Il pacifista Sanchez vorrebbe l’atomica

Il premier socialista spagnolo Pedro Sanchez piace tanto a Elly Schlein perché lui, a differenza di Giorgia Meloni, non perde mai occasione per attaccare a muso duro il suo omologo israeliano Benjamin Netanyahu e le operazioni militari di Israele. Lui parla di genocidio come piace ai massimalisti e agli estremisti di sinistra contigui alla segretaria del Partito Democratico e non solo. Sanchez si è opposto ai maggiori investimenti dei Paesi UE nella NATO, il 5% del PIL, anche se poi la Spagna si è adeguata di fatto alle scelte dei partner europei, ed è contrario al ReArm Europe.

Insomma, il primo ministro di Madrid è un vero pacifista che non vuole sentire parlare di eserciti e armi, e l’Italia, secondo Elly, dovrebbe solo prendere esempio da questo candido portatore di pace. Quello di Pedro Sanchez è un pacifismo truffaldino, presente da sempre nelle varie posizioni delle sinistre europee, che in realtà non ripudia la guerra di per sé, indipendentemente dalle parti in causa, ma rifiuta che le democrazie occidentali si possano difendere da autocrazie e terrorismi, essendo una quinta colonna di questi ultimi, più o meno con consapevolezza. All’indomani dei primi dazi minacciati da Donald Trump a carico della Unione Europea, il premier spagnolo si è recato subito a Pechino per chiedere consigli e indicazioni a Xi Jinping, e tale mossa è stata più esplicativa di tante parole.

Elly Schlein sa bene che il pacifismo di Sanchez sia una presa in giro, ma le va bene così perché la sua sinistra è sovrapponibile a quella iberica. Pedro Sanchez odia solo le armi usate dalla NATO, magari dall’Europa e senz’altro da Israele, ma se esse servono a colpire qualcosa di sgradito, e lo Stato ebraico, al di là di Gaza, non piace ad una certa sinistra, o almeno ad intimidirlo, beh, non fanno poi così schifo. Il leader socialista di Madrid si è lamentato qualche giorno fa di non poter avere a disposizione bombe nucleari e portaerei per permettere alla Spagna di fermare il “genocidio” di Israele nella Striscia di Gaza.

A parlare di genocidio sono soltanto Sanchez, Schlein, Giuseppe Conte ed altri compagni, quelli del pregiudizio anti-israeliano al di là di Gaza, visto che in Europa, tramite mozioni presentate a Strasburgo, si condanna sì Gerusalemme, ma non si menziona la pulizia etnica. Tuttavia, oltre a questo, il rammarico di non avere l’atomica è molto grave ed inquietante. Pedro Sanchez, se potesse, vorrebbe davvero fermare la guerra a Gaza sganciando bombe nucleari sulla testa di Bibi Netanyahu?  

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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