto emerso – avrebbe chiesto la restituzione del marchio e un ridimensionamento del ruolo di Conte, accusato di aver trasformato il M5S in un partito come gli altri.

Un’accusa che suona ironica, se si pensa che lo stesso Giuseppi era stato scelto da Beppe proprio come volto “di garanzia”, moderato, “all’altezza” del governo. Peccato che, una volta presa la direzione della nave, l’ex premier abbia deciso di cambiare completamente la rotta. Altro che portavoce: Conte è diventato il comandante dell’imbarcazione, con tanto di cappello.

E Grillo? Fuori. Dopo l’epoca dei comici “Vaffa Day” e dei comizi infuocati in piazza, il fondatore si è ritrovato senza palco e senza potere. Ora, evidentemente, ha deciso che è il momento di riprendersi tutto.

Lo scontro tra Grillo e Conte è molto più che una questione personale. È la manifestazione di un conflitto generazionale e politico: il primo è un rivoluzionario a tratti caotico, il secondo un professore trasformato in leader politico. Il primo voleva spaccare tutto; il secondo voleva tenere tutto insieme.

Ma soprattutto, Grillo oggi accusa Conte di aver svuotato il Movimento della sua anima originaria. E ha ragione (diremmo quasi: fortunatamente): oggi il M5S non è più quello che prometteva di “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno”. È diventato un vero e proprio partito, con tutto quello che questa trasformazione comporta: correnti, compromessi, giochi di palazzo, e candidati ben lontani dallo spirito “uno vale uno” e dal principio del “limite del doppio mandato”. In questa metamorfosi, Conte ha finalizzato l’opera che Luigi Di Maio aveva iniziato: l’istituzionalizzazione definitiva del Movimento.

Nel frattempo, Grillo – che ora minaccia azioni legali – irrompe sul palco. E lo fa con il consueto stile: provocatorio, visionario e populista. Ma anche con una certa malinconia. È evidente che non ha mai realmente accettato di essere stato allontanato dalla sua creatura, né di essere stato sostituito – e fatto fuori – da qualcuno che ormai rappresenta esattamente ciò che lui ha sempre contestato.

Conte, dal canto suo, non sembra avere intenzione di indietreggiare. Anzi. Parla da capo solido e legittimato, forte di una base parlamentare e di una macchina partitica ormai fidelizzata. Ha silenziato i dissidenti e blindato la sua leadership. 

La domanda sorge spontanea: chi ha ragione?

Grillo può vantare la legittimità storica e la capacità di canalizzare quella rabbia viscerale che, per anni, ha alimentato la spinta antisistema del Movimento. Ma da tempo ha perso il contatto con il Paese reale. Conte invece ha traghettato il Movimento a Sinistra, accodandolo al Partito Democratico, e ne ha cambiato la fisionomia. Più compatto, forse più “presentabile”, ma sicuramente meno identitario e riconoscibile.

Il paradosso è che, pur stando agli antipodi, Grillo e Conte oggi si combattono per lo stesso spazio: il controllo di un Movimento che non è più né l’uno né l’altro, né carne né pesce. Un Movimento orfano del suo spirito rivoluzionario, ma anche incapace di reinventarsi davvero. Un Movimento in crisi di identità.

Il “Grillo” parlante e il “Conte” calcolatore duellano a spade sguainate in un’arena politica che però ha già cambiato scenario. Perché, mentre loro si scontrano per contendersi i brandelli di un simbolo ormai sbiadito, gli elettori li hanno già abbandonati da tempo. Il “non partito” delle origini è diventato l’ennesimo partito – con in più l’amarezza di aver tradito le sue promesse originarie. Una rivoluzione fallita, che oggi assomiglia più a un regolamento di conti tra ex alleati che a un nuovo inizio.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Michele Intartaglia
Michele Intartaglia
Michele Intartaglia, classe 2004, originario di Procida. Studente di Scienze Politiche alla LUISS Guido Carli.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.