È stato approvato dal Consiglio dell’Unione Europea “Competitività” il regolamento contenente diposizioni in materia Euro 7. In particolare, il nuovo testo, come sottolineato dallo stesso Consiglio dell’Ue, ha raggiunto un equilibrio tra requisiti rigorosi sulle emissioni dei veicoli e la necessità di investimenti aggiuntivi per l’industria, considerando la fase di trasformazione in corso per i costruttori europei di autovetture.
Con questo passaggio legislativo viene mantenuto l’obiettivo di ridurre l’emissione di sostanze inquinanti, ma con uno sguardo più attento alla realtà, dunque non imponendo più irrealizzabili risultati in tempi record poco sostenibili.
L’inquinamento atmosferico in Europa e la visione del Green Deal
Il problema dell’inquinamento atmosferico è una tematica che ancora oggi deve essere adeguatamente affrontata, e che nonostante i progressi realizzati, non è possibile archiviare.
Su questo l’Europa è intervenuta anche attraverso il Green Deal europeo, con cui intende trasformare l’UE in una società sostenibile, ponendo una particolare enfasi sull’uso della tecnologia digitale per ridurre le emissioni e migliorare la qualità della vita.
In particolare, la Commissione europea ha proposto modifiche in materia di emissioni di CO2 per autovetture e furgoni nel 2021 e ha annunciato la proposta di norme più severe in materia di emissioni di inquinanti atmosferici per i veicoli con motore a combustione (Euro 7).
Occorre tuttavia considerare che la transizione verso una società in cui ci saranno solo veicoli a emissione zero richiederà tempo e, soprattutto, risorse, dal momento che l’industria automobilistica deve necessariamente fare anche i conti con le carenze nelle catene di approvvigionamento e con l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, anche alla luce del contesto economico e politico mutevole e non privo di imprevedibili ostacoli (vedi la crisi russo-ucraina che ha scombussolato l’intero assetto mondiale colpendo anche le maggiori industrie ed economie).
I punti salienti del Regolamento Euro7
Il 25 settembre 2023 il Consiglio ha adottato la sua posizione sull’orientamento generale relativo al regolamento Euro 7, che riguarda per l’appunto l’omologazione di veicoli a motore, motori, sistemi, componenti ed entità tecniche indipendenti destinati a tali veicoli, con un focus sulle emissioni e la durabilità delle batterie, con l’obiettivo di stabilire delle regole più adeguate alle emissioni dei veicoli e per ridurre ulteriormente l’inquinamento atmosferico derivante dal trasporto su strada. Grazie a questo orientamento generale concordato dal Consiglio viene formalizza la sua posizione negoziale e autorizza la presidenza del Consiglio a iniziare i negoziati con il Parlamento europeo, che inizieranno dopo che il Parlamento avrà definito la sua posizione sulla questione.
Il Regolamento fissa dei limiti realistici di emissioni per i veicoli entro il 2035, tenendo in debita considerazione anche il supporto all’industria automobilistica europea nella sua transizione verso veicoli a emissioni zero. In particolare, mantiene i limiti di emissione e le condizioni di prova attualmente in vigore per i veicoli leggeri, mentre per i veicoli pesanti introduce limiti più rigorosi e condizioni di prova leggermente modificate. Inoltre, include disposizioni speciali per gli autobus urbani, in linea con l’obiettivo di azzeramento delle emissioni entro il 2030 per questi veicoli. La principale novità riguarda l’estensione dei periodi in cui le nuove disposizioni saranno applicate, con tempi più lunghi rispetto alla proposta iniziale. Ad esempio, il periodo è stato esteso a 30 mesi per i nuovi modelli di auto e furgoni, e a 42 mesi per le nuove immatricolazioni di modelli esistenti già omologati.
Infine, un altro aspetto importante riguarda il fatto che nel nuovo regolamento vengono armonizzate, in un unico atto giuridico, le disposizioni relative ad autovetture, furgoni e veicoli pesanti, così da evitare differenze tra gli Stati membri, proteggendo in egual misura l’ambiente e la salute pubblica.
Il protagonismo dell’Italia in Europa
L’approvazione del Regolamento Euro 7 è senza dubbio un successo italiano, dal momento che in tale documento sono state accolte e riportate le proposte concrete portate avanti dal nostro Paese.
È un grande risultato non solo in termini di efficacia, ma anche politico, perché grazie a questo regolamento le teorie della sinistra subiscono una dura battuta d’arresto, così come anche la Commissione europea, che fa un passo indietro rispetto alla sua iniziale proposta (poco realizzabile) sulla materia.
C’è dunque un vero e proprio cambio di rotta a livello continentale, con un ribaltamento delle forze in campo all’interno dell’Unione Europea, dal momento che il nuovo testo, come commenta il Ministro Urso, “rispecchia le richieste del fronte della responsabilità”, coordinato da Repubblica Ceca, Italia e Francia.
Il ruolo dell’Italia nel consesso europeo è stato decisivo in questa battaglia e grazie all’impegno del Governo Meloni si è finalmente riusciti a far penetrare in Europa il concetto che il cammino verso una sostenibilità ambientale maggiore dev’essere graduale e non deve mettere in difficoltà le imprese italiane ed europee.
L’imposizione di scadenze ravvicinate e di regolamenti stringenti per una transizione ecologica non è la via che può portare a buoni o maggiori risultati, ma anzi può portare a conseguenze pesantissime dal punto di vista occupazionale e produttivo.
L’Italia conviene sul fatto di prendere provvedimenti seri per ridurre l’inquinamento e le emissioni di Co2 diminuiscano. Ma il punto centrale è che non bisogna lasciarsi travolgere da narrazioni ideologiche e catastrofiche, che al contrario di quello che raccontano, rischiano di mettere in seria difficoltà interi settori produttivi strategici su cui è necessario lavorare in maniera graduale e in linea con le esigenze sia economiche che ambientali.
Il nostro Paese ha sempre voluto difendere la ragionevolezza contro l’ideologia, in questo caso ecologista, che le sinistre nostrane ed europee hanno sempre professato, ed è proprio grazie alle concrete e realistiche proposte dell’Italia che il testo approvato dal Consiglio europeo per la Competitività è meno severo rispetto la versione iniziale e propone delle soluzioni più sostenibili e fattibili, facendo ben sperare per un futuro europeo più realistico e meno ideologico.