Stavolta la soluzione per mettere in difficoltà il Regno di Vladimir Putin arriva dalla Polonia, precisamente dal suo Ministero degli esteri, Radoslaw Sikorski, il quale avrebbe proposto la confisca dei beni russi congelati Da 300 miliardi di dollari. Lo scopo sarebbe quello di vincere sui piani d’escalation eurasiatici dell’ex-agente del KGB.
La stessa proposta è arrivata anche dal Presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante il G7, ma gli scenari dopo una scelta simile potrebbero essere molteplici e bisognerebbe prenderli in considerazione con estrema cautela, cosicché le decisioni non diventino totalmente avventate.
Certamente, una confisca di questi beni aiuterebbe l’Ucraina a sopravvivere, fornendole ciò di cui avrebbe bisogno in ambito militare e civile: a proposito di quest’ultimo, bisogna rammentare che dopo la fine della guerra sarà fondamentale pensare ad un piano di ricostruzione per l’intero Granaio d’Europa, al fine di evitare un collasso totale dello Stato.
Dall’altra parte invece, bisogna pensare alla reazione ed alle risposte che Putin potrebbe applicare in tal senso: essendo già fervidamente impegnato nella conquista del territorio ucraino, potrebbe concentrare tutte le forze economiche esclusivamente sulla battaglia per l’espansione, provocando danni decisamente più grandi rispetto a quelli compiuti fino a questo momento, che di certo non sono pochi.
Farsi intimorire e restare in un limbo infinito non è sicuramente una scelta giusta, ma sono le precauzioni e le strategie che tengono insieme le alleanze e gli interi paesi. Di conseguenza, per applicare un piano simile, occorreranno degli accordi con gli stati dell’Europa Occidentale e forse anche con gli Stati Uniti d’America. Questi si trovano ora in una situazione piuttosto complicata, poiché vicini alle elezioni e rappresentanti da un Presidente che probabilmente non sa neanche dove si trova.
Difficile pensare ad una coordinazione a breve termine, ma il tempo corre e tutti coloro che sono coinvolti – anche se da lontano – nel conflitto ucraino, dovranno comunque dimostrare di poter trovare una soluzione affinché questo possa cessare prima possibile. In particolar modo, questa instabilità conviene specialmente ai Partner della Russia, che potrebbero sfruttare la situazione per avvantaggiarsi sul versante economico a discapito dei paesi occidentali: non bisogna affatto dimenticare la pericolosità di stati come Cina, Iran e Corea del Nord.
Non è tuttavia indifferente il valore delle materie russe in stato di congelamento, 300 miliardi di dollari potrebbero essere utili per invitare Vladimir Putin a cessare il fuoco, ma soprattutto ad evitare di minacciare ulteriormente i paesi occidentali nell’amplificazione di un conflitto deleterio per vari continenti.
Assurdo che una scelta simile debba tener conto della reazione di un solo uomo e della sua brigata di Oligarchi “taumaturghi”, ma la storia non finisce mai di fornirci elementi per lo studio e la comprensione dei fenomeni umani di varia natura, quindi tanto vale non meravigliarsi affatto di eventi come questo.
La confisca e l’utilizzo di questi beni in modo differente, plausibilmente anche con una conversione degli ultimi, non è un’idea del tutto sbagliata, ma è una proposta su cui tutti gli stati europei – non soltanto quelli appartenenti all’Alleanza atlantica – si sarebbero dovuti impegnare dal principio.
Il fatto è che anche qui non ci sono colpe particolari, bisogna comunque pensare che l’attacco russo evidentemente premeditato, mirava propriamente a destabilizzare non soltanto l’Ucraina ma tutti gli altri stati che avrebbero chiaramente deciso di appoggiarla.
Ora, non è ancora ben chiaro se la confisca dei beni possa essere una delle soluzioni assolute per terminare questa guerra: sappiamo però che questa decisione potrebbe avere mille risvolti positivi e negativi al contempo. Di conseguenza sarà fondamentale valutare tutte le opzioni, per evitare di peggiorare una situazione già piuttosto tragica.