Il M5S cerca casa al PE: possibile accordo (ipocrita) con Avs e la sinistra europea

I grillini si alleano con Avs? In Italia ufficialmente no. In Europa pare proprio di sì. È questo solo l’ultimo controsenso di una sinistra che sta insieme soltanto per interessi, e non per programmi politici. Un po’ come sta per accadere in Francia: Macron e Melenchon, politicamente diversi come lo yin e lo yang, trovano tuttavia la loro complementarietà nel combattere la destra di Rassemblement National. Hanno annunciato l’accordo di ritirare il loro candidato più debole dai ballottaggi così da favorire solo uno dei due, qualunque sia la coalizione a cui appartiene, ma allo stesso tempo continuano a dichiarare la vicendevole estraneità e che l’uno non governerebbe mai con l’altro. Dilettanti. In questo, in Italia, la sinistra è maestra, tanto che pur di fermare la destra, i vari partiti progressisti, per quanto distanti anni luce l’uno dagli altri, sarebbe disposti ad andare pure al governo, sancendo di fatto l’ingovernabilità del Paese. A nulla importa se di mezzo ci vanno i cittadini: occupare gli scranni dell’esecutivo pur senza avere un piano ben preciso da attuare, è meglio che lasciare governare la destra che vince democraticamente le elezioni. Mai comportamento più autoritario di questo si ebbe nel terzo millennio.

Ideona: unirsi a The Left

Tornando ai grillini e alla loro smania di potere, che hanno dimostrato fieramente nei cinque anni in cui hanno governato ininterrottamente in tre governi diversi, trovando accordi con tutti i partiti dell’arco costituzionale (tranne che con Fratelli d’Italia). Tornando ai grillini, dunque, i guai per Conte, Grillo e compagnia cantante non sembrano finiti: non è bastata, infatti, la pesante sconfitta dell’ultima tornata elettorale, che ha visto decrescere i consensi fino a un beffardo 9,99% (neppure cifra tonda, neppure doppia cifra). Il problema vero è che i grillini, all’interno del Parlamento Europeo, contano quasi zero: non solo perché ormai sono pochi, soprattutto rispetto a cinque anni fa, ma anche e soprattutto perché non appartengono ad alcun gruppo. Si trovano nel limbo dei non iscritti, che in Italia equivale al gruppo misto, dov’è relegato (un nome su tutti) Aboubakar Soumahoro. Giusto per rendere l’idea. Così, per ovviare a questa condanna, i grillini hanno ben pensato di bussare alla pota dei gruppi parlamentari, specialmente a quello di The Left, il partito della sinistra radicale europea. Proprio quello a cui aderisce già Avs e nel quale sono entrate personalità come Ilaria Salis e Carola Rackete. Le punte di diamante della nuova sinistra. Il fatto eclatante è che i dirigenti del gruppo sarebbe anche propensi all’ingresso dei grillini.

Rinunciare alla propria identità? Già fatto…

Ma c’è un piccolo ostacolo: il Movimento Cinque Stelle dovrebbe sottoscrivere una sorta di Costituzione del gruppo, in cui sono elencati i valori principali a cui gli eurodeputati dovranno ispirarsi. Valori quali socialismo, comunismo, femminismo, uguaglianza di genere, ambientalismo, pace, solidarietà internazionale, umanesimo, antifascismo. Cioè, significherebbe unirsi in tutto e per tutto al mondo della sinistra, rispetto al quale i grillini hanno sempre espresso vicinanza ma non unendosi mai concretamente, in linea con quella concezione di terzo polo sotto la quale il Movimento nacque. Conte ora dovrà scegliere: svendere ancora una volta il suo partito aderendo a valori diversi da quelli originari (già fatto, formando tre governi in cinque anni con coalizioni tutte diverse), oppure condannarlo all’irrilevanza totale all’interno del Parlamento europeo, divenendone dunque esecutore materiale? Su Conte, tra l’altro, ci sono altri dubbi: ad esempio, come spiegare a Carola Rackete, che speronò l’imbarcazione della Guardia di Finanza mentre Conte governava coi leghisti, che da allora l’ex premier è cambiato e si è unito all’ultra-immigrazionismo del PD? Anche in questo contesto, l’ipocrisia dei Cinque Stelle è destinata a farsi sentire…

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