Il M5S è il China Party

I leader dei due maggiori partiti della opposizione parlamentare, Elly Schlein per il Partito Democratico e Giuseppe Conte per il Movimento 5 Stelle, il più delle volte si rendono irritanti a causa delle lezioncine, prive di ogni credibilità e fondamento, che pretendono di impartire alla classe dirigente attuale della Nazione. Insomma, non si può proprio sentire la segretaria di un PD che ha governato l’Italia per una decina di anni e che porta con sé la responsabilità di tanti guasti ancora in fase di riparazione, (tagli alla Sanità pubblica, contratti di lavoro vergognosi, carovita, immigrazione senza regole e altro ancora), nel momento in cui ha la faccia tosta di accusare il Governo Meloni di voler distruggere lo Stato sociale. Ed è altrettanto inascoltabile il capo politico di un M5S che ha scassato i conti pubblici con il Reddito di Cittadinanza e il Super bonus edilizio, quando ha il coraggio di spiegare a Giorgia Meloni e al ministro Giancarlo Giorgetti la gestione dei denari dello Stato.

Tuttavia, in determinati momenti sia Schlein che Conte riescono anche a strappare un sorriso tanto è disarmante e alto il livello della stupidità delle loro esternazioni periodiche. Per esempio, Giuseppe Conte è riuscito a trovare il modo per attaccare il Governo attraverso un proprio commento circa la notizia della costituzione di un terzo partito americano, il The America Party, ad opera di Elon Musk. Per il leader pentastellato il patron di Tesla sarebbe arrivato secondo con l’idea di un partito dedicato all’America perché tale proposta politica già esisterebbe da tempo. Negli Stati Uniti? No, in Italia! Secondo il curioso ragionamento contiano il “partito americano” sarebbe null’altro che il Governo Meloni, in condizione di sudditanza davanti agli USA di Donald Trump.

Palazzo Chigi ha accettato di investire il 5% del PIL italiano in maggiori spese per la Difesa nell’ambito della NATO, quindi, per Giuseppi, vi è la prova del servilismo della maggioranza al cospetto del potente tycoon d’oltreoceano, ma, seguendo proprio le considerazioni del capo dei 5 Stelle, dovremmo allora ritenere che l’America Party, ancora prima di diffondersi nella terra alla quale si richiama, si sia radicato in tutta Europa. Non solo l’Italia, ma tutti i Paesi UE si sono trovati concordi nell’investire il 5% dei loro rispettivi PIL in spese militari, inclusa la Spagna del pur riluttante premier Pedro Sanchez, un grande amico della Cina non a caso corteggiato proprio da Conte e Schlein. Tutti sudditi di Trump?

Il Governo Meloni, e così hanno iniziato a pensarla anche gli altri partner europei, fa riferimento al legame transatlantico e ad una migliore consapevolezza europea circa la Difesa in seno alla NATO perché, oltre ai valori storici sempre tramandati dall’asse italiano e continentale con Washington, anche o soprattutto oggi c’è bisogno di un Occidente unito e non vulnerabile dal punto di vista geopolitico e da quello militare. Può capitare che le due sponde dell’Atlantico si trovino in disaccordo in qualche circostanza, come dice la premier Giorgia Meloni, ma le ragioni che spingono ad andare d’accordo, anche questo fa parte della linea del Presidente del Consiglio, sono ben più numerose delle questioni che possono portare a dissidi. E’ molto chiaro e semplice: fra USA e UE che litigano si infila il terzo gaudente, (la Cina, la Russia o i terrorismi internazionali), quindi, è meglio stringere e rilanciare alleanze con il blocco globale più affine in termini di valori, visioni e interessi che dover magari sottostare in futuro a potenze che disconoscono i più elementari princìpi di democrazia e libertà, e che attentano alla stabilità mondiale, come ha già fatto la Russia e come potrebbe fare la Cina prossimamente.

Tale realismo è sudditanza per Giuseppe Conte, ma comprendiamo i motivi per i quali il leader del M5S non digerisce le buone relazioni che intercorrono fra il Governo Meloni e l’Amministrazione Trump. Conte, lui sì, è esperto in sudditanza, ma i suoi servigi vengono indirizzati più verso Est che verso Ovest, più in direzione della Repubblica popolare cinese che degli Stati Uniti d’America. Quando si trovava al governo dell’Italia, teneva, in maniera ipocrita e pelosa, i piedi in due scarpe e firmava accordi, adesso rinnegati con una fantastica faccia di tolla, riguardanti maggiori spese militari italiane all’interno dell’Alleanza Atlantica per tenersi buono Donald Trump, al suo primo mandato, pur mantenendo un doppio gioco con la Cina, che è stata ad un passo dall’accaparrarsi i porti italiani tramite la cosiddetta Via della Seta, per fortuna bloccata poi dal Governo Meloni.

Il contrasto al Covid del secondo esecutivo guidato da Giuseppe Conte è stato un esperimento per tastare il funzionamento in un Paese democratico come l’Italia di misure coercitive che sono la norma in Cina. Finito, meno male, alla opposizione, Conte ha gettato completamente la maschera, che a Palazzo Chigi gli permetteva di fare il doppiogiochista fra Washington e Pechino, e si è rivelato per quello che è in realtà, ossia, un fedelissimo di tutto ciò che si pone contro l’Occidente, la Cina in primo luogo, vista con ammirazione dal capo pentastellato, e pure la Russia di Vladimir Putin.

Come esponente della minoranza parlamentare, Giuseppe Conte non ha mai espresso nemmeno una posizione in coerenza con quanto deciso o promosso dalle democrazie occidentali, dagli aiuti all’Ucraina al riarmo europeo per finire con Israele, Iran e Hamas. E’ giunto addirittura a pretendere le scuse di Giorgia Meloni per Xi Jinping a causa dell’abbandono della Via della Seta. Non sappiamo se esista o meno in Italia un America Party, ma di sicuro la Penisola dispone di un China Party che alle elezioni si presenta come Movimento 5 Stelle.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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